Maurizio Landini promuove l’intesa raggiunta sulla rappresentanza. «Ma non risolve tutte le vertenze, ci vuole una legge»
«L’accordo sulla rappresentanza è positivo. Perché finalmente in un’intesa firmata sia dai sindacati che dalle imprese, si arriva a definire chi può fare i contratti e come debbano essere validati. E, fondamentale, si mette in mano ai lavoratori il mezzo di validazione». Il segretario Fiom Maurizio Landini accoglie con soddisfazione il nuovo patto siglato da Cgil, Cisl e Confindustria, ma non si nasconde che molti problemi rimangono aperti. «E resta comunque – aggiunge – la necessità di avere una legge».
Partiamo dagli elementi positivi, poi affronteremo i problemi.
Innanzitutto c’è un fattore di fondo: è importante che sia stato riconosciuto, in qualche modo, il valore delle nostre lotte per la democrazia. È un bene che non solo la Fiom e gli altri sindacati vogliano mettere fine all’epoca dei contratti separati, ma che lo pensi e lo voglia anche la Confindustria. Mi pare si sia rispettato il principio che più volte abbiamo detto di sostenere, ovvero che per la validazione di un contratto ci vuole la firma del 50% più 1 dei sindacati rappresentativi e una consultazione certificata dei lavoratori. Questo spinge finalmente verso la ricerca di una vera unità sindacale, fatta sui contenuti. Bene anche che si preveda l’elezione delle Rsu su base proporzionale, senza il terzo garantito.