di Guido Scorza
Ormai è diventato un autentico tormentone parlamentare che rimbalza dalla Camera al Senato e da un banco all’altro di Montecitorio e Palazzo Madama con frequenza quasi settimanale.
Stiamo parlando della famigerata legge ammazza-internet attraverso la quale si vorrebbe estendere l’applicabilità dell’intera vecchia legge sulla stampa, quella datata 1948, a tutti i “siti internet aventi natura editoriale” il che vuol dire, più o meno, a tutti i siti internet giacché è pressoché impossibile stabilire quando ad un sito internet possa essere attribuita “natura editoriale”.
102 caratteri, spazi inclusi, per stabilire che chiunque gestisca un blog, un sito internet, una piattaforma di condivisione di contenuti, una web tv, un forum di discussione, una pagina su un social network o un aggregatore di informazioni altrui è tenuto a registrare in tribunale una testata, a nominare un giornalista direttore responsabile, a rettificare entro 48 ore dalla richiesta a pena di una salatissima sanzione pecuniaria ed ad adempiere alle altre decine di formalità e regole prescritte dalla vecchia legge sulla stampa per chi intenda fare dell’informazione un’impresa ed un mestiere.