Intervista a Francesca Re David (Fiom)
di Stefano Galieni
Francesca Re David è responsabile nazionale organizzazione della Fiom. Non solo l’organizzazione che rappresenta fa parte del comitato promotore dei referendum ma a lei faranno capo i comitati di sostegno dell’organizzazione sindacale, impegnata nella raccolta firme. Le chiediamo con quale approccio e in che senso la Fiom intende fondamentali questi referendum.
«Noi lo dicemmo chiaramente anche durante la manifestazione del 9 marzo che avremmo utilizzato ogni strumento possibile sia per impedire la distruzione dell’articolo 18 che per far si che venisse introdotto l’articolo 8 che distrugge il contratto nazionale. Abbiamo più volte organizzato scioperi per sostenere i diritti di cittadinanza nei luoghi di lavoro dicendo chiaramente come la pensavamo.
di Matteo Pucciarelli
Hanno fatto i soloni per anni, col ditino alzato, spiegando a destra e a manca cos’era il “riformismo” e come era arretrato e ideologico quel sindacato lì, la Fiom. Smantellavano diritti, uno dietro l’altro, meno pause anche per pisciare, e loro ti spiegavano che era giusto, che era anche di sinistra, che il mondo cambiava a bisognava adattarsi e crederci e fidarsi.
Il padrone, o meglio l’amministratore delegato col maglioncino, ricattava ma invece no, siete voi che non capite, siete voi troppo rigidi, troppo ideologici. Dare dell’ideologizzato a chi difendeva conquiste pagate a caro prezzo nel corso dei decenni passati è diventata a sua volta una forma di ideologia che ha rapito tanti, a “sinistra”.
di Maurizio Minnucci
Il lavoro per il Sud, gli squilibri e la disocccupazione, l'assistenzialismo che si attorciglia su se stesso senza creare le basi per il futuro. Ecco i temi al centro dell'assemblea nazionale della Cgil sul Mezzogiorno del 13 e 14 settembre a Salerno. Due giornate con un doppio filo conduttore: da una parte la condizione meridionale come cartina di tornasole per il rapporto col governo che, nel giudizio del sindacato, ha ormai esaurito la spinta propulsiva; dall'altra la riflessione sul rapporto del sindacato stesso con la recessione e sulla necessità d'innovarsi nella contrattazione, compresa quella nei territori.
di Debora Aru
Alla fine sono scesi. Franco Bardi e Rino Barca, i due sindacalisti dell’Alcoa saliti su un silo a quasi 70 metri d’altezza per protestare contro la chiusura dello stabilimento di Portovesme, sono tornati dai loro colleghi, dopo tre giorni passati all’addiaccio fra maestrale e pioggia. Ora i sindacati chiedono che avvenga una convocazione a Palazzo Chigi per dirimere la vertenza.
Ieri c’è stato un incontro con i vertici dell’azienda per definire la sua posizione in merito allo spegnimento dello stabilimento. L’accusa rivolta dai lavoratori alla multinazionale era quella di non aver rispettato gli accordi presi con il Governo durante l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico.
di Alessandro Robecchi
All'indomani della comunicazione di Fiat su Fabbrica Italia (uno stringato comunicato: «Marameo! Ahahah! Ci siete cascati!»), rendiamo omaggio a un'enorme figura del sindacalismo italiano attraverso le sue più geniali e storiche dichiarazioni. Bonanni e l'attentato di Sarajevo. «Solo chi vuole dividere il sindacato insiste con il più nero pessimismo. Domani non succederà nulla e il nostro amato arciduca Francesco Ferdinando attraverserà indenne Sarajevo tra ali di lavoratori festanti!» (27 giugno 1914).
Bonanni e Matteotti. «L'onorevole Matteotti si è soltanto preso una meritata vacanza e ricomparirà presto in piena salute.