di Luca Sappino
Quando sono stati presentati i quesiti, lo scorso 11 settembre, bisogna dirlo, la foto non era delle più belle. E non perché la politica non dovesse esserci, in quella foto, anzi. Erano però giorni di polemica, di primarie e coalizioni, e così anche quel momento fu trascinato nel quotidiano dibattito sul centrosinistra. Di Pietro, Vendola, Ferrero, Diliberto, Bonelli e pure Gian Paolo Patta, ex sottosegretario del governo Prodi, ritratti tutti insieme, furono un boccone troppo gustoso per i più polemici sostenitori della continuità montiana. È innegabile che, la presentazione dei quesiti referendari sul lavoro, rappresenti anche una mossa centrale nella partita a scacchi condotta dai partiti della sinistra largamente intesa. I due quesiti abrogativi sulla modifica dell’art.18 dello statuto dei lavoratori e sull’art. 8 dell’ultima finanziaria del governo Berlusconi, sono l’unico concreto punto di rottura, offerto ad oggi dall’opposizione al governo dei tecnici, utile per mettere in discussione la continuità e il rapporto con l’agenda Monti. Ma non solo.