23marzo vastanodi Alba Vastano
Giornalista Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

Non ancora affievolito l’eco delle voci giovanissime del Fridays for Future del 15 marzo che da mille piazze hanno rivendicato l’attenzione dei potenti della Terra sul clima e sull’ambiente naturale, spazio del loro futuro. Si è tornati in piazza a Roma, il 23 marzo, e le voci che protestano contro le grandi opere come Tav e Tap sono state anche qui di giovanissimi, ma non solo. In piazza c’erano comitati, associazioni e partiti che dell’ambiente ne fanno un progetto di vita e di lotta. Greta, la sedicenne svedese che dà lezione al mondo, sensibilizzandoci sul degrado ambientale, sui danni conseguenti sul clima.

Greta che condanna l’indifferenza dei potenti verso i problemi ambientali e le loro scelte sbagliate, in questa lotta per preservare l’ambiente è un’affascinante “grillo parlante” che lascia stupiti per l’intraprendenza e la chiarezza d’intenti.

La giovane si rivolge ai potenti, ai lorsignori del capitalismo e li bacchetta “Non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno, anche questo fardello lo lasciate a noi bambini”. Con le sue treccine sbarazzine e lo sguardo innocente, ma impavido, è l’icona di questa lotta di migliaia, milioni di giovani scesi in piazza il 15 marzo per protestare contro l’inquinamento ambientale e il surriscaldamento climatico. Su Greta, sulla sua immagine di bambina/adulta non ci sarebbe dovuta essere alcuna fuorviante, né cinica quanto squallida, considerazione, ma solo ammirazione, perché racconta la verità e lo dice direttamente al mondo e a chi, senza scrupoli e solo per interessi lobbistici, distrugge il pianeta.

L’ambiente naturale è di tutti, ed è un diritto umano, ma qualcuno ci sta scippando l’aria. Gli si deve impedire ed è un coro planetario di proteste da mille città, finalmente invase da giovanissimi, come non accadeva da troppo tempo. Fondamentale per la salute del pianeta è impedire che si speculi sulle risorse ambientali devastate dalle grandi opere come le trivellazioni, la Tav in Val di Susa e il Tap in Puglia. Opere in cui sono invischiati i grandi capitali e inciuci di governi che a tutto mirano, tranne che alla salute del Pianeta. La salute della Terra è sì un diritto umano, un diritto che, come tutti gli altri, è ora di rivendicare. Partiamo dal clima che erroneamente qualcuno scambia per “meteo”.Cosa succede al pianeta a causa dell’innalzamento della temperatura globale, fenomeno progressivamente in crescita da molti anni a causa delle emissioni tossiche di CO2?

Parliamo del famoso buco nell’ozono, fenomeno che passa come un mantra e di cui non è da tutti conoscere le dinamiche e le motivazioni. Tant’è che alla domanda “Cos’è?” è possibile sentirsi rispondere “E’ un buco”. Sarebbe il caso e il momento di vederci chiaro su questo fenomeno che sta svilendo la qualità della nostra vita, oltre a minare la salute dell’ambiente naturale e, conseguentemente, la nostra. E soprattutto di chi sono le responsabilità?Assodato che l’innalzamento della temperatura globale non è un processo di naturale degrado dell’atmosfera, conosciute le cause si dovrebbe correre ai ripari, se già non è troppo tardi. Cosa non del tutto improbabile, secondo gli scienziati, esperti nel settore.

Nell’atmosfera, com’è noto anche per chi la chimica l’ha appresa con formule elementari sui libri del liceo, c’è l’ozono che è che uno strato gassoso utile a proteggere la Terra dai raggi ultravioletti. E fin qui sappiamo. Il problema è il CO2, ovvero l’anidride carbonica, un gas composto dal carbonio e da 2 atomi di ossigeno che si scatenano nei processi di combustione. L’eccesso di anidride carbonica provoca danni enormi all’ambiente, perché intacca la compattezza dello strato di ozono e ne consegue inesorabilmente un surriscaldamento del clima. Semplicemente perché il calore accumulato di giorno si disperde naturalmente di notte nello spazio. L’anidride eccessiva forma una cappa che impedisce questa dispersione. Il CO2 eccessivo che provoca il problema deriva dalle attività industriali che utilizzano combustibili fossili, quali il carbone e il petrolio. A ciò si aggiunge anche la deforestazione ed è noto quanto le foreste, i boschi, ma anche le aree verdi in città, siano fondamentali per assorbire l’anidride carbonica, dovuta alla normale produzione di questo gas. Il problema sono le macchine e le industrie. Si calcola che 10 km percorsi con un’auto a benzina scarica nell’aria due kg di anidride carbonica. E che riscaldare per un solo giorno un appartamento di 60 mq favorisce l’emissione di 20 kg di anidride carbonica.

Secondo l’ultimo rapporto IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, siamo già in emergenza climatica e mancherebbero solo 12 anni per evitare di finire sulla graticola. Il riscaldamento globale è attualmente a 1° C . E’ necessario mantenerlo sotto 1,5° C . Si può solo se si riducono le emissioni del 45%, entro il 2030. Se si continua con lo stesso ritmo di oggi a emettere quantità abnormi di anidride carbonica si accentueranno notevolmente i fenomeni già in atto in molti ambienti naturali come l’innalzamento dei ghiacciai in Artico, la perdita delle biodiversità, ondate di calore eccessivo e precipitazioni estreme, così come il calo dell’agricoltura.

Fallito l’accordo di Parigi del 2015 sul clima, rappresentanti politici di ben 200 paesi a fine 2018 a Katowice (Polonia), si sono riuniti in una conferenza della durata di due settimane, ed hanno prodotto quello che l’Onu ha definito “un insieme di linee guida mirato a mantenere il riscaldamento globale molto al disotto dei 2°C, rispetto ai livelli preindustriali”. Si rincontreranno il 23 settembre 2019 a New York, dove il segretario generale dell’Onu ha convocato un vertice mondiale sul clima perché i governi ai massimi livelli si impegnino a dare gambe e fiato all’accordo faticosamente raggiunto a Katowice.

Perché non si investe nelle energie rinnovabili che risolverebbero il problema del riscaldamento globale? Non occorre grande perspicacia per comprendere che dietro le fonti fossili ci sono delle lobby potentissime che si muovono in conformità con i governi. Basti pensare alla questione delle trivellazioni in mare e ai gasdotti. Si è perso un referendum sulle trivellazioni durante il governo Renzi e il Tap (Trans Adriatic Pipeline) continua a devastare l’ambiente naturale del Salento, un gasdotto la cui scelta è stata sicuramente dettata da pressioni lobbistiche e non da valutazioni indipendenti, in quanto sembra accertato il calo di consumo di metano sia in Italia che nel resto d’Europa.

Infine dietro tutto questo c’è il sistema economico capitalista, ergo va ribaltato il sistema mettendo in atto una riconversione eco socialista dell’economia. No ai combustibili fossili e sì alle energie rinnovabili. No alle trivellazioni e al Tap. No alla Tav in Val di Susa. Bene che la sensibilità ambientalista si stia risvegliando nei giovani, nei giovanissimi studenti che hanno riempito le piazze di 1000 città in tutto il mondo. Bene che l’icona di tutto questo sia una bambina con le treccine che ha gridato ai potenti della terra ciò che pensa del capitalismo con un discorso a Katowice (Polonia), in occasione della Cop24, che ha fatto restare di sale il mondo. I mentecatti , solo loro, hanno tentato inutilmente di screditarla.

Il discorso di Greta a Katowice

“Il mio nome è Greta Thunberg, ho quindici anni e vengo dalla Svezia. Parlo per conto di Climate Justice Now. Molte persone dicono che la Svezia è solo un piccolo Paese e non importa quel che facciamo. Ma ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza. E se alcuni ragazzi ottengono attenzione mediatica internazionale solo perché non vanno a scuola per protesta, immaginate cosa potremmo fare tutti insieme, se solo lo volessimo veramente. Ma per fare ciò dobbiamo parlare chiaramente, non importa quanto questo possa risultare scomodo. Voi parlate solo di una infinita crescita della green economy, perché avete troppa paura di essere impopolari. Parlate solo di andare avanti con le stesse idee sbagliate che ci hanno messo in questo casino, anche quando l’unica cosa sensata da fare è tirare il freno di emergenza. Non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno, anche questo fardello lo lasciate a noi bambini. A me, invece, non importa di risultare impopolare, mi importa della giustizia climatica e del pianeta. La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare ad accumulare un’enorme quantità di profitti. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. É la sofferenza di molti a garantire il benessere a pochi. Nel 2078 festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente passeranno quel giorno con me e forse mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire.

Dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa ma gli state rubando il futuro proprio davanti ai loro occhi. Finché non vi concentrerete su cosa deve essere fatto anziché su cosa sia politicamente meglio fare, non c’è alcuna speranza. Non possiamo risolvere una crisi se non la trattiamo come tale: dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra e dobbiamo focalizzarci sull’uguaglianza. E se le soluzioni sono impossibili da trovare all’interno di questo sistema significa che dobbiamo cambiare il sistema. Non siamo venuti qui per pregare i leader di occuparsene. Ci avete ignorato in passato e continuerete a farlo. Siete rimasti senza scuse e noi siamo rimasti senza più tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no. Il vero potere appartiene al popolo. Grazie.”

L’unico modo di mettere un freno al cambiamento climatico è abbattere il capitalismo, un sistema economico che sta portando l’umanità verso «un orizzonte di distruzione che condanna a morte la natura e la vita stessa». Grazie Greta!

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