di Elena Mazzoni, responsabile nazionale ambiente PRC-SE e Paolo Benvegnù, segretario regionale Veneto PRC-SE -
La seconda udienza del processo per il fallimento della Miteni ha visto respinte, per il momento, le richieste di risarcimento danni per circa 150 milioni di euro presentate da vari enti territoriali e società a capitale pubblico tra cui Ministero dell’Ambiente, Regione Veneto, Acque del Chiampo e altri.
L’udienza ha anche definito lo stato di passività dell’azienda, secondo il progetto presentato dal curatore De Rosa.
“Questo pronunciamento in realtà apre ad una fase di accertamenti tecnici precisi- dichiara Elena Mazzoni, responsabile nazionale ambiente del PRC-Sinistra Europea-gli enti e le società pubbliche hanno un mese di tempo per fare ricorso al tribunale fallimentare impugnando lo stato passivo approvato e opponendosi. Tutto questo arriva in scandaloso ritardo e non cancella affatto il silenzio e le responsabilità della regione Veneto, che abbiamo sempre denunciato anche in sede europea, che adesso fa solo strumentale propaganda”.
Intanto aumentano i casi di minori risultati allo screening con la stessa concentrazione di Pfas nel sangue degli adulti, a volte anche con valori drammaticamente superiori.
“Sono anni che denunciamo le negligenze, i silenzi, le responsabilità delle istituzioni, da quelle locali fino a quelle europee, dove abbiamo lavorato, e lavoreremo ancora, affinché venga approvata la Direttiva Acque con limite 0 per i Pfas. In questo momento l’unica cosa che appare chiara è che sono i territori a pagare il conto, in termini di salute e licenziamenti dei lavoratori dopo il fallimento della Miteni”, conclude il segretario regionale di PRC-Sinistra Europea, paolo Benvegnù.