Che-Guevara-Andy-Warhol

di Gianluca Schiavon

Il dibattito in corso sulla cultura del Partito democratico in epoca di commissariamento delle democrazie rappresentative europee appare finalmente un'opportunità per...

il primo partito del centrosinistra italiano. Molto più utile di improbabili rese dei conti sulle primarie per la scelta di questo e quel candidato sindaco. Si tratta di definire l'ubi consistam di una forza eccentrica nel panorama europeo, fuori dalla famiglia del partito socialista in un paese gravemente attanagliato dalla recessione e gravissimamente funestato da un'assenza nella redistribuzione delle ricchezze. Il Pd trova un rilancio del suo ruolo per il futuro oltre il dominio ipnotico dei tecnici, in un certo senso, contro la sua scelta di sostenere il governo.

Contro Monti non solo per le concrete politiche che il governo sta realizzando ma, soprattutto, per l'orizzonte che questa compagine governativa esprime. Se il Pd vuole essere l'incontro di due culture: quella cattolica democratica e quella socialdemocratica non può schierarsi senza riflettere a favore della globalizzazione liberista. Il Pd nasce infatti per "governare i processi" della globalizzazione non per subirli e nasce sulla suggestione affascinante, ma illusoria, che possa trovare una sintesi il capitale e il suo antagonista, il lavoro. Suggestione che allude ad un equilibrio nuovo tra economia reale ed economia finanziaria, tra monopoli privati e equa distribuzione delle risorse. Se stiamo ai fatti in Europa le forze socialdemocratiche dall'opposizione nei paesi più ricchi e, fatalmente, dal governo nei paesi più fragili non sono riuscite a vincere la scommessa.

Oggi queste forze cominciano a interrogarsi se una politica centrata tutta sul pareggio di bilancio sia un ostacolo allo sviluppo europeo. Hollande e Aubry (figlia del padre dell'Ue Delors) hanno messo in discussione in Francia la regola aurea del pareggio di bilancio nel ruolo rispettivamente di candidato presidente della repubblica e segretario del Partito socialista. Molto più coerentemente lo ha fatto Jean Luc Melanchon, candidato del Front de gauche all'Eliseo, o Oskar Lafontaine presidente della Linke in Germania.

La dialettica tra le due sinistre in Europa potrà essere foriera di una nuova ricetta per uscire dalla crisi mondiale e europea o vedrà le forze socialiste cancellate dall'alternativa tra governi di destra o governi privi di legittimazione democratica, cioè cancellate da due alternative iper-liberiste. Il Pd si colloca in questo dibattito e, paradossalmente, potrebbe essere favorito dal non essere una forza socialdemocratica. Proprio la cultura cattolico progressista, di stampo montiniano, che ha fatto la storia dello sviluppo in varie parti del mondo potrebbe essere il volano di un nuovo modo di essere centrosinistra.

Il Pd potrebbe quindi essere una forza inedita della sinistra moderata interclassista europea sviluppando la sua radice cattolica. Basterebbe rileggere le parole di Paolo VI scritte nella pasqua 1967 nell'enciclica Populorum progressio. Ricordare la sua nettezza nel contrastare il liberalismo come regola degli scambi sociali e la concorrenza come legge suprema dell'economia. Ricordare parole come: non «bisogna correre il rischio di accrescere ulteriormente la ricchezza dei ricchi e la potenza dei forti, ribadendo la miseria dei poveri e rendendo più pesante la servitù degli oppressi. Spetta ai poteri pubblici scegliere, o anche imporre, gli obiettivi da perseguire, i traguardi da raggiungere, i mezzi onde pervenirvi; tocca ad essi stimolare tutte le forze organizzate in questa azione comune». Il Pd se lo volesse potrebbe scommettere così sull'essere un corpo intermedio organizzato su un progetto di società accogliente provando a ridare senso alla politica, in tempo di antipolitica e valorizzando il suo essere una forza popolare. Lo potrebbe fare studiando lo sviluppo economico di un paese – il Brasile – passato dalla miseria a un relativo benessere grazie a un partito a vocazione maggioritaria fuori dall'ortodossia socialdemocratica e molto influenzato dal cristianesimo di base, qual è il Pd.

Per fare ciò dovrebbe riporre le avventure politiche liberal-liberiste portate avanti da qualche suo sindaco o ex dirigente e dovrebbe prendere sul serio il punto di vista di Stefano Fassina, nella parte in cui conforma il progetto sulla dignità del lavoro. In Fassina non compaiono né il lessico né le categorie marxiane, c'è l'attenzione alla dottrina sociale cattolica dalla Gaudium et spes conciliare, fino alle recenti prese di posizione della chiesa di Ratzinger.

La sfida lanciata è ambiziosa e sembra contro fattuale: accordare la democrazia e la rappresentanza con l'economia capitalistica spurgata dalla sua deriva antisociale. Potrebbe cominciare in Italia da tre proposte: bocciare la riforma dell'articolo 81 della Costituzione volta a costituzionalizzare il pareggio di bilancio, o almeno aprendo un dibattito che porti a un referendum confermativo, rigettare il progetto di "spostamento dell'asse del prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette" ed estendere le garanzie del reddito a chi è costretto a valorizzare il capitale altrui senza avere nessuna certezza per il proprio futuro.

Proposte semplici, parziali risarcimenti del vulnus di una modifica costituzionale approvata nella disattenzione generale e di quella che Fassina chiama la «asimmetria di potere tra chi domanda e offre lavoro».

Mercoledì 7 Marzo 2012

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