121012polillodi Romina Velchi
Che il sottosegretario «alle chiacchiere» (copyright di Massimo Gramellini sulla Stampa) Gianfranco Polillo fosse una mina vagante lo avevamo sospettato. Ma, adesso che ne ha combinata una davvero grossa, ne abbiamo la certezza.
Il fatto è noto: martedì sera, durante la trasmissione Ballarò, Polillo ha annunciato una decisione del governo che non era ancora stata presa e cioè la riduzione di un punto per i primi due scaglioni dell’Irpef (quindi, i redditi più bassi). L’uscita del sottosegretario, a consiglio dei ministri ancora in corso, pare abbia mandato Monti su tutte le furie non tanto sul merito, quanto sul metodo e spinto alcuni ministri a chiedere la testa di Polillo (ovvero, a togliergli le deleghe). Palazzo Chigi si è affrettato a diffondere immediatamente una smentita, letta in diretta a Ballarò (con annessa figuraccia per Polillo).

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economia_mundialdi Mimmo Porcaro

E' ormai evidente a tutti che una delle cause principali della perdurante crisi e dei suoi esiti reazionari sta nella perdita di sovranità della politica rispetto all'economia: gli enormi aggregati finanziari dell'occidente iperliberista prima generano caos economico grazie alla latitanza o alla fattiva complicità degli stati, poi si salvano grazie alla razzia delle risorse pubbliche garantita da governi zeppi di uomini delle holding bancarie, poi speculano contro gli stati stessi per lucrare il possibile e privatizzare anche l'impossibile.

La precondizione di ogni soluzione economica della crisi sta dunque nella riconquista di potere da parte della politica, nonché nel passaggio dalla cosiddetta globalizzazione ad una relazione multipolare tra macroaree economico-politiche relativamente chiuse ai movimenti del capitale speculativo e aperte, piuttosto, alla cooperazione ed alla reciprocità.

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pannellofotovoltaicodi Luca Aterini
L'ideologia del mercato come portatore sano di equilibrio - sempre e comunque - ha condotto l'Italia, il terzo paese manifatturiero d'Europa, a far muovere a tentoni la propria economia in un mondo ogni giorno più complesso e interconnesso. A fronte di difficoltà crescenti, il corpo pubblico ha progressivamente abbandonato le redini della politica industriale del paese, oggi praticamente assente, lasciandolo senza un indirizzo da seguire per uscire dal pantano della crisi. Mentre l'ultimo rapporto Censis ci aiuta dunque a dipingere un'Italia frastornata e stanca, non possiamo esimerci dal domandarci come procedere ad un'inversione di rotta.

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di David Bidussa

Nel febbraio 1794 Robespierre avverte l’affanno del suo governo, sente che il Paese è in preda ai miasmi di un conflitto interno lacerante, percepisce che la partita tante volte giocata e vinta negli ultimi 16 mesi (prima con la storica battaglia di Valmy nel settembre 1792, poi nella discussione sul destino del Re di Francia, infine nella battaglia interna prima in Vandea e poi a Tolone nel 1793), non è finita. Occorre rinnovare il senso di una missione politica, insistere sul fine a cui tendere, motivare di nuovo un’opinione pubblica distratta, lacerata dalle divisioni, smarrita nelle proprie incertezze. Alla fine tiepida rispetto ai duri compiti dell’ora.

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di Claudio Grassi e Bruno Steri

Dai primi resoconti sul vertice europeo risulta che il nostro Presidente del Consiglio abbia strappato qualche provvidenza anti-spread, fermi restando – ça va sans dire – il mantenimento ed anzi l’intensificazione di “comportamenti virtuosi” da parte dell’Italia. Qual è dunque, dal punto di vista del conflitto tra opposti interessi di classe, il punto saliente della partita che si sta giocando attorno al capezzale dell’Europa? Vediamo. Da mesi è in corso un’offensiva diplomatica nei confronti della riottosa Germania: la sabbia della clessidra europea sta venendo meno e non c’è più molto tempo da perdere.

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121115scontridi Giacomo Russo Spena
Una manganellata in pieno volto. Quando il ragazzo è a terra, già immobilizzato. Dal video che sta girando in Rete, sembra anche non voler opporre resistenza. E allora perché? Come motivare quella manganellata? Forse non ha né senso né giustificazione, come del resto i rastrellamenti, il fitto lancio di lacrimogeni e le decine di fermati in giro per l'Italia.
Era la giornata di mobilitazione europea contro le politiche di austerity imposte dalla troika e qui da noi dal governo Monti, dove i risultati sono alquanto discutibili visto che in un anno di "tecnici" il debito pubblico è salito più che in tre anni di Berlusconi e il disagio sociale cresciuto in maniera esponenziale.

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fiat melfidi Adriana Pollice
Si teme che i 2400 ancora in attesa non rientrino mai. Crisi anche a Pratola Serra e alla Marelli
Una settimana proclama l'avvio della ripresa, quella successiva suona il de profundis per il mercato dell'auto. Così l'ad Fiat, Sergio Marchionne, dopo aver annunciato nuovi mirabolanti investimenti in Italia per lanciare entro il 2016 diciassette nuovi modelli e l'aggiornamento di altri sette, sulle colonne del Financial Times ieri ha disegnato un futuro nerissimo per le industrie automobilistiche europee, che starebbero creando le condizioni «perché si scateni un uragano» a meno che, ragiona Marchionne, non si faccia qualcosa contro l'eccesso di produzione rispetto alla domanda di auto: «Quanto tempo si può continuare a sovvenzionare l'Europa a questi ritmi?», si domanda prima di profetizzare «ci sarà una qualche implosione». In sostanza, toccherà chiudere qualche fabbrica. Il Lingotto allora scommette sul segmento di fascia alta e il 30 gennaio inaugura lo stabilimento delle Officine Maserati di Grugliasco, nel torinese.

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forneroDi Alessandro Robecchi

Siccome dei tanti posti (fissi e fississimi) del professor Monti abbiamo già detto (qui) e non vorremmo diventare monotoni, ecco un'altra edificante storia di ministri tecnici che ci ricorda l'importanza di avere una famiglia unita e (possibilmente) non precaria. La ministra Fornero, per esempio.Naturalmente ha un posto fisso, è docente ordinario di Economia Politica all'Università di Torino. Come suo marito Mario Deaglio, docente di Politica Economica all'Università di Torino. E come anche la figliola, professore associato di Medicina. Dove?

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ingroiadi Antonio Ingroia
Apro oggi un blog da quaggiù, in Guatemala, terra difficile ed assai lontana dal Paese cui ho dedicato la mia vita, per una semplice ragione. Sento l'esigenza di far sentire la mia voce. Anche per non darla vinta a quelli che pensavano di essersi liberati di me col mio trasferimento in America Centrale...
Perché questo titolo? Perché "Partigiani della Costituzione"? Per tante ragioni.
In primo luogo, perché mi piace ricordare quei partigiani che hanno fatto la democrazia nel nostro Paese e che per combattere meglio la loro battaglia per la libertà scelsero di fare resistenza lontano dalle loro città. Andarono in montagna. Ed io sto qui, sull'altopiano dove sorge Città del Guatemala.

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