Cominciamo col dire quello che di solito stampa e tv non dicono sui referendum: è stata innanzitutto una vittoria dei comitati e di coloro, noi tra questi, che ci hanno creduto sin dall’inizio e che hanno creato un tessuto sociale pronto a recepire il messaggio.
E’ stata una vittoria contro le politiche neoliberiste, enfatizzate a destra e purtroppo anche in certa parte di quella che viene definita sinistra.
Per lungo tempo ci siamo sentiti dire che occorreva privatizzare per rendere più efficiente un servizio e per avere una più vasta gamma di scelta per un determinato prodotto. I disastri sociali di queste politiche sono sotto gli occhi di tutti e questo “potere taumaturgico” del mercato è stato utilizzato persino quando si è trattato di beni indispensabili per la vita. A questa logica ora è stato dato un primo forte stop.
Magari molti hanno espresso il loro voto in modo istintivo, senza avere fino in fondo la consapevolezza che di questo si trattava. A noi il compito di farglielo capire.
E’ questa ideologia del mercato che è stata messa in discussione da questo voto, grazie alla capacità ed all’intelligenza di un movimento che non si è mai arreso.
E c’è stata anche un’altra inversione di tendenza: una grande domanda di partecipazione che cozza con un modello impostato su pensiero unico e passivizzazione delle masse.
Grande soddisfazione dunque per questo strepitoso risultato. Ma ora dobbiamo chiederci come dare continuità a questo percorso. Credo sia anche un obbligo morale. Nel 1987 dopo la vittoria referendaria contro il nucleare non si costruì l’alternativa. Fu un errore storico. Ora credo che tutte e tutti siamo sufficientemente mature/i per non far chiudere il varco che si è aperto.
E poi c’è anche qualcosa di più subdolo che si sta muovendo e che bisogna stoppare. C’è chi è già all’opera per aggirare il risultato, proponendo authority e rispolverando proposte che dicono il contrario del senso dei referendum.
Per dare continuità al risultato del 13 giugno occorre quindi riprendere in mano tre strumenti:
1) L’iniziativa legislativa popolare del 2007 sull’acqua. Bisogna farla conoscere, costruire iniziative unitarie, rimetterla al centro dell’agenda politica.
2) La recentissima iniziativa legislativa popolare su rinnovabili, efficienza e risparmio energetico. Ecco pronta l’alternativa al nucleare, fondata su un modello di produzione energetica più distribuito nei territori, più vicino ai cittadini.
3) La Costituzione. Bisogna sostenere la piena attuazione dell’art. 43 della Costituzione, che prevede la possibilità di sottrarre al regime privatistico le attività che riguardano servizi pubblici essenziali, fonti di energia e situazioni di monopolio, attribuendole a comunità di utenti e lavoratori.
Inoltre, questa vittoria parla anche a noi almeno sotto due profili.
L’esito dei referendum ha dimostrato che si può vincere anche con un totale oscuramento mediatico. E questo lo si può fare coniugando la vecchia tipologia di comunicazione, i manifesti e i volantini, con i flash mob, con i video e con un uso sapiente della rete. Tutto questo è servito per battere la vecchia tv che da anni detta i temi della politica.
Inoltre questo risultato dice molto anche in termini di radicamento. La struttura a rete dei comitati, il far circolare le informazioni a tutti e in maniera tempestiva, contenuti chiari, lo scegliere proposte coraggiose e radicali, il saper parlare di temi al tempo stesso concreti e simbolici, sono questi altri ingredienti di questa vittoria, utili anche per le battaglie del futuro.
Per quanto riguarda noi, Rifondazione e la Fds, abbiamo dato il nostro contributo importante da subito, senza risparmiarci, mettendo a disposizione le nostre strutture e le nostre energie, siamo stati rispettosi dell’autonomia dei comitati e abbiamo fatto un passo indietro quando era utile farlo, facendo al tempo stesso tanti passi avanti insieme a tante/i altre/i nella costruzione dei comitati su tutti i territori. La rabbia dei movimenti nei confronti di chi si accoda all’ultimo momento o di chi tenta di prendersi meriti che non ha, quando tra l’altro sono stati gli apripista delle privatizzazioni, è la nostra rabbia. I partiti non sono tutti uguali. Questo bisogna dirlo con chiarezza e ricordare ad esempio che nel 1993, quando si discusse la legge Galli e si introdusse il profitto sull’acqua, fummo solo noi del Prc ad opporci.
Infine, il 2 ed il 3 luglio tutti i protagonisti di questa grande battaglia di democrazia saranno a Roma per la prima assemblea dopo i referendum, l’appuntamento giusto per arrivare ad una sede stabile di confronto, proposta e iniziativa politica e dare un seguito a questa mobilitazione straordinaria.
Davide Pappalardo
Dipartimento Ambiente Prc
Presidenza nazionale Comitato Sì alle Energie Rinnovabili