Tratto da Pubblico del 13 settembre
A 30 chilometri da Sigonella, nella Sicilia sud orientale, nell’entroterra del golfo di Gela, si nasconde una base militare meno nota, ma oggetto di una nuova campagna ambientalista e pacifista. Si trova a Niscemi, comune di 27mila anime della provincia di Caltanisetta. Qui, nel 1991, gli americani installano un centro militare di terra e piantano 41 antenne con lo scopo di monitorare gli spostamenti delle forze belliche dell’area euromediterranea. Il tutto a 2 chilometri e mezzo dal centro abitato e nel cuore della riserva naturale della Sughereta, 3000 ettari di querce da sughero e macchia mediterranea.
In vent’anni, i campi elettromagnetici prodotti dalla “foresta di antenne” creano danni ancora allo studio degli esperti. Oltre a una desertificazione dell’area circostante, la popolazione di Niscemi denuncia un aumento dei casi di leucemie, linfomi, tumori e problemi tiroidei.
Nonostante i problemi di impatto ambientale già esistenti, però, nel 2001, gli americani fanno richiesta all’Italia di poter impiantare, nella stessa identica area e a fianco delle 41 antenne, tre parabole del MUOS (Mobile User Objective System), un sistema di telecomunicazione a elevatissima potenza elettromagnetica esistente solo in altri tre stazioni di terra al mondo: Hawaii, Australia e Virginia. Per sei anni nessuno ne parla. Nel 2007, però, le richieste di autorizzazione per avviare i lavori arrivano in Regione e la vicenda diventa nota.
La società civile si mobilita e nascono in molti comuni tra Ragusa e Caltanisetta i comitati No MUOS che iniziano una serie di iniziative di protesta e mobilitazione. Nel novembre 2011, però, arriva l’ok definitivo ai lavori. Da allora la rete No MUOS si allarga e i comitati si organizzano per portare la questione all’attenzione nazionale. Prima un libro sull’ “EcoMUOStro di Niscemi” del giornalista messinese Antonio Mazzeo.
Ieri, finalmente, è sbarcata in Parlamento una delegazione dei comitati, insieme allo stesso Mazzeo e ai sindaci di Niscemi e Vittoria, per due audizioni: una alla Commissione difesa della Camera e una alla Commissione uranio impoverito del Senato. Peppe Cannella, 48 anni, medico psichiatra di Modica, membro della delegazione come portavoce dei comitati, racconta a Pubblico com’è andata.
Finalmente la politica inizia a dare ascolto alle vostre ragioni. Cos’è successo ieri pomeriggio? Avete fatto dei passi avanti significativi nella vostra protesta?
Decisamente sì. Uno degli aspetti più inquietanti di questa vicenda era proprio legato al fatto che la decisione del sì all’installazione al sistema MUOS a Niscemi non fosse mai passata da un Consiglio dei Ministri, né fosse mai arrivata in Parlamento. Come fosse una questione “locale”. E invece qui ci sono due problemi che non riguardano solo la Sicilia, ma sono di assoluto interesse nazionale. Primo: una nuova militarizzazione del territorio da parte degli Stati Uniti. Secondo: un potenziale inquinamento di livelli elevatissimi, in una zona già gravemente colpita dall’elettrosmog prodotto dalle 41 antenne preesistenti.
Spieghiamo bene cos’è esattamente il MUOS.
Immaginiamo tre parabole-mostro, ognuna poggiata su una grossa base in cemento. Con un fascio di proiezione che raggiunge tutta la provincia di Ragusa e Siracusa. E onde elettromagnetiche di elevatissima potenza.
Che ci fanno gli americani con le parabole-mostro?
Raccolgono in tempo reale informazioni sulle forze di terra, mare, aereomobili e sommergibili. Insomma, controllano “live” tutto il loro sistema militare. Le informazioni raccolte con le antenne Muos servono anche a dirigere i droni, gli aerei militari senza pilota che sono il futuro dei conflitti bellici. Grazie al MUOS, avremo aerei senza pilota, telecomandati da terra, in grado di bombardare e uccidere. Peraltro, sarà proprio Sigonella una delle future basi aeree strategiche per la partenza dei droni. Niscemi, Sigonella, l’aeroporto militare di Trapani: la Sicilia è invasa. E invece va smilitarizzata.
La vostra è una protesta pacifista. Ma anche a tutela della salute dei cittadini della zona. Cosa rischia chi abita a ridosso delle parabole?
Il comune di Niscemi ha chiesto una consulenza, su questo, a due professori tra i massimi esperti nel settore. Sono emerse tre cose. Uno: la zona di Niscemi è già vittima di emissioni elettromagnetiche sopra i limiti consentiti dall’Arpa, dovuti alle 41 antenne già installate dal ’91. Due: i campi elettromagnetici delle parabole Muos, in presenza di incidenti – ad esempio un terremoto – o errori umani che dovessero puntarle verso il suolo possono creare danni gravissimi e immediati alla salute della popolazione che abita nel raggio di 6 chilometri. Parliamo di possibili necrosi, ipertermie, cataratte etc. Tre: i danni a lungo termine, se le parabole vanno a regime, si estenderebbero a tutta la popolazione nel raggio di 60-70 chilometri dalla zona. In questo caso parliamo di possibili tumori, in particolare del sistema linfatico, e gravi problemi alla tiroide e al sistema endocrino.
Qual è l’area che rischia di essere più colpita?
La zona di Ragusa, che peraltro è molto antropizzata. Ma gli esperti hanno scritto che potrebbero esserci problemi di circolazione aerea che rischiano di coinvolgere il nuovo aeroporto di Comiso ed estendersi anche al traffico aereo di Catania Fontanarossa.
Ma a che punto è la costruzione delle antenne?
Purtroppo dalle autorizzazioni dello scorso novembre a oggi i lavori sono andati molto avanti. Se si entra nella riserva della Sugherata e dopo 3-4 chilometri a piedi si arriva fino alla recinzione della base militare si può vedere a occhio nudo che le basi in cemento delle tre parabole sono già pronte e, ai piedi delle basi, stanno componendo in queste settimane le parabole stesse. L’impianto rischia di essere pronto a breve: serve solo che le parabole siano assemblate e che una gru le collochi sulle basi cementizie. Bisogna fare presto.
Quali sono le prossime mosse dei comitati No Muos e chi può aiutarvi?
Il prossimo 6 ottobre, tutti e 25 i comitati promuovono a Niscemi un grande corteo di protesta, che partirà dal centro cittadino e raggiungerà la base militare. Intanto ieri la Commissione uranio impoverito del Senato si è impegnata formalmente a interpellare il Ministro della Difesa e la Regione Sicilia perché, sulla base dei dati che abbiamo presentato, è risultato evidente un quadro di impatto ambientale drammatico e ci sono i presupposti perché sia concessa una moratoria in via precauzionale dell’autorizzazione dello scorso novembre.
Cosa significa “moratoria in via precauzionale”, in termini pratici?
I dati sull’inquinamento elettromagnetico della zona sono tali da richiedere nuove e più accurate indagini. È possibile, se il Ministero della Difesa e la Regione intervengono per tempo, che i lavori del Muos vengano bloccati per la necessità di ulteriori ricerche ambientali.
Ci sperate davvero?
Certo, soprattutto dopo l’approdo di ieri in Parlamento della questione. Adesso il Muos non è più solo un problema della Sicilia, ma riguarda tutta l’Italia e ha raggiunto il livello politico-istituzionale nazionale. Nel frattempo, il movimento sta crescendo, i comitati si stanno moltiplicando in tutta la Regione e la manifestazione del 6 ottobre prossimo dimostrerà a tutti la nostra forza. Non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci.