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Uno sciopero generale europeo per rispondere al generale attacco al welfare state europeo. Potrebbe essere questo il prossimo passo per la Confederazione europea dei sindacati (Ces), o per parte di essa, dopo la giornata di mobilitazione europea indetta per il 29 febbraio alla vigilia del vertice Ue di marzo che avrà al centro il varo del "fiscal compact". Anche di questo si è discusso oggi in Cgil nel corso dell'iniziativa 'La crisi globale e il modello sociale europeo, tra i vincoli di bilancio e il ruolo delle politiche pubbliche' che ha visto visto riuniti esponenti di diversi sindacati europei, tra questi Cgt (Francia), Fgtb (Belgio) e Cc.Oo. (Spagna).
Negli interventi dei diversi sindacalisti è emersa una stessa analisi della crisi, come una stessa comune rivendicazione: “Serve dare urgentemente avvio - è stato detto - ad una transnazionale 'fase due' che abbia al centro crescita e lavoro”.



Seguita a diminuire il potere d'acquisto delle retribuzioni. A dicembre - secondo i dati Istat - a fronte di un aumento tendenziale dei prezzi al consumo del 3,3%, le retribuzioni contrattuali sono cresciute solo dell'1,4% (le orarie) e dell'1,5%, quelle per dipendente. Si tratta dell'incremento più basso dal 1999. Insomma, l'inflazione si è mangiata in dicembre l'1,8-1,9 per cento dei salari. Per una retribuzione lorda di 2 mila euro mensili si tratta di una sforbiciata di oltre 36 euro. Intanto sempre l'Istat ha fatto sapere che a gennaio la fiducia dei consumatori è rimasta stabile a quota 91,6, come in dicembre, il valore più basso dal 1996, ovvero dall'inizio delle serie storiche confrontabili.
«Vedo la vita solo da un occhio, l'altro è di vetro. Se da questo unico occhio vedo molte cose, ne vedo molte più dall'altro. Perché l'occhio sano mi serve a vedere, quello cieco a sognare». Questa poesia di Sevak, poeta armeno, rispecchia al meglio, secondo me, lo spirito con il quale dovremmo disporci al Forum dei comuni per i beni comuni che si svolgerà sabato a Napoli. Le associazioni, i movimenti, le cittadine e i cittadini, gli amministratori che ne prenderanno parte, infatti, dovranno dimostrare al governo e all'Europa che esiste un'altra strada per rispondere alla crisi economica e istituzionale in atto.
Gli arresti del 27 gennaio sono l’ennesimo tentativo di ridurre il movimento NO TAV ad un problema di ordine pubblico al fine di dividerlo e delegittimarlo. È l’ennesimo punto di continuità tra il governo Berlusconi e il governo Monti: non si riconoscono le ragioni di chi protesta, non si tratta, ma si agisce militarmente, si determina un clima di tensione e poi si processa sulla base degli scontri che avvengono. Il 28 giugno e il 3 luglio ho partecipato anch’io alle manifestazioni in Val di Susa, sono stato abbondantemente gasato e voglio affermare ancora una volta che - al contrario di cosa si vuol far credere - il movimento NO TAV non è un problema di ordine pubblico ma una grande esperienza politica in cui una comunità vuole decidere democraticamente sul proprio futuro, così come democraticamente decide le forme e i contenuti delle mobilitazioni. Voglio quindi esprimere la mia solidarietà al Movimento No Tav e l’impegno a proseguire la lotta affinché quello sperpero di danaro pubblico, inutile e dannoso, venga fermato e la Val di Susa non sia più una terra militarizzata



