di Ezio Locatelli -
Lo strumento è modesto ma nella sua essenzialità “dire fare Rifondazione” vuole essere uno stimolo all’avvio di una nuova fase di ripresa e di radicamento del partito. Un proposito ambizioso, certamente, che deve fare i conti con una crisi della politica – la politica come mezzo di autodeterminazione democratica - diventata il tratto distintivo del nostro tempo. Già molti anni fa Zygmunt Bauman scriveva che “la disintegrazione sociale è al contempo una condizione e il risultato della nuova tecnica del potere, che utilizza quale propria arma il disimpegno e l’arte della fuga”. Un’arma usata per smantellare ogni organismo di azione collettiva, per scompaginare la sinistra, per cercare di spegnere ogni possibilità di pensare e agire la rifondazione comunista. Per anni ci siamo attestati su una linea di resistenza. Una scelta necessaria - non potevamo fare diversamente – in quanto il problema era innanzitutto tenere vive istanze politiche, sociali, culturali.
Detto ciò non commettiamo l’errore di sopravvalutare la forza attuale dell’avversario di classe. Il neoliberismo è sì forte e autoritario nel dettare le scelte di governo dell’economia e della società ma, al tempo stesso, è sempre più in difficoltà a costruire consenso intorno a politiche antipopolari che hanno demolito qualsiasi idea di progresso sociale. La fase dell’ubriacatura liberista è finita. Per questo penso che bisogna farla finita con i piagnistei e i profeti di sventura. Bisogna tornare a pensare in termini di politica di movimento, di conflitto, a porci obiettivi di riorganizzazione sociale. Senza questa sfida non c’è possibilità alcuna di riaprire uno spazio di cambiamento. Se le cose stanno in questi termini diventa prioritario riannodare la trama di una presenza continuativa di contro ai processi di dispersione della sinistra di questi anni. Tutto questo a partire dalla riattivazione delle non poche energie e intelligenze che hanno in Rifondazione Comunista il loro punto di riferimento. Per dirla con Antonio Gramsci abbiamo il “dovere di organizzarci”, di mettere insieme le nostre forze.
Il notiziario “dire fare Rifondazione” vuole essere un tassello di questo lavoro. Sia detto, un lavoro che intendiamo portare avanti rifuggendo da qualsiasi idea di autosufficienza o propensione all’autoreferenzialità ma in pieno spirito unitario con tutto ciò che si muove in alternativa al liberismo e al capitalismo. Il notiziario, diffuso online, è redatto in un formato che ne permetta la riproduzione in cartaceo. Mettiamolo a disposizione degli iscritti e dei simpatizzanti, diffondiamolo in occasione delle iniziative pubbliche. Facciamo vedere che il partito c’è e vuole tornare ad accrescere le sue forze e il suo ruolo.