partitodemocraticoeuropeedi Roberto Musacchio
Può un partito, un leader, che è per il Fiscal Compact, la Tav, le missioni militari, chiedere, anzi quasi imporre, di votare per lui, a me, che sono contro tutte quelle cose?
Mi sono interrogato sul fastidio profondo che mi hanno provocato le ultime uscite sul cosiddetto “voto utile” di Bersani e altri del Pd, e ho pensato che la cosa richiede qualche riflessione in più anche rispetto alle, per me, salutari risposte che circolano in rete e che invitano Bersani a rivolgersi a Monti, o gli ricordano il governo “tecnico” sostenuto insieme a Berlusconi, o prevedono starà ancora con Monti dopo il voto, o, appunto, legano l’”utilità” ai contenuti e alle idee.
E le riflessioni riguardano la natura della nostra democrazia, ma anche della nostra etica, e dei soggetti che agiscono sullo scenario pubblico, come i partiti.

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votomatitadi Giacomo Russo Spena
“Non so se e chi voto. Deciderò all’ultimo”, è il tormentone prelettorale che accompagna, in questa fase, soprattutto i cosiddetti elettori di sinistra, disillusi in generale, che non sposano nessuno progetto in toto.
Ecco allora cercare di capire i reali progetti di ogni partito, studiare i differenti programmi, scrutare i candidati premier e mettere a setaccio la composizione delle liste. Almeno dovrebbe essere così. In Italia, invece, subentrano fattori esterni e il “voto utile” per arginare la rimonta di Berlusconi a cui si appella il centrosinistra (in primis il segretario Pd Bersani), mai come questa volta sembra una presa in giro. Uno scherzo di veltroniana memoria che nel 2008, in quell’occasione, portò in Parlamento i Calearo e le Binetti.

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ingroiarivoluzionedi Carmine Fotia
E chi lo ha detto che la desistenza potrebbe tradursi in un voto alle liste di Bersani e a quelle di Vendola?
Daniela Preziosi ha documentato perfettamente su il manifesto perché quella del voto utile è un'arma spuntata e dunque non riprenderò le sue ampie citazioni alle quali rimando per dimostrare come coloro che oggi usano quest'arma contro Rivoluzione Civile (da Vendola in giù) ne dicevano peste e corna quando era rivolta contro di loro.
Inoltre mi pare che l'appello al voto utile nel 2010 non fece vincere il centrosinistra perché non è affatto detto che scoraggiare a votare qualcuno per una lista significa convincerlo a votare per te. Questo può avvenire solo se, come con la desistenza nel 1996, essa è il frutto di un accordo politico alla luce del sole.

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bersani montidi Franco Frediani
Nessuna sorpresa, quanto semmai la logica conseguenza di quanto da tempo si andava prefigurando. Speriamo che adesso sia chiaro a tutti qual'è il destino che potrebbe attenderci?! Silvio Berlusconi ha smosso le acque e rotto le uova nel paniere alla coppia Monti-Bersani. Il premier dimissionario non è finora riuscito a "mettere d'accordo" le percentuali numeriche all'importanza che gli viene politicamente assegnata da molte parti. Sull'altro versante, Pierluigi Bersani si trova in affanno, e dopo la partenza sprint, "vede" ormai alle proprie spalle l'ombra dell'ostinato inseguitore di Arcore. Il non insignificante dato, rappresentato dalla presenza di un Quarto polo che non ha intenzione di fare sconti a nessuno, deve aver consigliato (più che altro Bersani) a riflettere sull'esigenza di affrettare i tempi.

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fiat melfidi Antonio Sciotto
Per il sindacato guidato da Landini l'azienda e i firmatari del contratto sono pronti ad accettare tagli e salari individuali.
Le rassicurazioni di Sergio Marchionne da Detroit, l'acqua sul fuoco gettata da Cisl e Uil sono serviti a poco: alla Fiat la tensione è sempre più vicina ai livelli di guardia, e dall'annuncio della cassa integrazione a Melfi è stato un precipitare di paure e domande: che fine faranno gli stabilimenti italiani? Non è che la cassa verrà utilizzata per licenziare? Il sospetto, pressante, è stato messo ieri nero su bianco da Michele De Palma, responsabile Fiom per l'auto, che in una nota molto articolata ha dato corpo ai timori delle tute blu: «Il nuovo piano Fabbrica Italia prevede licenziamenti e cancellazione dei minimi», spiega il responsabile Fiom, «con l'accettazione di Fim, Uilm, Fismic e Uglm».

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europaunitadi Ro. Ci
I dati Ocse confermano la quarta posizione dell'Italia nella classifica europea sulla disoccupazione giovanile. Il bollettino pubblicato ieri fissa la quota relativa al 37,1%, di poco inferiore alla disoccupazione dei giovani portoghesi (38,7%), mentre sono ancora irraggiungibili la Grecia con uno spaventoso 57,6% e la Spagna con un altrettanto inquietante 56,5%. Nell'area euro la disoccupazione ha toccato il record del 11,8% con una crescita initerrotta da giugno 2011. A novembre 2012 erano 48,2 milioni i senza lavoro, 13,5 milioni in più dall'inizio della crisi nel luglio del 2008..
Sono gli stessi dati rivelati la scorsa settimana dall'Istat che oggi trovano una conferma rispetto alla media dei paesi Ocse, ferma ad un non meno rassicurante 24,4%, in crescita di 0,2 punti percentuali rispetto all'ultima rilevazione di ottebre 2012.

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votomatitadi Daniela Preziosi
«Dateci un voto meravigliosamente inutile, sono visceralmente stufo di vivere nella società dell'utilitarismo. E poi, a chi chiede un voto utile, risponderei: utile a chi? A cosa?». L'aggettivazione, la prosa, il ritmo sono inconfondibili. È il 5 aprile 2008, Nichi Vendola, presidente della Puglia al primo mandato, chiede un voto per l'Arcobaleno, «la fabbrica della speranza» nel frattempo cannoneggiata dagli appelli al «voto utile» di Walter Veltroni e compagni democratici. Andò come andò, la sinistra e la speranza finirono - temporaneamente, ci auguriamo - asfaltate. L'appello al voto utile, disinvoltamente utilizzato a destra e a sinistra, si laureò come arma letale sull'elettore atterrito dai crolli del governo e dalla frammentazione dei partiti.

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vendola montidi Pasquale Videtta
Sui social network, quando un dirigente del Pd dice cose che profumano poco di sinistra, è matematico leggere tra i militanti di Sel una frase che è diventata come il «ce lo chiede l’Europa»: «per questo bisogna votare il nostro partito». Buono per ogni stagione, il «per questo bisogna votarci» viene ripetuto come un mantra: il Pd dice no alla pasta al pomodoro? «Per questo bisogna votarci. C’è una pasta al sugo migliore». Franceschini dice che la coca cola è migliore della Pepsi? «Per questo bisogna votare Sel. La solita coca cola #OppurePepsi».
In ordine di tempo, il candidato dei «progressisti» (la parola «sinistra» è ormai considerata una bestemmia)  Pier Luigi Bersani ha detto: sì al Tav e «nessuno può mettere l’opera in dubbio» (9 Marzo 2012); no ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, travisando le effettive parole di Obama, rinforzate dal sostegno ufficiale del Democratic Party (31 Agosto 2012); no al ripristino dell’art.18 (10 Dicembre 2012),

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di Carmine Gazzanni
Silvio Berlusconi continua ad occupare tutti i canali televisivi saltando da una rete all’altra (ma il copione, sempre lo stesso, non sta dando i risultati sperati); Mario Monti è ormai un politico a tutti gli effetti (di quelli da evitare) e lancia insulti e offese a destra e a manca; Pier Luigi Bersani, forse cosciente di una vittoria al momento scontata, se ne sta acquattato per non rischiare di aprir bocca e perdere voti; Beppe Grillo preferisce la strada dell’insulto facile a Giovanni Favia confondendosi, suo malgrado, con la bassa politica degli ultimi giorni.
Il teatrino insomma è ricominciato. Più basso che mai.

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fiscodi Dino Greco
L’articolo 53 della Costituzione dice, testualmente, che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” e che “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Queste semplici e icastiche parole scolpiscono nella legge delle leggi due precetti fondamentali che fondano il patto sociale. Il primo è che pagare le tasse non è un’opzione declinabile, ma un obbligo di ogni cittadino, affinché lo stato possa svolgere la funzione redistributiva della ricchezza complessiva generata dalla comunità nazionale; il secondo è che la misura del contributo di ognuno, per rispondere a criteri di equità, deve essere non soltanto proporzionale, ma progressiva.

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