schedaelettoraledi Piero Bevilacqua
Credo che mai, alle persone della mia generazione, sia capitato di iniziare un nuovo anno con la certezza che esso sarà peggiore del precedente. E' quanto accade in questo 2013.
Sotto il profilo sociale, per il nostro paese, per milioni di cittadini, l'anno che verrà sarà uno dei più devastanti nella storia dell'Italia repubblicana. Dopo tante prove - su cui si fonda tale sconsolata certezza - se ne è appena aggiunta un'altra, che rende il quadro economico nazionale perfettamente delineato.L'Istat ha comunicato un 'inflazione annua del 3%. Inflazione ufficiale, naturalmente, ma già da sola dà la misura di uno sconvolgimento senza precedenti dell'economia nazionale.

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fiat melfidi Antonio Sciotto
Marchionne perde la pazienza con la Cgil e sbotta: «Sto investendo, che altro dovrei fare?»
La notizia è arrivata come una doccia fredda, anche se stando a quanto dichiarano Cisl e Uil era tutto ampiamente previsto e andrebbe preso quindi con assoluta tranquillità: la Fiat mette in cassa integrazione straordinaria per due anni i lavoratori di Melfi, causa ristrutturazione. Si tratta, spiegava ieri la stessa azienda, dell'ammodernamento - costo complessivo 1 miliardo di euro - annunciato in pompa magna il 20 dicembre scorso, quando il premier Mario Monti andò a salutare lo stabilimento, offrendo l'occasione a Sergio Marchionne per un amichevole scambio di endorsement.
Nessuna preoccupazione, quindi? Mica tanto. La Fiom - pronta sempre a rompere le uova nel paniere di Marchionne - non è affatto convinta che tutto proceda per il meglio e all'annuncio della cassa - che è stata richiesta dal prossimo 11 febbraio fino al 31 dicembre 2014 - ha risposto ieri esponendo tutti i propri dubbi.

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ichino montidi Guglielmo Forges Davanzati
Il Presidente Monti ci dice che, nel novembre 2011, nei giorni dell’insediamento del Governo “tecnico”, l’Italia era a rischio di fallimento e che si rischiava di non poter pagare i dipendenti pubblici. Ci dice anche che l’aumento del debito pubblico nel corso del 2012 è imputabile agli aiuti forniti dal nostro Paese a Grecia e Portogallo. Come è possibile tenere insieme queste due affermazioni? E’ ragionevole pensare che uno Stato a rischio di fallimento si adoperi per aumentare questo rischio (o accetti di farlo) per destinare proprie risorse al salvataggio di altri Stati? Per quanto è possibile sapere, la prima affermazione è tutta da dimostrare, e fin qui non dimostrata da fonti ufficiali: su fonte Ragioneria Generale dello Stato, al 2011, il bilancio dello Stato italiano presentava un consistente avanzo primario, presumibilmente di importo tale da scongiurare l’eventualità di non poter sostenere le spese correnti della pubblica amministrazione.

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lavoro femminiledi Rassegna.it
Cresce la discriminazione sul lavoro in Italia. A lanciare l'allarme è l'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio. I dati sono stati presentati oggi (15 gennaio) a Milano, durante la conferenza stampa "Diversity & Employability" organizzata da Diversitalavoro, e sono relativi al periodo gennaio-ottobre 2012. Se tra il 2010 e il 2011 sono stati i mass-media l'ambito in cui si era registrato il maggior numero di episodi di discriminazione, i primi dieci mesi del 2012 hanno segnato un primato allarmante: quello del lavoro, quello del lavoro, contesto in cui si è verificato il 35% degli atti discriminatori (+15,4%).

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ingroiaantoniodi Alberto Burgio
Se c'è un elemento caratteristico dell'attuale fase politica, questo è la potenza determinante del sistema mediatico. L'Italia, l'Europa, tutto il mondo capitalistico sono nella morsa di una crisi che sta scomponendo le società. Da una parte, la povertà vera. Strutturale, dilagante, senza prospettive di riscatto. Dall'altra, la concentrazione in poche mani di ricchezze immense, intraducibili in misure concrete. In mezzo, aree sociali precarizzate, che vedono messi a rischio i fondamenti stessi della propria condizione di vita: il reddito, l'occupazione, i diritti essenziali.
Ma se il quadro è di per sé limpido nella sua violenza, l'opinione pubblica non riesce a farsene un'immagine chiara, e non sa intravedere vie d'uscita. Oscilla tra angosce apocalittiche e attese fideistiche di uomini provvidenziali (si pensi alla santificazione di Monti al momento della sua incoronazione), appesa alla girandola di numeri che le viene quotidianamente propinata.

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numeridi Matteo Pucciarelli
Punto e a capo, siamo alle solite. Uno spettro si aggira per le nostre case. Non è il comunismo, ma il “voto utile”. C’è un altro “ma”, però. Perché più che il “voto utile”, bisognerebbe considerare la presenza del “voto inutile”: pensare di dare un voto di sinistra a chi si allea il giorno dopo le elezioni con Monti – cascasse il mondo, lo ha detto Pier Luigi Bersani – ecco, quello mi sembra un atto abbastanza inutile.
Bisognerebbe tornare indietro con la memoria e ricordarsi di come andò a finire l’ultima volta che si parlò del “voto utile”: chi votò “utilmente”, quella volta, si rese complice di molteplici crimini, tra i quali aver portato in Parlamento Massimo Calearo, Paola Binetti, svariati radicali sempre attenti a salvare più volte la maggioranza di Berlusconi, e una vasta gamma di trasformisti un tanto al chilo.

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schedaelettoraledi Franco Frediani
Prima o poi doveva accadere. Quello che ci sorprende è lo stesso "sorprendersi"(scusate il gioco di parole..) riguardo alla notizia veicolata dai media in queste ore, soprattutto ieri, lunedì 14 gennaio. Evidentemente, Rivoluzione civile, la lista capeggiata da Ingroia, sta raccogliendo più consensi di quanto "qualcuno" si aspettasse; tanto da spingere i vertici del centrosinistra (con il PD in testa) a "pressioni mascherate" e poi smentite, nei confronti di questa nuova Realtà politica! Fin qui siamo ancora nella premessa e nella cronaca. Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un vero e proprio spostamento dei luoghi della discussione politica. Attraverso la stampa "amica" sono stati inviati messaggi di chiaro stampo "calmierante", all'indirizzo dello stesso ex premier, che si vorrebbe "coinvolgere" dopo il risultato scaturito dalle urne.

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ingroiarivoluzionedi Checchino Antonini
Sarà Rivoluzione civile anche nel Lazio. E correrà da sola, in piena autonomia dal Pd. Un sondaggio riservato nelle mani di Zingaretti la darebbe già al 5,5%.
L'incontro tra Zingaretti e Ingroia non ha portato risultati alla sortita unitaria dell'ex pm di Palermo che, alla vigilia dell'incontro s'era augurato che potesse riuscire con il candidato presidente del centrosinistra «quello che non è riuscito con Bersani». L'ex presidente della Provincia lo aveva quasi gelato: «Se dovesse nascere una lista civica regionale che fonda la propria identità su un programma comune locale certamente potrà svilupparsi un dialogo». Ma in mezzo c'è la questione delle politiche: Zingaretti sarebbe stato fortemente in imbarazzo ad avere nella scheda un simbolo che, a livello nazionale, si presenta come alternativo alla sua coalizione di riferimento.

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linda gallinari2di Giovanni Russo Spena
Con Prospero Gallinari ho avuto, dall'inizio degli anni '90, un rapporto intenso. Le scelte politiche ed il vissuto di Prospero erano, certo, molto differenti dalle mie scelte. Prospero fondatore e dirigente delle Brigate Rosse; io, comunista pacifista e libertario, che ho sempre pensato il conflitto, anche il più radicale, come totalmente «altro» rispetto alla lotta armata. Eppure ho imparato a comprendere la dignità di Prospero, a maturare rispetto nei suoi confronti.
Lo conobbi all'inizio degli anni '90, in una delle frequenti visite in carcere. Soffriva molto di patologia cardiaca, ma rifuggiva da autocommiserazioni e vittimismi. Nacquero settimanali discussioni, tra due percorsi di vita differenti. Da un lato un pacifista che riteneva il cortocircuito della lotta armata un sostitutismo, una espropriazione dei movimenti, la prospettazione implicita (nel raccordo tra mezzi e fini) di una società comunista autoritaria.

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fassinastefanodi Sergio Cesaratto
Fassina sul Financial Times sbaglia ricetta per l'Europa e non convincerà mai nemmeno la Francia.
Nella sua non promettente intervista al Financial Times Stefano Fassina riafferma la scelta del centro-sinistra di non rinegoziare fiscal compact e pareggio di bilancio e ripropone ai tedeschi lo scambio fra cessione formale a Bruxelles della sovranità di bilancio con il porre fuori calcolo del pareggio gli investimenti pubblici (la cosiddetta golden rule) oltre che con un ruolo più attivo della Banca europea degli investimenti. Fassina sostiene che il centro-sinistra chiederà l’appoggio francese che tuttavia, ognuno sa, tale cessione di sovranità, giustamente, non condividerà mai.

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