Al tavolo delle trattative tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, ieri pomeriggio il ministro Fornero ha annunciato una riforma dei trattamenti di disoccupazione che prevede l'eliminazione di quelli agricoli e l'introduzione di una nuova strumentazione che ridurrebbe sia il numero delle giornate indennizzate sia la contribuzione valida ai fini pensionistici. Questa notizia, se confermata, produrrebbe una “riduzione drastica” del reddito e dei contributi previdenziali per centinaia di migliaia di lavoratori e “creerebbe una situazione di forte e pericolosa tensione sociale in tutto il paese”.
Per questo rinnoviamo “la richiesta di un incontro con il governo” ma, contemporaneamente, “proclamiamo lo stato di mobilitazione” del settore e uno “sciopero generale” di 8 ore per il 22 marzo prossimo, con iniziative in tutte le province davanti alle prefetture. È quanto spiega una nota di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil.Riteniamo, aggiungono i sindacati, in via preliminare, “molto grave” il fatto che il governo abbia formulato una simile proposta “senza aver consultato i sindacati e le organizzazioni datoriali del mondo agricolo”. Da quando si è insediato il governo Monti, i sindacati hanno “ripetutamente chiesto” al ministro Fornero, “senza mai ricevere risposta, un incontro per illustrare le proposte comuni per l'emersione del lavoro nero e per il riordino del sistema degli ammortizzatori nel settore”.Con questa proposta, si legge ancora nella nota, il governo “intende sottrarre delle risorse” che oggi “servono a tutelare le fasce più deboli e meno tutelate del lavoro italiano per trasferirle verso altre esigenze del paese, compiendo così una vera azione di 'macelleria sociale' che colpirà, in maniera pesante i lavoratori”. Azione che si “aggiunge a quella già perpetrata con la riforma pensionistica che ha escluso dalla possibilità di percepire la pensione quelle persone che, come nel settore agricolo, normalmente lavorano solo periodicamente nel corso dell'anno”.Il lavoro stagionale nel settore agricolo, continuano i sindacati, “rappresenta oltre il 90% dell'occupazione totale”. Difendere la “specificità” del settore agricolo “non significa difendere un sistema di privilegi” bensì, conclude la nota, “garantire continuità lavorativa ad una attività, come quella agricola, che è strutturalmente stagionale e che ha bisogno di alta professionalità”.
di rassegna.it 14.3.2012