Federico Rampini
NEW YORK - La tv è moribonda. L’agonia avviene così in fretta che non ci sarà il tempo per celebrarne i funerali. Sta accadendo proprio qui in America, nel regno dei network, nella culla del “cable”, delle news 24 ore su 24 e dei canali tutto-sport, dei reality, delle serie a puntate che hanno plasmato la cultura di massa nel mondo intero. Non si tratta solo del tramonto della tv “generalista” (archeologia industriale…), ma anche dei canali tematici, del satellite, dei “bouquet” per abbonati via cavo. Tutto ciò che chiamiamo “televisione”, anche nei suoi formati e sviluppi più recenti, è in via di estinzione. Non i contenuti: quelli si stanno trasferendo su Internet, ma così facendo l’intero settore cambia pelle e adotta nuovi linguaggi, mentre le gerarchie di potere sono sconvolte, il modello di business è rivoluzionato.


di Claudio Grassi
di Michele Boldrin*
Il direttore generale dalla Rai, Lorenza Lei, ha scelto di portare nel consiglio di amministrazione che si terrà martedì una proposta scandalosa. A dirigere il Tg1 al posto di Minzolini verrebbe confermato Alberto Maccari, voluto da Berlusconi. In cambio, per ottenerne il consenso, alla Lega andrebbe la Direzione del Tgr con Alessandro Casarin coadiuvato da due condirettori, uno in quota Pdl, l'altro in quota Udc. Una proposta che consegna alle destre - pur divise nel sostegno al governo Monti - tutte le nomine. Si persegue nella linea di utilizzare il servizio pubblico come cassa di risonanza di Berlusconi, senza curarsi del continuo calo di ascolti. Noi ci battiamo per una televisione pubblica che non sia megafono del potere, ma espressione di tutta la società, a partire da quella che non ha mai voce e che vive il disagio di questa crisi economica. Per questo siamo contrari a queste nomine













