Bologna 24/09/2023 – Festa nazionale di Rifondazione Comunista
Assemblea nazionale delle segretarie e dei segretari di Circolo, provinciali e regionali
Note introduttive di Ezio Locatelli, responsabile Organizzazione nazionale Prc-Se
Anche quest’anno, com’è stato in altri anni di festa nazionale, ci è sembrato utile avere un momento di confronto con le segretarie e i segretari, le compagne e i compagni che lavorano nei territori riguardo i compiti che abbiamo come partito. A mezzogiorno avremo una sospensione dei lavori per la presenza del cardinale Matteo Zuppi, presenza quanto mai gradita per l’azione di pace che il cardinale sta svolgendo in questo momento sul piano internazionale.
La lotta per la pace è il punto fondamentale del nostro impegno politico. Va portato avanti con tutte le forze che in questo momento sono impegnate a dare attuazione a quello che è uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, il ripudio della guerra, cui sono venuti meno i principali schieramenti di governo e di opposizione. Schieramenti che anzi hanno fatto di tutto per istigare alla guerra e screditare chi vuole la pace. Ne abbiamo parlato diffusamente in questi giorni. Non c’è solo la guerra in atto tra Nato e Russia. Il rischio incombente è di uno scontro distruttivo su scala mondiale. In questa situazione lavorare per l’uscita da questa guerra è l’unica cosa giusta che dobbiamo fare, prima che sia troppo tardi.
Dobbiamo farlo sapendo anche che le guerre fomentano sempre altre guerre non solo sul piano militare ma su altri piani. Le guerre contro i poveri e i popoli del Sud del mondo. Vergognose le parole di chi in questi giorni fomenta la guerra tra poveri parlando di eccesso di costi per quanto riguarda i migranti rispetto ai costi dei poveri italiani. Ed ancora le guerre economiche che agiscono, per certi aspetti, non meno delle guerre militari, sui corpi e sulle vite di milioni persone in termini di precarietà, disoccupazione, carovita, lavoro nero, salari da fame, disuguaglianze, che agiscono in termini di sottrazione di risorse a servizi fondamentali. Solo quest’anno ci sono stati quattro miliardi in più per il Ministero della Difesa in un Paese che fatica a tenere aperti i pronto soccorso o che istituisce i pronto soccorso a pagamento. La finanziaria del Governo Meloni con le sforbiciate previste di 15/20 miliardi non farà che peggiorare ulteriormente questa situazione. Anche questa è guerra, è la guerra di classe dei ricchi contro i poveri portata avanti in questi anni, con poche variabili, nel capovolgimento del rapporto tra politica ed economia - la politica sempre più ridotta ad azione esecutiva del capitale - dai vari governi di centrodestra e centrosinistra. Se questa è la situazione drammatica in cui ci troviamo sbaglieremmo tuttavia a pensare che la nostra sia l’ultima frontiera di resistenza con davanti poche possibilità di sbocco positivo. Ci sono troppi discorsi negativi in circolazione.
Senza sottacere le dure implicazioni intervenute nel quadro internazionale e nazionale c’è un punto di differenziazione fondamentale che deve darci il senso della possibilità, della prospettiva. Quello che stiamo vivendo non è più il tempo totalizzante del pensiero unico. Sono tanti i segnali di insofferenza, di esodo, di rifiuto a livello di opinione pubblica nei confronti di una politica tutta uguale, di una politica che non ha fatto altro che peggiorare le condizioni lavorative e di vita di larghe masse popolari. In un dibattito di questi giorni si è parlato di diserzione di massa. Potremmo dire per certi aspetti di essere ad una sorta di grado zero della politica che si presenta, per una forza come la nostra, non solo nei termini di una difficoltà ma come occasione di apertura di una nuova fase di ricostruzione politica. Una fase che va agita non abbassando l’asticella ma in maniera inconciliabile, radicale con le logiche di sistema che ci hanno portato in questa situazione. Non si fa opposizione al governo Meloni per tornare ai governi e alle politiche precedenti. L’opposizione si fa in discontinuità con le politiche di questi anni che hanno alimentato il vento di destra.
Chiaro che non bastano i sentimenti, gli orientamenti individuali a cambiare le cose. Occorre che questa miriade di sentimenti individuali si trasformino in mobilitazione collettiva. Mobilitazione che deve trovare la sua fondazione in una opposizione di classe, nel rapporto con gli strati sociali impoveriti, il lavoro dipendente, i ceti deboli, sul terreno della lotta per riprendere tutto quello che è stato rubato in questi anni di politiche liberiste sul piano della sicurezza, del salario, dei diritti, della salute, dei posti di lavoro. Questo a me sembra il punto essenziale di ogni discorso di cambiamento. Anche per quanto riguarda l’opposizione alla guerra. Il pacifismo popolare non è un pacifismo filosofico, culturale, immediatamente politico. È un pacifismo materiale che ha che fare con la propria condizione di vita e di lavoro. Sulla tessera di quest’anno del Partito ricordiamo gli scioperi del 1943 che furono il primo atto di ribellione operaia, di massa in pieno regime fascista e di guerra. È interessante leggere la dinamica di quella ribellione. Quella ribellione, ancor prima di muovere da motivazioni politiche, fu su parole d’ordine legate al peggioramento delle condizioni sociali, economiche, lavorative di larghissima parte della popolazione. Penso che questo sia ancora il terreno su cui riorganizzare una battaglia di cambiamento. Su cui, ancora, riorganizzare il piano politico di una forza come la nostra che deve sempre assumere il terreno sociale, partecipativo come il terreno per fare società in alternativa al capitalismo. Non la politica dell’immagine, non la personalizzazione della politica. Modalità che finiscono per cancellare il partito come forma organizzata del conflitto sociale.
Ecco perché occorre dare molta più importanza di quanto non si faccia alle questioni pratiche relative al tesseramento, all’autofinanziamento, all’organizzazione, alla coesione, al radicamento. Questioni che spesso, sbagliando, vengono relegate in secondo piano. Bisogna lavorare perché quello del nostro partito torni ad essere un grande progetto di prassi collettiva, di radicamento in quelli che devono essere i nostri luoghi sociali naturali: i luoghi di lavoro, le scuole, i quartieri. La diversità comunista sta proprio in questa affermata volontà di essere altro dal modo di essere borghese. È su questo terreno della diversità che può essere rilanciata una soggettività alternativa. Come diceva Mario Tronti nei suoi anni migliori: popolo, democrazia, organizzazione. Questi sono ancora i compiti di una politica comunista.
A proposito degli impegni che abbiamo davanti nelle prossime settimane. Al centro oltre la lotta contro la guerra ci sono i temi che riguardano i diritti sociali e la dignità del lavoro.
In particolare, va raddoppiato lo sforzo di raccolta firme sul progetto di salario minimo a 10 euro. Tante sono le firme raccolte ma non ancora numero sufficiente per validare il progetto di iniziativa popolare. Bisogna quindi che la raccolta firme che andrà avanti fino al 15 novembre riceva nuovo impulso. Ben sapendo che la proposta di salario minimo è solo un inizio. Ridare forza, coraggio, autonomia al mondo del lavoro, ricostruire legami sociali di classe comporta, oltre a una politica di recupero salariale, lotta contro la precarietà, riduzione dell’orario di lavoro, lotta contro un sistema di lavoro che uccide. Tutte le iniziative sindacali o di altro tipo che vanno in questa direzione devono avere il nostro appoggio come la proposta di un referendum abrogativo. del jobs act o la raccolta firme per la reintroduzione nel Codice penale del reato di omicidio sul lavoro.
È importante organizzare il massimo di partecipazione alla manifestazione nazionale del 7 ottobre a Roma, (manifestazione promossa da oltre 200 associazioni, per il lavoro, contro la precarietà, l’autonomia differenziata, per la pace, per l’attuazione della Costituzione).
Una manifestazione importante che può diventare il primo passo per una mobilitazione di lunga durata, per l’indizione di uno sciopero generale. A questa manifestazione ci dobbiamo partecipare numerosi e con posizioni chiare. Non c’è alcuna possibilità di un’azione di contrasto alla povertà, alle diseguaglianze, per il salario minimo, per il rilancio della sanità e dell’istruzione pubblica, dei diritti sociali stando dentro il quadro della guerra o di ipotesi di autonomia differenziata temperata. Chi pensa di barcamenarsi tra discorsi sulla guerra giusta e discorsi su diritti, sanità, scuola come fa la segretaria del Pd fa soltanto discorsi a vuoto. Aria fritta.
Su Unione Popolare. C’è una cosa che abbiamo sempre detto e ripetuto. La nostra forza va trovata oltre che in noi stessi, in un rinnovato orgoglio di partito, nel rapporto con altre forze di alternativa, nella costruzione di uno spazio politico condiviso. Questa è la ragione per cui abbiamo scelto di impegnarci nel processo costituente di Unione Popolare, nella “costruzione – cito il manifesto base di UP - non solo di una opposizione al governo ma di un polo politico alternativo alle forze e agli schieramenti che si sono avvicendati alla guida del Paese per una alternativa popolare, che sia sociale, culturale, economica e politica”.
Si tratta ora di dare impulso a questo processo. Significa impegnarsi in un processo partecipativo dal basso, nella costituzione di coordinamenti territoriali, nello svolgimento di un lavoro condiviso com’è nel caso della raccolta firme in corso sul salario minimo. Significa remare tutte e tutti nella stessa direzione. Dall’inizio di agosto si è aperta la possibilità di aderire o, nel caso di chi come noi ha già un partito, di registrarsi alla piattaforma di Unione Popolare. Io penso che finora non ci sia stata informazione adeguata in ordine a queste due possibilità. È importante recuperare i ritardi, attivarsi da subito per il coinvolgimento e l’adesione del maggior numero di indipendenti, e al tempo stesso impegnarsi a organizzare la registrazione a UP, registrazione che è gratuita, delle nostre iscritte e dei nostri iscritti.
In ultimo. Non entro nel merito del nostro impegno e delle nostre proposte per le prossime elezioni europee dato che i nostri organismi dirigenti saranno chiamati a discuterne nei prossimi giorni. Dico soltanto - su questo credo che tutti quanti siamo d’accordo - che l’impegno nostro oltre che nel senso del rilancio di Rifondazione Comunista, alla costruzione di Unione Popolare, deve essere rivolto a costruire alleanze con tutte quelle realtà che in questo momento convergono su molti dei temi e delle battaglie da noi portate avanti a cominciare dalla contrarietà alla guerra e alle politiche liberiste. Abbiamo bisogno per queste battaglie di muovere grandi forze, energie. L’Italia ha una Costituzione pacifista e un’opinione pubblica contraria alla guerra, alle politiche di riarmo, alle politiche liberiste ma, questo il paradosso, non c’è nello spazio della rappresentanza una posizione contraria agli schieramenti che praticano queste politiche. Per questo è importante lavorare in previsione delle prossime elezioni europee per coalizioni che restituiscano questa rappresentanza e lo si faccia non in termini sostitutivi di ciò che in questo momento è in campo, ma nel riconoscimento delle diversità, delle storie e delle prospettive politiche che oggi sono in campo. Di questo ne dobbiamo discutere.
Chiudo chiedendo uno sforzo straordinario per portare a compimento la nostra campagna di tesseramento a Rifondazione Comunista che riteniamo questione fondamentale. Prima di ogni altra considerazione il nostro problema è di esserci. Il tema è quello della soggettivazione delle nostre forze. Ci eravamo posti l’obiettivo di raggiungere il 100% delle reiscrizioni a fine settembre per poi lavorare a un loro aumento, cosa che è già avvenuta l’anno scorso. Se non a fine settembre, visto l’imminenza del termine, poniamo tutta l’attenzione necessaria perché l’obiettivo sia raggiunto e possibilmente superato nell’arco di poche settimane. Sempre sul tesseramento stiamo portando a temine il progetto di digitalizzazione di tutti i dati che riguardano le nostre iscritte e i nostri iscritti, cosa che permetterà ai Circoli, Federazioni, regionali oltre che il Nazionale - ognuno per la sua parte - di avere maggiore conoscenza e prontezza di comunicazione con tutto il corpo del partito. Un passo significativo in avanti sul piano dell’organizzazione del Partito.
Chiudo veramente ringraziando le compagne e i compagni che si sono adoprati per lo svolgimento di questa festa che chiude un ciclo molo impegnativo di feste di partito, feste che dovremo svolgere in quante più situazioni possibili quale momento straordinario di socializzazione politica. Adesso, come ho già avuto modo di dire, ci aspetta un autunno militante. Affrontiamolo al meglio rendendo partecipi di questa nostra discussione e di questo nostro lavoro tutte le nostre iscritte e i nostri iscritti e tutti i nostri organismi dirigenti.