Car* compagn*,la manovra del governo colpisce ferocemente le fasce più deboli della popolazione, comprese le persone con disabilità, che vedranno meno tutelati i propri i diritti a causa della riduzione drastica dei servizi sociali (vedi tagli a regioni e comuni) e dell’innalzamento della percentuale di invalidità dal 74% all’85% per accedere all’assegno. Una barbarie senza precedenti a cui bisogna rispondere con forza e determinazione. Quel che rimane dello stato sociale, già messo in ginocchio dalle precedenti finanziarie del governo, rischia di scomparire.Per queste ragioni la Federazione della Sinistra aderisce con convinzione alla manifestazione nazionale contro la manovra del 1° luglio a Roma promossa da Fish (Federazione italiana superamento handicap) e Fand (Federazione associazioni nazionali delle persone con disabilità). Di seguito il link per scaricare il volantino elaborato dalla Federazione sulla questione.Non lasciamoli soli, partecipiamo numerosi alla manifestazione per chiedere a gran voce la difesa dei diritti costituzionali e il rilancio dello stato sociale come garanzia universalistica degli stessi. 

Un caro saluto, Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali Prc-Se

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La demagogica guerra ai cosiddetti "falsi invalidi" trova la sua concretizzazione nell'articolo 10 della manovra. Dal primo giugno 2010 si innalza dal 74% all'85% la soglia minima per l'ottenimento dell'assegno mensile di assistenza, tagliando fuori da questo istituto una parte di "veri invalidi". Il risparmio reale che ne deriva risulta esiguo (nella relazione tecnica previsti 10, 30, 40 milioni rispettivamente nel 2011, 2012, 2013) e sproporzionato rispetto ai danni che provocherà a persone già poco tutelate dal sistema di welfare italiano. Infatti, secondo la nuova disposizione l'assegno mensile di euro 256,67 non verrà più erogato, anche in presenza di un reddito inferiore ai 4.408,95 annui e dell’iscrizione alle liste di collocamento, tra gli altri, a persone con sindrome di down (75%), sordomute (80%) e amputate di arto superiore (75-80%). Persone che, per lo stigma dell'improduttività, sono già esclusi dal mondo del lavoro e dai processi di inclusione sociale. Insomma, un duro colpo alle condizioni di vita di coloro che già subiscono, e subiranno, la riduzione quantitativa e qualitativa di servizi e prestazioni sociali sui territori a causa dei tagli a Regioni e Comuni previsti sempre in questa manovra, che vanno a sommarsi a quelli attuati nelle precedenti finanziarie.Gli invalidi civili sono coloro ai quali sia stata accertata una riduzione della capacità lavorativa. La legge 118/71 ed il successivo decreto legislativo 509/88 stabilivano che qualora questa riduzione fosse quantificata tra il 74% ed il 99%, la persona aveva diritto a ricevere un assegno mensile di assistenza pari ad euro 256,67. La manovra finanziaria ha elevato la percentuale minima all'85%.
da Handylex.org:Facciamo due conti.Nel 2009 i titolari di assegno mensile di assistenza erano 273.726 (fonte: INPS), la percentuale richiesta 74-99%, l'importo mensile 256,67, l'importo annuale 3.328. Dal primo giugno 2010 si eleva la percentuale minima all'85%.Supponiamo per assurdo che ci siano 50.000 nuovi casi (cioè oltre il 20% dell'attuale universo) in un anno e di questi casi a tutti venga riconosciuta un'invalidità inferiore all'85% In questa ipotesi il risparmio sarebbe di 166.400.000 euro (50mila x 3.328 euro), che comunque è un ammontare non significativo nei bilanci dello Stato.Ovviamente non è pensabile che le domande siano 50mila: negli ultimi anni si sono registrati mediamente fra i 10 o 15 mila nuovi casi l'anno.Non è credibile nemmeno che tutte le percentuali di invalidità riconosciute siano inferiori al 85%. Quindi 166 milioni non sono raggiungibili nemmeno lontanamente.Osservando gli incrementi degli assegni degli ultimi anni, si può pensare realisticamente ad un numero vicino a 15.000. Dobbiamo supporre che comunque una parte di questi abbia i requisiti per superare l'85% di invalidità.Ad essere pessimisti (o ottimisti) possiamo realisticamente supporre che vengano escluse 10mila persone in forza delle nuove regole. Se questo è vero il risparmio annuo sarebbe di euro 33.280.000. Una cifra assolutamente limitata rispetto ai danni che provoca e alle aspettative del Governo.

Dichiarazione di Roberta Fantozzi, responsabile nazionale Lavoro e Welfare del Prc-Se, e di Antonio Ferraro, responsabile Dipartimento nazionale Welfare del Prc-Se. 

"I dati del Rapporto sui Diritti Globali 2010 sono drammatici. Crescono le famiglie in difficoltà, cresce il fenomeno dei working poor, cioè di coloro che pur lavorando sono in condizioni di povertà, cresce il numero dei senza casa ed il disagio abitativo, già acutissimo. Ed è scandaloso che l'Italia sia maglia nera in Europa per la povertà minorile, superata solo da Romania e Bulgaria. Il Rapporto evidenzia il fallimento delle misure assunte dal governo, a partire dalla social card e stigmatizza duramente e giustamente il "modello sociale" del Libro Bianco di Sacconi: l'attacco al lavoro che contiene, uno schema di welfare residuale e caritatevole che mina il sistema di protezione sociale costituzionale e i diritti fondamentali delle persone. Un modello giustamente definito "privatistico-corporativo" alternativo al welfare universalistico. E' inaccettabile che nel quadro drammatico descritto dal rapporto si pensi a nuove operazioni di macellaria sociale come quelle che si appresta a varare il governo. È necessaria la più larga mobilitazione contro Tremonti e la riproposizione sempre più pesante delle stesse ricette che hanno causato la crisi. E' necessario redistribuire reddito e benessere, contrastare la precarietà, riqualificare e rafforzare lo stato sociale".

‘Solidarietà’ ai lavoratori delle Cooperative sociali addetti alla manutenzione del verde a Roma, da oggi in sciopero della fame, viene espressa da Ivano Peduzzi, portavoce della Federazione della Sinistra alla Pisana, e da Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali Prc. 
“Alemanno smetta di fare il gioco delle tre carte con le cooperative sociali. Si assuma le sue responsabilità di fronte ai lavoratori - dichiarano - e abbia il coraggio di dire quali sono le sue intenzioni. Perché se è vero che vuole annullare la gara europea solo perché sono state escluse le imprese ‘amiche’, allora significa che la sua amministrazione non solo è faziosa ma ignora anche le regole mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro. Per Peduzzi e Ferraro l’atteggiamento di Alemanno in questa vicenda “conferma il disinteresse della destra nei confronti dei problemi del lavoro, dell’inclusione sociale, dei più deboli”.

Riteniamo offensivo e irresponsabile che il governo promuova l’anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale rilanciando la carità di Stato con la social card e quella privata dei ricchi nei confronti dei più deboli. Lo spot televisivo del governo “Aiuta l’Italia che aiuta”, che andrà in onda da oggi sulle reti Rai, è la dimostrazione che si vuole sostituire lo Stato sociale, unica garanzia universale dell’esercizio dei diritti di cittadinanza, con un welfare caritatevole, dove il pubblico progressivamente si sottrae per lasciare spazio al “dono” del cittadino abbiente nei confronti di quello più povero.Siamo di fronte ad un vero e proprio smantellamento dei principi costituzionali che vedono in primis lo Stato nel rimuovere gli ostacoli all’uguaglianza e alle pari opportunità. E i risultati purtroppo li abbiamo sotto gli occhi. Le politiche sociali del governo sono un totale fallimento. Basterebbe leggere l’ultimo Rapporto della Commissione di indagine sull’esclusione sociale, che dimostra come le misure finora adottate dall’Esecutivo hanno determinato una riduzione di appena 0,4 punti percentuali della quota di famiglie in povertà assoluta e di mezzo punto quella delle famiglie in povertà relativa.
Il governo non faccia il furbo, perché sa bene che parte del fondo nazionale delle politiche sociali, che ha quasi azzerato negli anni, è destinato proprio al Terzo settore per servizi e prestazioni sul territorio. Dunque, invece di rivolgersi alla cittadinanza chiedendo di fare carità, restituisca le risorse che ha sottratto al sociale.

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