Il torinese rischia di esplodere, troppi i lavoratori senza tutela e senza pensione.
Le cifre sono da brivido: in Provincia di Torino ci sono circa 5500 esodati.
Un numero altissimo, forse uno dei più alti d’Italia, qualunque siano le vere cifre che ballano in questa intricata vicenda. Il governo parla di 65 mila persone, e allora il peso del Torinese sarebbe devastante: oltre l’otto per cento per un territorio che pesa come popolazione per poco più del tre sullo scacchiere nazionale.
L’Inps ha ipotizzato 130 mila ex lavoratori interessati, e l’impatto di Torino e dintorni sarebbe comunque rilevante – più del 4 per cento – anche se meno massiccio.Forse il peggio deve ancora arrivare.
Una nuova ondata, forse più impetuosa, le cui avvisaglie si sono manifestate proprio con la vicenda degli esodati. Si tratta dei lavoratori con più di cinquant’anni che hanno perso il posto a seguito di una ristrutturazione aziendale, di un accordo sindacale o di un’intesa economica con il datore di lavoro, contando di poter accedere in breve tempo alla pensione e che invece hanno visto allungarsi il periodo di attesa con la riforma del sistema previdenziale varata dal governo Monti.
“Un anno e mezzo di tutela, a 55 anni, quando ne mancano dodici alla pensione, è niente. Avremo una sempre più massiccia platea di uomini e donne in mezzo al guado: senza occupazione, ché a quell’età trovare un posto è un’impresa, e senza pensione”, spiega Donata Canta, la segretaria della Camera del Lavoro.
I sindacati confederali hanno posto con forza questo problema al Governo, chiedendo di rivedere in termini più flessibili le misure sulle pensioni, ma anzitutto di risolvere il problema drammatico di chi ha perso il lavoro, o lo perderà per accordi di mobilità o di cassa integrazione e non può andare in pensione. Cgil, Cisl e Uil di Torino lamentano il fatto che il problema doveva essere affrontato utilizzando il Decreto Milleproroghe, dando certezze di diritto alla pensione alle persone in queste condizioni. Ciò però non è avvenuto e si è affermata, da parte del Governo, una generica disponibilità ad affrontare il problema con altri strumenti legislativi.
I sindacati confederali ritengono grave il protrarsi di una situazione di incertezza per migliaia di persone e non comprendono le ragioni di un estenuante rinvio di norme che potrebbero essere invece attuate in poco tempo.