argentinadi Patrizia Sentinelli
Buenos Aires esercita su di me una fascinazione particolare. Sarà la luce potente che esplode sulla città, o l’aria ribelle dei tangheros , oppure l’attraversamento dell’Avenida 9 de Julio e ancora la Boca che parla genovese, o gli antiquari di San Telmo con le madonne e i sifoni di selz colorati in vetrina a catturarti e a sospingerti in un’altra dimensione.
Sarà un insieme di cose ma è certo che la città portena è unica. La gusti di più se la percorri a piedi, quadra dopo quadra. Poi quando non c’è la fai più ci sono taxi , la Subte e bus in quantità. Ora l’inflazione è alta, e anche i taxi sono meno convenienti di qualche anno fa. Ma sono sempre un buon mezzo per muoversi. Alzi la mano e oplà già ci sei dentro, direzione Palermo Viejo o Belgrano….
La città esplode in un miscuglio di contraddizioni. Modernità e decadenza. Grandi marche nei negozi e nei centri commerciali e tanti cartoneros all’imbrunire. Ma c’è comunque una presenza della mano pubblica che sostiene e prova a regolare. Ciò che colpisce è soprattutto la vivacità sociale e politica molto intensa.

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venezuela cinadi Geraldina Colotti
«Desarrollo soberano». Questo l'imperativo categorico del governo bolivariano, che si serve del protagonismo cinese per fornire elettrodomestici a basso costo alla popolazione.
«Dobbiamo immaginare un modello di sviluppo che tenga conto della natura. Abbiamo un'unica nave, la terra, non possiamo farla affondare». Edmée Betancourt, ministra del Commercio e dello sviluppo, ci riceve negli uffici del Bandes, il Banco de Desarrollo economico y social de Venezuela. Intorno, pulsa il caos di Caracas, una città in grande trasformazione, « ma ancora indietro per quel che riguarda la raccolta dei rifiuti», dice la ministra, che mostra le immagini di alcuni progetti-pilota per la raccolta differenziata. Un obbiettivo ancora lontano, per le inadempienze di certe amministrazioni locali, ma anche «per l'assenza di formazione», sostiene Betancour.

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guerramalidi Francesco Rambaldi
Mali, quattro ore di volo dalle nostre coste. Dopo la Germania, anche l’Italia, senza alcuna discussione e decisione parlamentare, entra in guerra oggi, a fianco della potenza continentale francese, diretta dal socialista Hollande in grave calo di consensi, (e tuttavia riferimento unanime della sinistra nazionale, ivi inclusa Sel), per mettere una toppa alla ennesima catastrofe causata da Sarkozy, Cameron, Berlusconi, Usa, Onu, UE, & C. nella guerra di aggressione alla Libia di Gheddafi. Tuareg e jiadisti, qaedisti e “terroristi”, ecc. hanno conquistato il nord del Mali, grande paese del Sael, destabilizzato da un golpe di pochi mesi fa (con acquiescenza e complicità europea e americana).

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cuba passaportodi Roberto Livi
Lunghe file davanti agli uffici preposti alla concessione di passaporti (195 in tutta l'isola, ha informato il ministero degli interni) e di fronte alle agenzie di viaggio e alle compagnie aeree . Aumentate anche le code di gente in attesa di poter entrare nei consolati di Spagna e Canada - paesi dove, dopo gli Usa, maggiore è l'emigrazione cubana - normale fila lungo i recinti della Sezione di interesse degli Stati Uniti, dove però si accede per appuntamento, in genere fissato con un anno di anticipo. Così all'Avana è trascorso, lunedì, il primo giorno di attuazione del decreto legge 302, varato l'anno scorso e che permette ai cubani maggiorenni che abbiano ottenuto il passaporto di viaggiare liberamente all'estero. In precedenza, oltre al passaporto, era necessario ottenere la tarjeta blanca, il permesso di uscita, costoso e soggetto a molte restrizioni.

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bauendi Roberto Musacchio
Al centro di Buenos Aires c’è il BAUEN, un albergo che è un simbolo, anzi un doppio simbolo. Era l’albergo del regime, inaugurato nel 1978, in piena dittatura militare, per i Mondiali di calcio. Ora, da dieci anni, è una delle esperienze più particolari delle “ recuperate “, cioè quelle fabbriche e quelle imprese che, “ abbandonate “ dai loro padroni, sono state occupate dai lavoratori e dalle lavoratrici e vengono sostanzialmente autogestite. Il BAUEN è una impresa quanto mai particolare, essendo un grande albergo di quasi una ventina di piani.
 A lavorarci adesso sono in 150 persone, molte di più della ventina iniziale che diede il via alla lotta. La storia dell’albergo si intreccia con quella di questi anni della Argentina, compresi i complessi connubi di interessi speculativi tra regime ed impresari.

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