di Francesco Piccioni
Clima bollente, mentre si susseguono gli incontri e le telefonate per definire le posizioni dei sindacati confederali da tenere oggi, all'incontro col governo, su art. 18 e...
in generale sulla cosiddetta «riforma» del mercato del lavoro. Il gioco si fa duro, insomma. Quindi i metalmeccanici entrano in gioco. Hanno riunito ieri pomeriggio il loro Comitato Centrale, in corso Italia, per decidere che fare. Mentre intanto Genova veniva attraversata da lavoratori arrabbiati e anche a Milano diverse fabbriche si sono fatte sentire.
Grande attesa anche per giornalisti e tv, con RaiNews che dà in diretta la relazione di Maurizio Landini. Poche sorprese, se qualcuno pensava a un cedimento. «L'unica cosa che possiamo discutere sui licenziamenti è l'abbreviazione dei tempi per le cause in tribunale, che è nell'interesse anche dei lavoratori». Sul resto, niente da fare. E in modo molto argomentato.
Tutto l'impianto della «riforma» messo sul tavolo dal ministro Elsa Fornero ne esce distrutto nel merito. In gran parte perché «lede diritti fondamentali», e là dove non lo sono fa è comunque «inefficace» rispetto agli obiettivi dichiarati: «rilanciare la crescita» e «rimuovere il dualismo» del mercato del lavoro. C'è spazio anche per un ritorno di fiamma sull'ultima riforma delle pensioni, perché il testo del governo prevede «la costituzione di un fondo» per l'accompagnamento alla pensione dei lavoratori anziani di cui le aziende vogliono comunque liberarsi. In pratica, si tratterebbe di istituire un «contributo» per permettere i prepensionamenti - a quattro anni dal ritiro - solo tre mesi dopo aver varato un analogo allungamento dell'età pensionabile. Un delirio «tecnico» tra i tanti...
Bocciatura senza appello per le norme per la revisione dell'apprendistato («non cancella le tante forme di lavoro precario che hanno svuotato di significato il contratto a tempo indeterminato e fatto dell'Italia il paese più precario d'Europa»). Ed anche per la manomissione degli ammortizzatori («cancella la cig per cessazione di attività e la mobilità proponendo un modello di ammortizzatori che nei fatti riduce complessivamente le tutele, non determina una reale universalità nel sostegno al reddito»).
Ma è sull'art. 18 che la platea si infiamma. «La proposta del governo - scandisce Landini - equivale alla cancellazione». Inutile stare a sottilizzare se la «reintegra» debba valere solo per i motivi «discriminatori», e non anche per i «disciplinari» o «economici»; perché «non ho mai visto un imprenditore che licenzia qualcuno dicendo che non gli piace il colore della pelle o la sua idea politica».
La reintegra è il problema, e non può essere «monetizzata» con un indennizzo, perché «anche se un licenziamento è riconosciuto ingiusto, sei comunque fuori». Sul punto ripete la posizione decisa dall'ultimo Direttivo nazionale e fin qui tenuta dalla Cgil, che però nelle stesse ore stava vacillando. Ironia a volontà sulla parola d'ordine degli ultimi giorni, «il modello tedesco». Non perché sia un modello impensabile, ma «si dovrebbe prenderlo tutto, non solo quello che piace». Altrimenti «a noi piacerebbe quel livello di stipendio», ed anche molte norme di tutela.
La proposta immediata di Landini, approvata all'unanimità, è: «almeno 2 ore di sciopero a partire da martedì 20 marzo, con modalità decise dalle Rsu e dalle strutture territoriali». Ogni eventuale «accordo» raggiunto tra sindacati governo «sia sottoposto al voto referendario, vincolante, di tutti i lavoratori coinvolti, con modalità che consentano una precisa informazione e una trasparente certificazione della volontà delle persone coinvolte, compreso i giovani e i precari». In ogni caso, «giudica le proposte finora avanzate dal Governo sul mercato del lavoro, conseguenza della logica che ha ispirato l'intervento sbagliato e inaccettabile effettuato sulle pensioni, che indica un obiettivo di superamento di un modello sociale solidaristico».
Naturalmente, i metalmeccanici pensano «un'intesa sia necessaria»; ma per «ridurre realmente la precarietà, cancellando forme di lavoro indecenti quali ad esempio il lavoro a chiamata e le finte collaborazioni, che estenda realmente e universalmente gli ammortizzatori sociali a tutte le forma di lavoro e a tutte le tipologie d'impresa e che sperimenti forme di reddito di cittadinanza». Una posizione che non piacerà al governo. Ma che mobilita chi lavora.
da Il Manifesto, Martedì 20 Marzo 2012