Inceneritori, pirogassificatori, torce al plasma, gassificatori sono innumerevoli le tecnologie di smaltimento,tutte ormai superate economicamente ed ecologicamente da chi invece punta ad una vera sostenibilità per il ciclo dei rifiuti. Il nostro modello di sviluppo subisce crisi di approvvigionamento di materie prime ed è una follia energetica pensare di smaltire i materiali invece di riutilizzarli come afferma la legislazione europea.
L’UE stabilisce infatti che le priorità nella gestione dei rifiuti siano inderogabilmente: a) prevenzione della produzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo; e) smaltimento. La Legge italiana ci dice che tutti i comuni devono raggiungere almeno il 65% di differenziata entro il 31 dicembre 2012 e la recente modifica del Deccreto 152 afferma all’art. 179 comma 6: “Nel rispetto della gerarchia del trattamento dei rifiuti le misure dirette al recupero dei rifiuti mediante la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia.”.
La combustione o gassificazione o pirogassificazione risultano dunque sempre più agli occhi di una gestione efficace della materia, tecnologie superate e che sprecano più energia di quanto riescano a produrne.
Sono tante le comunità che nel mondo hanno accettato veramente la sfida della sostenibilità nella gestione dei rifiuti, puntando al totale riciclo degli scarti e all’azzeramento delle politiche di smaltimento: città come San Francisco negli States, ma anche in Giappone, Nuova Zelanda, Australia ed in Italia. Come dimostrano i dati di moltissime piccole e grandi esperienze “Rifiuti Zero” non è un’utopia ma sempre più un obiettivo di sostenibilità declinato in percorsi concreti nelle comunità locali, con grandi risultati in termini ambientali, sociali, economici ed occupazionali.
In Italia è stato il Comune di Capannori (46.000 abitanti in Provincia di Lucca) a fare da apripista con l’eliminazione dei cassonetti, la conversione alla raccolta differenziata “Porta a porta” e l’avvio di numerose iniziative per la prevenzione e la riduzione degli scarti, coinvolgendo la popolazione, il tessuto economico locale e numerose amministrazioni locali. L’obiettivo sancito in una delibera di consiglio comunale votata all’unanimità è “Rifiuti Zero al 2020” ed i risultati sono eccezionali: si è passati in pochi anni all’82% di riciclaggio, con punte oltre il 90%, ed con una produzione annua ridotta del 30%. Questa esperienza ha garantito la costruzione di oltre 60 posti di lavoro senza aggravio di spese perché compensate dai risparmi negli smaltimenti e dai ricavi del riciclo. A livello nazionale a fine 2012 sono oltre 120 i Comuni (per un totale di oltre 3 milioni di cittadini) che hanno aderito alla strategia e che stanno costituendo, assieme a decine di associazioni, l’Associazione Rifiuti Zero.
In queste realtà stiamo dimostrando come Rifiuti Zero sia l’unico percorso tangibile e concreto che possa garantirci una sostenibilità sociale, ambientale ed ecologica. Non servono grandi impianti di smaltimento con aggravio degli impatti ambientali, ma dobbiamo pensare a circolare la materia continuamente attraverso politiche di riciclo totale e riduzione degli scarti.
Anche il cosiddetto “non riciclabile” può essere recuperato andando a sostituire in molti processi produttivi la materia vergine e dunque trasformando un costo in una risorsa. Quale amministratore serio e responsabile può dare il via a grandi impianti di smaltimento quando ormai le tecnologie più avanzate permettono il riutilizzo anche del “non riciclabile”? Come potrà giustificare alla sua comunità gli enormi costi (economici ed ambientali) per realizzare e far funzionare questi impianti quando aziende già attive in Italia realizzano prodotti da questi materiali?
Il modello “Rifiuti Zero” democratizza la gestione dei rifiuti rendendo centrale il ruolo dei cittadini, dei lavoratori, delle istituzioni locali, contribuendo a sensibilizzare e responsabilizzare tutti i soggetti attraverso meccanismi di premio e/o incentivi che possono contribuire a far crescere numerose iniziative anche imprenditoriali o commerciali locali.
Affidare invece la “soluzione” del “problema” rifiuti a grandi impianti implica la necessità di grandi investimenti, grandi interessi economici spesso lontano dal controllo democratico e che inevitabilmente richiedono per funzionare il continuo approvvigionamento della stessa quantità di materiali ostacolando di fatto la possibilità di avviare politiche per il riciclo totale degli scarti e la loro possibile diminuzione. Numerosi sono gli esempi in Italia dove purtroppo il profitto degli impianti è stato messo in contrapposizione al controllo degli inquinanti e alla manutenzione dei filtri determinando l’inquinamento di aree abitate e effetti negativi sulla popolazione.
La politica e la cittadinanza possono scegliere: affidarsi ad impianti pericolosi per la nostra salute, per il controllo democratico e per le future generazioni, o l’avvio di un percorso partecipato che costruisce sostenibilità e un futuro migliore per le nostre comunità.
Assessore all’Ambiente del comune di Capannori
Consiglio Direttivo Associazione Comuni Virtuosi - Consiglio direttivo Agenda 21 locale Italia
Alessio Ciacci