di Marcello Musto
A dispetto del mito del melting pot americano, fenomeno presente nelle città più cosmopolite, ma non certo nella maggior parte del paese, gli Stati Uniti sono una nazione ancora profondamente condizionata dalle appartenenze etniche.
Dall'inizio del XXI secolo, la comunità ispanico-latina, pari al 16% dell'intera popolazione, è divenuta la principale minoranza e si prevede che nel 2050 sia destinata a superare la soglia del 30%. La componente afroamericana costituisce, invece, circa il 13% dei cittadini statunitensi (alla fine del Settecento, in piena era schiavistica, rappresentava un quinto della popolazione) e il suo 57% vive negli stati del sud, dove sono concentrate anche le uniche 106 contee, su oltre 3.000, nelle quali la popolazione nera supera la metà del totale. Mississippi, Louisiana, Georgia, Maryland e Washington D.C. sono gli stati dove gli afroamericani oscillano tra il 30% e il 50% degli abitanti; mentre Carolina del Sud, Alabama, Carolina del Nord, Delaware e Virginia sono quelli in cui la stessa percentuale si aggira tra il 20% e il 25%.