di *Loredana Fraleone -

Sono passati 22 anni, da quel 18 febbraio del 2000, in cui “Liberazione” uscì con un inserto intitolato: “La Scuola sfiducia Berlinguer”. Era il giorno dopo il riuscitissimo sciopero della Scuola, indetto dai Cobas, Usi, Cub e Sin.Cobas e la poderosa manifestazione dei centomila a Roma, che aveva visto la partecipazione anche di molti iscritti alla CGIL Scuola, nonostante la posizione del loro sindacato, associazioni, una bella partecipazione del PRC, che da mesi contestava il maxiconcorso (ribattezzato concorsaccio) del ministro Berlinguer e il complesso delle sue politiche scolastiche.
Avevamo votato in solitudine contro la legge di parità, contro l'autonomia scolastica, con lo sguardo rivolto ai principi costituzionali e al futuro della Scuola pubblica, di cui vedevamo tutte le ferite che ne avrebbero compromesso la tenuta futura.
In venti anni molto è cambiato, il sistema politico è stato modificato per non avere opposizione in parlamento, la sequela di sconfitte subite da una categoria che da sola in due decenni ha cercato di resistere alle politiche liberiste ne ha fiaccato la combattività, l'impermeabilità dei governi di centrodestra e centrosinistra alle istanze sociali ha generato sconforto e passività. Il contesto fa sì che approfittando dell'estate e dell'attenzione rivolta alle prossime elezioni, il governo dei “migliori”, in tutta la sua compagine, compresi i ministri dei 5Stelle, voti un Decreto legge che, nello spirito del concorsone del ministro Luigi Berlinguer, introducendo la categoria dell'insegnante “esperto”. Si dividono così gli insegnanti tra esperti, non più di ottomila l'anno, che dopo tre percorsi formativi, riceveranno questa qualifica e un aumento retributivo di circa 450 euro mensili, e tutti gli altri
Ci sono voluti 20 anni per realizzare un progetto che non ha nulla a che vedere con la qualità dell'insegnamento di tutti/e, ed ha l'unico scopo di dividere, sottomettere, gerarchizzare ciò che solo se paritario garantisce libertà d'insegnamento, cooperazione, equità. Si tratta però di un provvedimento che dovrà essere confermato dal Parlamento, da quello rieletto, che potrebbe avere di nuovo forze d'opposizione al suo interno. Questa volta anche la FLC-CGIL è fermamente contraria al provvedimento, oltre ai sindacati di base, e la partita si potrebbe riaprire.
Rifondazione Comunista farà tutto il possibile perché l'ennesimo golpe agostano contro la Scuola della Repubblica sia rispedita ai mittenti.

* Responsabile Scuola Università Ricerca PRC/SE

Dopo un lungo silenzio lavoratori e lavoratrici della Scuola tornano a farsi sentire; non succedeva dai tempi della grande mobilitazione contro la “Buona Scuola”, che riuscì solo a bloccare i provvedimenti più brutali, ma segnò anche la sconfitta di un grande movimento di studenti e insegnanti contro provvedimenti dettati dalla crescente subalternità a Confindustria. Il ministro Bianchi intende continuare su questo solco e se possibile approfondirlo. Ma il mondo della scuola comincia a reagire di fronte a condizioni, come quelle che stanno colpendo l'intera categoria, penalizzata sul piano contrattuale e dai provvedimenti contenuti nel D.L. 36, penalizzanti sul piano economico, con ulteriori tagli occupazionali, con umilianti meccanismi di reclutamento e formazione per il personale. Le adesioni allo sciopero sono state significativamente alte nelle scuole e nei territori più sindacalizzati, meno nelle altre situazioni dipendenti da un'informazione sempre più asservita al governo.

Prendiamo come un dato molto positivo la combattività di coloro che hanno manifestato e potrebbero veicolare le ragioni dello sciopero dove ancora non sono acquisite. Apprezziamo l'intervento e le conclusioni del segretario nazionale della FLC-CGIL Francesco Sinopoli nella piazza di Roma, che ha pubblicamente “promesso” la non accettazione della miserabile offerta salariale del governo per il contratto e la continuità della mobilitazione contro il D.L. 36.

Continueremo, come Rifondazione Comunista, a sostenere la mobilitazione della Scuola, che potrebbe rappresentare l’avvio di una nuova stagione di lotte contro un governo che non “bada a spese” per le armi, taglia le spese sociali e non tutela le masse popolari rispetto al caro vita crescente.

Loredana Fraleone, responsabile nazionale scuola, università, ricerca.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Un altro ragazzo, in alternanza scuola lavoro, subisce le conseguenze “dell'addestramento” voluto da quella che ha osato definirsi “Buona Scuola”, ed è rimasto gravemente ustionato in un’officina a Merano, dove è ricoverato in pericolo di vita. Non basta lo stillicidio senza fine delle morti di lavoratori sacrificati sull’altare di un sistema, che in nome del profitto uccide, ora il lavoro insicuro colpisce anche gli studenti. Non è passato molto tempo dalle morti di Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, che già siamo costretti a temere per la vita di un altro ragazzo che si trovava in un posto sbagliato intento a compiti sbagliati. Non ci stancheremo di ripeterlo, è un’idea di formazione ben misera quella che sottrae un ragazzo alla scuola proprio nell’età in cui deve ancora acquisire una solida formazione di base e uno sguardo consapevole sulla società e sul mondo. L’obiettivo vero di tanta ostinazione nell'addestrare durante il periodo di formazione è quello di assuefare anzitempo le persone allo sfruttamento, con salari sempre più bassi e condizioni di lavoro insicure e precarie. L'attuale ministro Bianchi vuole dare persino alla scuola di base la finalità del lavoro come priorità assoluta, nella cinica corsa ad assoggettare progressivamente tutto il tempo di vita delle persone al dominio del profitto. Sosteniamo da tempo che l’alternanza scuola lavoro e gli stage devono essere aboliti e che si deve elevare l'obbligo scolastico , come già avviene in molti paesi europei.
Augurandoci la guarigione del Giovane studente, sosteniamo con forza l’iniziativa dell’Unione degli Studenti che organizzerà “scioperi e mobilitazioni studentesche in tutto il paese”

Loredana Fraleone responsabile nazionale scuola università e ricerca
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Rifondazione Comunista aderisce e partecipa allo sciopero della Scuola indetto dai Cobas, Cub, Unicobas, USB e Cobas Sardegna per il 6 maggio, con presidio alle 9 sotto il MIUR, e sostiene convintamente la mobilitazione della categoria avviata dai sindacati CGIL, CISL, UIL, Gilda e SNALS.

In entrambe le piattaforme si avanzano proposte contro il precariato e il decreto sul reclutamento, che introduce modalità farraginose e umilianti per chi vi accede; in entrambe si chiedono la stabilizzazione del personale Covid; il rinnovo contrattuale, scaduto da oltre due anni, con aumenti contrattuali che recuperino l'inflazione e il livello di potere d'acquisto perso negli ultimi anni; la destinazione di risorse adeguate alla Scuola, ulteriormente tagliate dal governo dello 0,5%; la riduzione del numero degli alunni per classe; il rifiuto di interventi di gerarchizzazione della categoria. Richieste che nell’insieme che vanno nella direzione di salvaguardare i diritti del personale e il diritto allo studio per alunni e alunne.
Draghi non se la può cavare con l’ennesimo bonus che non copre che una parte molto piccola dei nuovi aumenti del costo della vita previsti per il 2022 e lasciando inalterati i gravi problemi strutturali della scuola italiana.

È tempo che il governo dei “migliori” ascolti le richieste dei sindacati e risponda ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, che stanno pagando anche i costi di una guerra, per la quale si spende in armi invece che in iniziative di pace.

Loredana Fraleone responsabile Scuola Università Ricerca
Antonello Patta responsabile Lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

di *Loredana Fraleone -

Sembra un'ansia distruttiva e autodistruttiva quella del capitalismo di questa fase, radicale e cieca, basti pensare alla questione ambientale e alla guerra, metodo permanente ormai per regolare i rapporti di forza tra grandi blocchi economici. Le macerie che vediamo costantemente in tv, non di “tutte” le guerre in corso, alludono alla distruzione di quello di cui abbiamo usufruito in Europa dopo la seconda guerra mondiale, il welfare che ne era scaturito. In Italia si aspettava, durante la pandemia, un rilancio o almeno una tenuta dei settori pubblici, come scuola e sanità, pesantemente ridimensionati dalla globalizzazione liberista. La preoccupazione principale dei governi, che si sono succeduti, in continuità con le politiche europee è stata invece la tutela delle imprese, qualunque funzione avessero e garanzia occupazionale dessero. I soldi messi a disposizione dall'Europa, vengono spesi dal governo senza neanche un accenno di riconversione ecologica e allo stesso tempo si riducono le risorse ai soliti noti, mentre si arriva a togliere l'IVA, sulle armi.
Per la scuola la riduzione delle risorse viene giustificata dal calo demografico, che poteva invece essere l'occasione per mettere mano, almeno in parte, ai suoi annosi problemi. Non si modifica la legge che regola la formazione delle classi, cioè il numero degli alunni; non si affronta il problema dell'abbandono scolastico, ulteriormente cresciuto con la pandemia; non si ripristina il medico scolastico, nonostante i problemi di controllo sanitario; non si risolve il problema del precariato, se non per varare concorsi improntati al nozionismo estremo, con quiz che niente hanno a che vedere con cultura e capacità pedagogica dei/delle futuri/e insegnanti; non si mette in discussione il sistema di valutazione nazionale INVALSI, un costoso carrozzone che misura così dette “competenze” avulse dalla capacità di apprendimento; non si rinnova il contratto di lavoro del comparto scaduto da anni; non si mette in discussione l'alternanza scuola/lavoro, nonostante ciò che è successo, ma il ministro più organico a Confindustria di sempre, non fa altro che progettare ogni segmento scolastico, a partire dalle elementari, sempre più finalizzato al rapporto (leggi subordinazione) col mondo del lavoro.
Le conseguenze della guerra, come sempre, cadranno sulla stragrande maggioranza della popolazione e si può solo ipotizzare un peggioramento della situazione, ma la credibilità del governo Draghi, con quella di tutti i partiti che l'appoggiano, è in costante calo e segnali di reazione diventano frequenti, a partire dalla non accettazione della narrazione governativa e dei media sulla guerra.
In molte scuole sono appese bandiere della pace, in alcune iniziative di solidarietà si chiede di avviare trattative, perché nonostante tutto sono i luoghi più inclusivi e dove il sistema di relazioni fa i conti quotidianamente con le diversità.

*Responsabile Scuola Università Ricerca Rifondazione Comunista/SE

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