Intervista di Stefano Galieni
Esponente del Forum italiano dei movimenti per l’acqua e di tante altre campagne di movimento per la pace e i beni comuni, ha aderito all’appello per la manifestazione di sabato 12 maggio. Quindi vedremo in piazza le belle bandiere che hanno sventolato durante la straordinaria campagna referendaria?
«Come da loro consuetudine i nostri movimenti partecipano senza aderire. I contenuti che la manifestazione porta avanti sono interni ai nostri, quanto accade è inequivocabilmente connesso alle politiche del governo Monti, quindi parteciperemo».
I referendum si sono dimostrati come il punto nodale di una predisposizione popolare alla partecipazione anche molto densa di contenuti
«Si è trattato di una straordinaria esperienza partecipativa per due ragioni. Esistono beni comuni che vanno sottratti al mercato e la cui gestione deve essere affidata ai cittadini e alle comunità locali. D’altra parte per chi governa il privato non è magari bello ma è diventato obbligatorio. Non c’è democrazia che tenga sono i mercati a prendere decisione sulla pelle delle persone».
Questo governo ha operato un salto di qualità rispetto al precedente?
«Il governo precedente era sulla stessa lunghezza d’onda ma non aveva la forza per agire. Questo è espressione diretta della Bce e gode di una schiacciante maggioranza parlamentare. Hanno imposto ai cittadini di considerare come vera emergenza lo shock della crisi del debito per stringere ancora di più gli spazi di autoritarismo. Oggi le privatizzazioni non hanno più il consenso che avevano prima, le persone la pensano in maniera diversa e questo per i poteri dominanti costituirà un fattore di indebolimento a medio termine».
Forze politiche e movimenti non sembrano però ancora in grado di riuscire a costruire una soggettività in grado di contrapporsi e di pesare politicamente
«Siamo in una situazione molto complicata: c’è la necessità di costruire una coalizione sociale che partendo da esperienze diverse si dia obbiettivi comuni che si ponga intanto il problema di riaprire spazi di democrazia e poi di rappresentanza. Più che il problema di rientrare in parlamento o nelle altre assemblee elettive locali, queste debbono tornare ad essere luoghi significativi e non svuotati di qualsiasi ruolo come è ora. Ma non basta, questo non è sufficiente, bisogna inventarsi luoghi di partecipazione diretta e aperta di plurilivello capaci di coinvolgere tutte e tutti».
Qualche segnale incoraggiante giunge dal resto d’Europa
«I popoli europei hanno capito che la Bce e i governi lavorano per togliere diritti beni comuni e per precarizzare la vita delle persone. Ci si comincia ad orientare diversamente, non c’è una strada univoca e uniforme ma accadono fatti importanti. Il voto francese, con i suoi limiti e quello greco mostrano che le politiche nazionali di rigore non hanno il consenso delle popolazioni. Vediamo cosa si riuscirà a costruire, una tappa importante sarà l’appuntamento di Francoforte a metà maggio».
Un fattore che accomuna è la paura referendaria dei governi
«Fino a qualche anno fa c’era un matrimonio fra il capitalismo e la democrazia formale, oggi si va verso il divorzio. Questo modello di sviluppo, per proseguire deve eliminare il welfare far dimenticare l’anomalia europea, sottrarre il diritto a decidere dei cittadini. Oggi i cittadini direbbero che questo modello va cambiato. Nel frattempo il “pubblico” non sta cambiando quantitativamente ma qualitativamente, prima aveva il ruolo di dispensatore di servizi ora si riconverte e diviene forma di controllo sociale».
Cosa ti senti di dire alle forze che hanno indetto la manifestazione del 12?
«Che ciascuno, partendo dal proprio punto di osservazione, dalla propria specificità, deve guardare oltre nella costruzione di una grande coalizione sociale che ragioni davvero sull’ alternativa e sulle politiche con cui intendono costruirla. Ciascuno dovrebbe considerarsi parte del tutto, solo la costruzione di luoghi includenti può permettere di costruire un percorso di autonomia sociale che poi è di autonomia politica, non di distanza ma di consapevolezza del proprio progetto».