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Il ddl lavoro che questo Parlamento si accinge a discutere e ad approvare scardina l’ultima garanzia dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, che neppure i governi Berlusconi erano riusciti a cancellare. Se passa la controriforma l’obbligo della reintegra del lavoratore ingiustamente licenziato non ci sarà più. La reintegra diventerà un caso “estremo e improbabile”.

Nella stragrande maggioranza dei casi, le lavoratrici e i lavoratori che subiranno un licenziamento giudicato illegittimo, non potranno riottenere come sarebbe giusto il proprio posto di lavoro. Nonostante il giudizio di illegittimità.

Non è un’aberrazione? La reintegra viene di fatto abolita per il licenziamento illegittimo a cui il datore di lavoro apporrà l’etichetta di licenziamento disciplinare, perché le ipotesi previste per il diritto alla reintegra sono del tutto marginali. Viene di fatto abolita per il licenziamento illegittimo a cui il datore di lavoro apporrà l’etichetta del motivo economico, perché la “manifesta insussistenza” è di fatto indimostrabile e comunque nemmeno in quel caso la reintegra sarà un diritto, ma solo una possibilità. Viene di fatto abolita per i licenziamenti privi di motivazione. Mentre è gravissima la manomissione delle garanzie procedurali nei licenziamenti collettivi. La cancellazione del diritto alla reintegra apre le porte ad arbitri senza precedenti nel rapporto di lavoro, facendo venire meno il valore deterrente dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, in un paese che ha già oggi un livello di protezione, una “rigidità in uscita” inferiore alla media europea secondo gli indici OCSE. Contemporaneamente il ddl lavoro non solo non cancella nessuna delle tipologie di lavoro precario, ma equipara di fatto i contratti a termine e il lavoro in somministrazione al contratto a tempo indeterminato, con l’abolizione delle causali giustificative. A questo si aggiunge la riduzione drastica della copertura degli ammortizzatori sociali, i cui effetti si combinano in maniera micidiale con la controriforma delle pensioni. La precarietà diventerà condizione generale: le lavoratrici e i lavoratori adulti ed anziani espulsi nella crisi dai posti di lavoro, dovranno competere con i loro figli e le loro figlie per un posto precario. Ci opponiamo e ci opporremo a questa controriforma. Con le mobilitazioni oggi, con il referendum domani se dovesse passare.

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