agricoltoriIl governo Monti fa terra bruciata dell'agricoltura. Lo fa prendendo posizione in sede europea in favore degli Ogm. Lo fa brandendo le armi della riforma del mercato del lavoro, con l'annuncio dell'eliminazione della disoccupazione agricola. Un provvedimento questo che significherebbe lasciare senza reddito e senza contributi centinaia di migliaia di lavoratori. Una scelta che distruggerebbe il lavoro stagionale che rappresenta oltre il 90% dell'occupazione totale in agricoltura, settore che vive di stagionalità.

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no ombrina

Straordinaria mobilitazione per la manifestazione di sabato 13 aprile a Pescara

contro la deriva petrolifera in Abruzzo e in Adriatico.

Finora pervenute oltre 250 adesioni di associazioni, sindacati, movimenti e comitati, enti locali, organizzazioni politiche, diocesi e aree protette.

Prime crepe nella strategia pro-petrolio al Ministero dell'Ambiente, refrattario invece quello delle Attività Produttive: è tempo di insistere.

In Abruzzo è in atto una mobilitazione che sta assumendo i caratteri della vera e propria sollevazione pacifica contro i mega-progetti petroliferi che vogliono imporre la trasformazione della regione e del suo mare in distretto minerario per gli idrocarburi” così oggi i promotori durante la conferenza stampa svoltasi a Pescara. “Per questo invitiamo i cittadini a scendere in piazza per la manifestazione che avrà inizio domani sabato 13 aprile alle ore 15:30 a Pescara, con concentramento alla Madonnina presso il Ponte del Mare”.

Il corteo si muoverà seguendo il lungofiume nord verso Piazza Italia (comune di Pescara) per poi seguire corso Vittorio Emanuele e Corso Umberto, girando su via Fabrizi per poi raggiungere il Lungomare Matteotti terminando allo Stadio del Mare presso il monumento della Nave di Cascella sulla riviera nord. Qui dal palco avverrà la lettura da parte di artisti teatrali di un documento redatto dagli organizzatori e vi saranno due interventi di esperti di agricoltura ed energia rinnovabile. La musica degli Anemamè e di C.U.B.A. Cabbal chiuderà la manifestazione.

Chi vorrà potrà raggiungere il punto di ritrovo anche in bicicletta partendo da Montesilvano - Piazza Diaz alle ore14:30, da Sambuceto - Piazza Municipio ore 14:30 e da Francavilla - Asterope ore 14:30, per andare a costituire uno spezzone del corteo fatto da tanti ciclisti con le loro biciclette NO-OIL!

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di Gianluca Schiavon

Si è svolto a Marsiglia presso i Dock des Suds dal 14 al 17 marzo il FAME, Forum alternativo mondiale dell'acqua.

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Prorogate questa mattina, 12 gennaio 2022, dal sindaco dell'area metropolitana Gualtieri, le ordinanze della precedente sindaca, Raggi, del 14 e 16 luglio 2021 che avevano disposto la riapertura della discarica di Roncigliano per risolvere l'emergenza rifiuti della capitale.

Al di là dei proclami elettorali e post nomina, in cui Gualtieri vantava un cambio di rotta rispetto all'amministrazione pentastellata, nell'ordinanza di oggi è scritto chiaramente "il persistere delle condizioni che hanno dato luogo all'emissione della precedente ordinanza e del permanere dell'esigenza di conferire i rifiuti presso la discarica di Albano anche per l'anno 2022".
L'ennesimo atto di arroganza politica e amministrativa.
L'ennesima dimostrazione di mancanza di progettualità e volontà.
Il tutto condito da due condizioni peggiorative, rispetto alle ordinanze della Raggi, perché in questa si fa riferimento ai rifiuti di Roma e di altri 24 Comuni dell'area metropolitana, non si aggiunge alcun tipo di controllo e si demanda alla Regione Lazio la verifica della capacità residua della discarica, secondo la capacità massima prevista dall'autorizzazione del 2009 che prevede innalzamento degli argini fino al 20%, in pratica una nuova collina ai Castelli Romani, ma fatta di immondizia della Capitale!

Non ci arrenderemo a tale arroganza, né come cittadine e cittadini, né come comitati e come associazioni, ed anche per questo parteciperemo alla manifestazione-presidio a Piazza SS Apostoli, a Roma, il 15 gennaio dalle ore 9:30, sotto la prefettura e la città metropolitana.

Elena Mazzoni, responsabile nazionale ambiente, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

ambiente18Il 31 ottobre del 2018 lo stato italiano firma un contratto, con il gruppo franco-indiano ArcelorMittal, per l’affitto e poi l’acquisto, nel 2021, dell’ex ILVA.

Nel novembre del 2019 la ArcelorMittal annuncia che se ne andrà da Taranto. Senza lo scudo penale, la clausola di “non punibilità” dei gestori dello stabilimento, per eventuali danni ad ambiente e salute causati dall’attività nel periodo necessario al completamente del piano ambientale, ovvero fino al 2023, che per l’azienda rappresentava “la base del piano di risanamento”, stando alle parole della amministratrice delegata di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, il recesso del contratto è irrevocabile e con esso lo spegnimento degli altiforni tramite la colatura della salamandra, la ghisa residua che resta nel fondo del forno, procedura che rende poi necessari 6 mesi prima di riaccendere l’impianto e che indebolisce la possibilità di trovare un nuovo acquirente.

Lo scontro tra il governo e la proprietà della ArcelorMittal ora si gioca tra tavoli politici ed aule di tribunale.

Ma chi è il colosso franco-indiano che ha in mano le sorti di oltre 10.000 lavoratori italiani?

Un gruppo leader del settore siderurgico e minerario, che opera dall’automotive all’edilizia, dagli elettrodomestici fino agli imballaggi ed ha siti industriali in 18 paesi.

Un gruppo sulla cui attività getta ombre un fitto numero di contenziosi ambientali e un operato spesso fuori dalle regole.

È un filo nero di processi penali quello che lega Taranto al Canada, gli USA al Sud Africa, la Francia all’Ucraina*.

Nero, come i puntini sulla mappa del gioco preferito dalle multinazionali: “inquina e scappa”.

Sversamento di cianuro ed ammoniaca in Indiana, lo dice l’EPA, agenzia federale per la protezione dell’ambiente; inquinamento delle acque nella miniera del Fermont, in Quebec, tra il 2011 e il 2013 e altri 39 capi di imputazione.

La multinazionale è sotto processo per l’inquinamento della Mosella, in Francia, per sversamento nelle acque del fiume di acido cloridrico, gestione irregolare di rifiuti e funzionamento non autorizzato di un impianto.

In Sud Africa è attivo un processo per inquinamento e danni alla popolazione Sebokeng, Sharpeville e Boipatong, procedimenti che fanno assurgere la ArcelorMittal al ruolo di più grande inquinatrice di aria nel paese.

Simile situazione in Bosnia Erzegovina, con denunce delle associazioni ambientaliste sullo stato dell’acciaieria di Zenica, e in Ucraina, dove è direttamente il presidente Zelensky ad accusare la multinazionale di non tenere fede agli impegni presi.

La lista dei contenziosi di ArcelorMittal è lunga eppure, un anno fa, quando la compagnia si è presentata alla gara per acquistare l’ILVA di Taranto, nonostante la sua reputazione, l’offerta è stata giudicata la migliore.

Le promesse di mettere in sicurezza l’impianto e i terreni dove sono depositati i minerali di ferro sono parole al vento, lo stesso che sposta le nuvole di polvere rossa sulla città dove si è costretti a scegliere se lavorare o morire.

*Fonte https://mg.co.za/tag/arcelormittal

Finalmente scritta una pagina di giustizia, anche se bisognerà aspettare di celebrare un nuovo processo per veder – con ogni probabilità – il riconoscimento dei danni e i conseguenti risarcimenti ai cittadini del Mugello: questo, in un momento nel quale viene scritta una pagina sicuramente positiva di questa vicenda, è il boccone amaro da ingoiare.

Così Monica Sgherri – capogruppo di Rifondazione Comunista – FdS in Consiglio Regionale a commento della sentenza della Cassazione – come riportato anche sulla stampa di oggi - che ha annullato la sentenza e quindi le assoluzioni comminate nel processo d’appello per i danni TAV in Mugello.

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acqua_incontro

Venerdì 11 Novembre dalle ore 11 alle ore 16, a Roma, presso il Centro Congressi Cavour in Via Cavour 50, si terrà un seminario di approfondimento rivolto a tutti i rappresentanti istituzionali della Federazione della Sinistra e aperto a tutte/i le/i compagne/i interessate/i alle iniziative politiche da assumere nelle istituzioni territoriali, in stretto collegamento con i movimenti per l'acqua, per ottenere l'attuazione della volontà espressa dalla maggioranza del popolo italiano nel referendum del 12 e 13 Giugno scorso.

Interverrà Marco Bersani e altri esponenti del Comitato.

Cari compagni,

contro la devastante “manovra anticrisi” messa in atto dal Governo non si possono risparmiare energie, iniziative di lotta e forme di opposizione.
Tra queste va sicuramente percorsa anche quella giurisdizionale. Sono diversi infatti, anche a parere di autorevoli giuristi, i profili di incostituzionalità presenti nei vari articoli della Legge 14/9/2011 n.148.
Dall’articolo 3 che, affermando pomposamente l’assoluta libertà dell’iniziativa economica privata, si configura come una riforma impropria dell’art. 41 della Costituzione che, come è noto, la vincola indissolubilmente a finalità sociali;   al famigerato articolo 8 che di fatto fa tabula rasa di secolari conquiste di civiltà del nostro movimento operaio, dalla contrattazione collettiva nazionale alla tutela contro i licenziamenti ingiustificati;  passando per il subdolo articolo 4 che, esattamente all’opposto rispetto a quanto recita il suo titolo (“adeguamento della disciplina dei servizi pubblici  locali al referendum popolare e alla normativa dall’Unione europea”), ribalta il risultato del referendum del 12 e 13 Giugno scorso. Esso infatti ripropone sostanzialmente l'articolo 23 bis della legge Fitto-Ronchi che imponeva la privatizzazione dei servizi pubblici locali, abrogato dall'esito del primo quesito referendario. L’esclusione dell’acqua dalla nuova formulazione normativa non fa venire meno l’anticostituzionalità del pacchetto anticrisi.

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