Care compagne e cari compagni,

la settimana scorsa il Disegno di Legge per l’attuazione dell’Autonomia differenziata è passato in Consiglio dei Ministri e oggi il Presidente Mattarella lo ha avallato con la sua firma. Il disegno di dissoluzione del Paese si avvia l’iter parlamentare.

Il progetto Calderoli contiene tutti gli elementi negativi di dissoluzione della Repubblica, contro cui ci battiamo da anni, come partito e all’interno dei Comitati e del Tavolo Nazionale No Autonomia: smembramento della Repubblica, marginalizzazione del Parlamento e dell’interesse generale in funzione delle richieste di ogni singola Regione, da una a 23 materie che regolano la vita delle comunità e i diritti delle persone.

La prevista subordinazione delle intese Regione-Stato alla determinazione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni sociali e civili) come previsti dalla Legge di Bilancio 2023, non deve affatto tranquillizzarci: oltre a contestarne la definizione (“essenziale” non significa “uniforme” e “prestazione” non significa “diritto”), riteniamo gravissimi i tempi sommari e le modalità accentratrici del percorso, l’esito affidato ai DPCM contro il dettato costituzionale e l’assenza di garanzie di esigibilità e di perequazione delle risorse sottratte negli anni ai territori più svantaggiati.

È chiaro che il primo a subirne le conseguenze sarebbe il Mezzogiorno, dimenticato dalla sciagurata riforma del Titolo V nel 2001, ma la prospettiva è nefasta per le classi popolari di ogni territorio, in competizione su salari, contratti, sicurezza del lavoro, sanità, istruzione (solo per fare alcuni esempi).

Il movimento di opposizione all’A.D. ha costruito relazioni e momenti significativi di mobilitazione: ogni giorno si moltiplicano le iniziative, in ultimo quella di venerdì 17 marzo a Napoli, promossa dai sindaci dell’Associazione “Recovery Sud”, alla quale, fra gli altri, abbiamo aderito e partecipato attivamente, soprattutto con le compagne e i compagni della Campania e delle regioni meridionali.

Tuttavia è necessario intensificare il nostro impegno, costruire interlocuzioni a livello nazionale e locale, dalla Cgil ai sindacati di base, con l’ANPI e il mondo cattolico, i rappresentanti nelle istituzioni, il comitato “Riprendiamoci il comune” (https://riprendiamociilcomune.it/), promotore di 2 leggi d’iniziativa popolare a cui aderiamo, e tutti i soggetti che si sono espressi chiaramente contro il regionalismo differenziato.

È importante il lavoro territoriale, come già fanno numerosi circoli e federazioni, per diffondere l’informazione e la consapevolezza, portando la nostra posizione contro qualsiasi forma di differenziazione regionale, in vista di una manifestazione nazionale e dello sciopero nazionale.

In allegato trovate l’OdG approvato dal CPN del 12 marzo e di seguito l’appello alle lavoratrici e ai lavoratori, che vi invitiamo a diffondere, firmare e far firmare, promosso dal “Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti”.

Saluti comunisti

Tonia Guerra, segreteria nazionale, resp.le campagna NO Autonomia Differenziata Prc-Se
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc-Se

A tutti i lavoratori e le lavoratrici. L'autonomia Differenziata ci riguarda: uniamoci per il ritiro!
Vi ricordo di firmare e soprattutto di far girare e far firmare l'Appello, qui il link.

Care compagne e cari compagni,

il progetto Calderoli di dissoluzione del Paese sta andando avanti: ieri è passato nella Conferenza Stato-Regioni, con l’opposizione di Campania, Puglia, Emilia Romagna e Toscana.

Calderoli lo considera approvato e intende riportando in Consiglio dei Ministri.

Intanto si moltiplicano le iniziative tese a impedire questo scempio, con numerosi soggetti scesi in campo: il Tavolo Nazionale NO AD, promosso dal Comitato contro ogni Autonomia Differenziata, i sindaci del Recovery Sud, l’Anpi, le piazze della Riscossa del Sud, oltre a numerose associazioni e settori del sindacalismo confederale e di base.

Rifondazione è interna e promotrice di questa lotta: numerosi circoli del partito, da Sud a Nord, stanno promuovendo incontri e momenti di approfondimento; molti compagni e compagne partecipano attivamente alle iniziative.

È necessario intensificare il nostro impegno: la posta in gioco è altissima, praticamente irreversibile, e non consente scorciatoie o mediazioni di “differenziazione buona”.

Il disegno Calderoli- Governo Meloni deve fallire.

In allegato, oltre agli ultimi volantini che vi rimandiamo, trovate un documento di approfondimento su alcune materie oggetto di devoluzione, che può essere utilizzato per la formazione militante.

Ovviamente siamo a disposizione di ogni territorio e federazione.

Restiamo umani.

Tonia Guerra, segreteria nazionale, responsabile Campagna NO A.D. Prc-Se

 

Care compagne e cari compagni,

come sapete il progetto di Autonomia Differenziata sta continuando il suo percorso.

Il Ministro Calderoli ha presentato il disegno di legge “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario”, che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 2 febbraio scorso.

Si tratta di un testo che, pur con lievi aggiustamenti rispetto alle bozze precedenti, frutto di alcuni mugugni all’interno della maggioranza e delle critiche sollevate anche da alcuni presidenti di regione, contiene tutte le criticità che avevamo denunciato: l’aumento delle diseguaglianze sociali e del divario fra Nord e Sud e la rottura dell’unità e indissolubilità della Repubblica, con la marginalizzazione definitiva del Parlamento, chiamato, dopo semplici “atti d’indirizzo” da parte dei “competenti organi parlamentari”, ad approvare senza discussione le intese che ogni Regione che ne faccia richiesta stipula con il Governo, fino a tutte le 23 materie previste nella riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 (20 materie a legislazione concorrente Stato/Regioni e 3 materie di esclusiva potestà statale, tra le quali “norme generali sull’istruzione e tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”).

Si tratta di un progetto devastante, non minimamente limitato dalle modalità con cui nella Legge di Bilancio 2023 (commi dal 791 all’801) viene delineato il percorso per la mera “determinazione”, dei LEP (livelli “essenziali” e non “eguali”, delle “prestazioni” e non dei “diritti”), a cui è subordinata l’autonomia. Anche qui il Parlamento è esautorato e l’iter è affidato ad una “cabina di regia” e all’emanazione di DPCM, meri atti amministrativi.

È necessario continuare e intensificare, a livello locale oltre che nazionale, l’opposizione a questo disegno scellerato che inizialmente avrebbe ripercussione drammatiche nel Mezzogiorno ma che rappresenta un pericolo per tutti e tutte (basti pensare alla rottura del contratto nazionale, allo smembramento delle infrastrutture, ai servizi sanitari ancora più regionalizzati, alle privatizzazioni, a 20 sistemi scolastici diversi…).

Domenica 29 gennaio si è svolta a Roma un’importante assemblea promossa dal Tavolo No Autonomia differenziata, di cui facciamo parte insieme e all’interno del Comitato contro ogni autonomia differenziata e a numerosi soggetti sociali, politici e sindacali. L’assemblea ha deciso di darsi un programma di mobilitazione nazionale e territoriale.

Molti nostri compagni e compagne, da Sud a Nord, sono attivi nei comitati locali e molti circoli stanno promuovendo momenti di approfondimento e mobilitazione.

I circoli del Sud sono impegnati in campagne specifiche e nell’organizzazione delle “piazze per il Sud” di cui si occupa direttamente Loredana Marino, insieme a LabSud.

Vi sono altre iniziative che parallelamente si stanno attuando, come la raccolta firme sulla LIP conosciuta come Legge Villone. Si tratta di un tentativo di “riduzione del danno”, con innegabili punti positivi, ma anche con rischi di smottamento verso un esito più che moderato. Per questo, pur non contrastandola, non la consideriamo come nostra proposta.

Oggi è più che mai indispensabile unire tutte le forze per impedire che questo governo porti a casa lo smembramento del paese, nello scambio Regionalismo Differenziato/Presidenzialismo.

In allegato trovate un volantino PRC-Up, il documento e la mozione finale dell’assemblea nazionale svoltasi presso il Liceo Tasso il 29 gennaio scorso. Sulla pagina del comitato trovate la registrazione di tutti gli interventi, a partire dalle relazioni dei proff Azzariti e Liberati e l’introduzione di Marina Boscaino.

In allegato anche, per conservarne memoria, le dichiarazioni di Giovanni Russo Spena in Parlamento, nel lontano 2001, in occasione del dibattito sulla modifica del Titolo V, che ci vide oppositori lungimiranti.

Restiamo umani.

Tonia Guerra, segreteria nazionale, responsabile Campagna NO A.D. Prc-Se

di Tonia Guerra* -

Il vertice ristretto di ieri, 18 gennaio, a Palazzo Chigi, si è concluso con l’intento dichiarato di “arrivare, in una delle prossime sedute del Consiglio dei Ministri, all’approvazione del disegno di legge sull’Autonomia differenziata”, secondo il disegno Calderoli ora al vaglio dell’Ufficio legislativo.

Contemporaneamente prosegue l’iter della svolta presidenzialista e si ipotizza una Bicamerale sul tema.

La combinazione del regionalismo differenziato, bandiera e promessa elettorale della Lega, con il semipresidenzialismo, cavallo di battaglia di FdI, è devastante: disgregazione sociale insieme a svolta autoritaria.

Né possiamo farci minimamente abbagliare dalle contraddizioni e dalle indiscrezioni che penetrano la cortina fumogena delle dichiarazioni ufficiali circa la presunta armonia sulle riforme.

È urgente nell’immediato far saltare il disegno Calderoli, uno spezzatino istituzionale che confligge con l’uguaglianza dei diritti e mette i territori in competizione fra loro per l’accaparramento di funzioni e risorse.

Non ci accontenteremo delle briciole di piccoli aggiustamenti “perequativi” al Sud e alle zone più svantaggiate, né della mera “definizione” dei livelli “essenziali” (e non “eguali”) delle prestazioni sociali da garantire, come previsti nella recente legge di Bilancio, vero cavallo di Troia in funzione della “secessione dei ricchi”.

L’autonomia differenziata è inemendabile: un disegno eversivo, figlio di una modifica del Titolo V sbagliata e da rivedere.

Finalmente tante voci si stanno mobilitando per impedire questo scempio: comitati, associazioni, forze politiche e sindacali, studiosi e rappresentanti delle istituzioni locali.

Il 29 gennaio parteciperemo all’assemblea nazionale al Liceo Tasso di Roma indetta dal Tavolo NO Autonomia Differenziata, per organizzare la mobilitazione in difesa dell’unità della Repubblica e dell’uguaglianza dei diritti.

*Responsabile campagna NO Autonomia Differenziata – Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea

di Tonia Guerra* -

La prospettiva disegnata in sequenza dalla legge di Bilancio 2023 e dalla proposta di Legge Calderoli offre un quadro a dir poco allarmante di un Paese ulteriormente diseguale, con livelli di povertà insostenibili, un deficit preoccupante di democrazia e un grave squilibrio dei poteri.

Finanziaria e LEP

La Legge di Bilancio appena approvata dedica i commi dal 791 all’801 ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), presupposto per l’Autonomia differenziata.

La “determinazione” dei diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale, che la Costituzione affida come competenza esclusiva allo Stato, viene attribuita ad una “cabina di regia”, presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri che delega il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, a cui partecipano i titolari di vari ministeri, il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, il Presidente dell’Unione delle Province d’Italia e il Presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani.

Tale organismo, partendo dal criterio della “spesa storica” e sulla base delle ipotesi tecniche formulate dalla “Commissione per i fabbisogni standard”, determina i LEP e predispone i DPCM da adottare nella Conferenza Unificata (Stato/Enti locali).

Nel caso di inosservanza dei tempi stabiliti, viene nominato un Commissario.

I costi del procedimento sono quantificati in 500.000 euro per ogni anno dal 2023 al 2025; a questi si aggiungono 1.145.000 euro per ogni anno a partire dal 2023 per i componenti della segreteria di nomina ministeriale.

Complessivamente, per far partire l’autonomia differenziata sono stanziati circa 6.600.000 euro nei 3 anni.

L’intero iter dovrebbe concludersi entro dicembre 2023.

In pratica

  • il tutto è gestito dal Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie;
  • l’esito sono decreti amministrativi che non hanno forza di legge;
  • il Parlamento viene esautorato anche se i Lep sono materia esclusiva dello Stato;
  • si definiscono livelli “essenziali” (non “eguali”) di prestazioni, ma non il relativo finanziamento, né ci si pone il problema della perequazione, dovuta e per anni disattesa.

DDL “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario”

Il quadro diventa ulteriormente preoccupante se accompagnato in successione dal progetto di legge Calderoli, presentato, in una versione aggiornata ma non ancora ufficiale, il 29 dicembre scorso.

Strizzando l’occhio a quanti avversavano l’autonomia differenziata appellandosi esclusivamente alla determinazione dei LEP, il DDL li prevede secondo quanto previsto dalla normativa vigente, la Legge di Bilancio appena approvata.

  • L’iniziativa per l’acquisizione di ulteriori forme di autonomia è in capo alla singola Regione, che può richiedere tutte le 23 materie.
  • La trattativa Regione-Governo è in capo al ministro per gli Affari Regionali e Autonomie, che propone l’intesa da far approvare in seno al Consiglio dei Ministri e inviare alla Conferenza Unificata e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali, per un parere tutt’altro che vincolante.
  • Dopo la sottoscrizione, l’intesa viene inviata alle Camere, che l’approvano con maggioranza assoluta.
  • Per finanziare il trasferimento delle funzioni fino alla determinazione dei fabbisogni standard si fa riferimento alla “spesa destinata a carattere permanente, fissa e ricorrente, a legislazione vigente, sostenuta dallo Stato nella Regione per l’erogazione dei servizi pubblici corrispondenti fatte salve le diverse previsioni contenute in ciascuna intesa”. Quindi, la spesa storica.
  • Le risorse umane, strumentali e finanziarie sono determinate da una Commissione paritetica Stato-Regione e l’intesa può essere modificata mediante iniziativa congiunta Stato-Regione.

C’è da rilevare, oltre che l’ennesimo sfregio al Parlamento, l’assenza di regole e motivazioni oggettive per accedere a ulteriori forme di autonomia, di riferimenti alle ripercussioni che ricadrebbero su altre zone del Paese, l’assenza di criteri rispetto al numero di materie, il fatto che non tutte vengano considerate riferibili ai LEP.

In pratica, l’autonomia differenziata è un fatto privato fra due stati, quello regionale e il governo.

Scompare l’interesse generale nazionale.

Per questo da anni ci battiamo contro tale progetto, che oggi acquista una pericolosità maggiore con un governo di destra e leghista, privo di un’opposizione parlamentare efficace e coerente, in molti casi connivente.

In questi mesi si sono moltiplicate le voci di dissenso, dal Tavolo contro l’Autonomia differenziata, ai sindaci del Sud, alle associazioni e ordini professionali, ai sindacati, ai movimenti che operano sul piano dei diritti umani, alle forze politiche di sinistra e di opposizione, ai rappresentanti istituzionali e sociali, alle comunità del Mezzogiorno che lottano contro l’impoverimento economico, lo svantaggio sociale e il pregiudizio culturale.

A loro si sono unite le ragioni di chi maneggia dati e fatti: Banca d’Italia, Svimez, Corte dei Conti, Caritas …

Il dissenso innervosisce il potere: Calderoli minaccia di rappresaglie giudiziarie chi lo accusa di voler spaccare l’Italia, chi dice la verità.

Ha paura ma non fa paura: possiamo fermarli.

*Resp. Mezzogiorno e campagna contro autonomia differenziata

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