pensionifiom

di Romina Velchi
Due assegni su tre  (il 77%) non arrivano ai mille euro; di questi il 49% è sotto i 500 euro; l’assegno medio è di appena 770 euro mensili, che diventano 569 per le donne (quasi la metà degli uomini, 1.047 euro). Sono davvero «numeri che fanno rabbrividire» (per usare le parole del vicepresidente vicario di Confesercenti Vivoli) quelli illustrati ieri nel corso della presentazione del Rapporto 2011 dell’Inps.

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120427pensioniIl dato emerge dalla rilevazione condotta dall’Istat insieme all’Inps. Per 2,4 milioni di pensionati, addirittura, non si arriva a 500 euro. Le donne sono le più penalizzate.
Nel 2010 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche, pari a 258,477 miliardi di euro, è aumentata dell’1,9% rispetto all’anno precedente; in diminuzione, invece, risulta la sua incidenza sul Pil pari al 16,64% a fronte di un valore di 16,69% registrato nel 2009. E’ quanto emerge dalle rilevazioni annuali sui trattamenti pensionistici e sui loro beneficiari condotte dall’Istat e dall’Istituto nazionale della previdenza sociale. Le pensioni di vecchiaia assorbono il 71% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,9%, quelle di invalidità il 4,5%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e le indennitarie per l’1,7%. E se il 47,9% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% va alle regioni del Centro ed il restante 31,6% nel Mezzogiorno. Secondo l’Istat i pensionati sono 16,7 milioni e percepiscono, in media, 15.471 euro all’anno: il 14,4% , circa 2,4 milioni, riceve meno di 500 euro mensili; il 31%, 5,2 milioni di individui, tra i 500 e 1.000 euro, il 23,5% tra 1.000 e 1.500 e il restante 31,1% più di 1.500 euro.

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Galapagos

120120italiaDraghi parla di «segnali incoraggianti», ma non esclude rischi di peggioramento dell'economia nell'area euro. E invita a «creare i nostri sistemi di rating» Il Fmi rivede le previsioni per il prossimo biennio. Futuro nerissimo per l'economia italiana: Il Pil diminuirà del 2,2% quest'anno e dello 0,6% nel 2013. E va male tutta l'Eurozona Nel 2012 il Pil tedesco aumenterà di appena lo 0,3; +0,2% per la Francia; -1,7% la Spagna
Un biennio nero, anzi nerissimo, per l'economia italiana nel quadro di una generale quasi stagnazione dell'economia globale per colpa soprattutto della crisi di Eurolandia. Il pessimismo questa volta ha una fonte autorevole: il Fondo Monetario Internazionale che martedì presenterà l'aggiornamento del Word economic outlook che - secondo indiscrzioni dell'Ansa - ha proceduto a una corposa revisione delle precedenti previsioni. Ovviamente in senso peggiorativo, in particolare per quanto riguarda l'Italia.

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121017g8 01Noi sottoscritti cittadini italiani: Avv. Fabio Anselmo, Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Domenica Ferulli, Patrizia Moretti, Luciano Isidro Diaz, Maria Ciuffi, Irene Testa

premesso che:

• nell'ordinamento giuridico italiano un reato che punisce un fatto grave come la "tortura", così come definita universalmente e identificata dalle Nazioni Unite in termini di diritto internazionale, con la Convenzione delle Nazioni Unite del 1984 contro la tortura e le altre pene o trattamenti inumani, crudeli o degradanti, che l'Italia ha ratificato nel 1988, ancora non è previsto. Nonostante siano passati 22 anni da quella ratifica, l'Italia continua ad essere totalmente inadempiente sull'introduzione di una fattispecie di "reato di tortura" nel proprio codice penale, così come espressamente richiesto dalla Convenzione (Art. 4).

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120125lavorodi Marco Revelli
«Chi rappresenta, oggi, il lavoro?», E soprattutto: «Chi lo rappresenterà nell'Italia del dopo-elezioni?». E «come?» Queste domande, che la Fiom aveva posto il 9 giugno, chiamando le forze politiche della sinistra a confrontarsi a Roma, al Parco dei Principi, hanno assunto in questi mesi una sempre più drammatica rilevanza. Che si chiama Taranto, Alcoa, Fiat, Termini Imerese, Carbosulcis... con gli operai costretti a scendere nelle viscere della terra (a 400 metri di profondità), ad arrampicarsi in cielo, su ciminiere e carro-ponti a decine di metri di altezza, a esporre i propri corpi e le proprie vite nude, per forare il muro di silenzio che si è alzato intorno alla loro condizione. E rimediare al vuoto di parola - e di rappresentanza nello spazio pubblico - che affligge oggi il lavoro. Senza che nel mondo della politica «ufficiale» nulla accada.

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Luca Fazio

120129pisapiaApriti cielo. Una piccola fatwa ha colpito il sindaco Pisapia. Il comune di Milano dispone di un piccolo gruzzolo, poco più di 4 milioni di euro, da destinare ai cittadini in difficoltà economica. Si chiama Fondo Anticrisi e da quest'anno il bando è stato ampliato anche alle coppie di fatto. Anche a una donna che sta con una donna e a un uomo che sta con un uomo. Non è la rivoluzione, è la semplice constatazione che anche tra le unioni civili (sembra il contrario di incivili...) la povertà avanza e non ci sono famiglie di serie A e di serie B. Almeno così la pensa Pisapia.

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1gaza
di Federica Pitoni*

Il sangue gela. Sudore freddo. Lo stomaco stretto in un pugno di acciaio. Gli occhi si socchiudono per poi riaprirsi. La bocca diviene arsa. Il cuore per un attimo cessa di battere, per poi riprendere impetuoso, accelerando il battito e facendo pulsare forte il sangue. Il cervello elabora quel che gli occhi hanno appena fotografato. No! No! No! Io non voglio vedere. Io non voglio sapere. No! No! No! Piccolo corpo straziato, la testa reclinata, il sangue che ti imbratta. Piccolo corpo straziato da una guerra che non vede fine, da una violenza cieca che imbratta l’anima, sangue palestinese che scorre e impregna una terra che nessuno vuole chiamare Palestina, giovane vita che si ferma nella sua corsa, che colpa avevi? Avevi sangue palestinese e correvi per le strade della tua terra. Questa è la tua colpa. Domani avresti combattuto per questa tua terra. Ma qualcuno ha deciso che per te domani non doveva esistere. E ha fermato la tua corsa. No! No! No! Io voglio vedere. Io voglio sapere. Io voglio raccontare. La mia rabbia. Il dolore di un popolo che è anche il mio popolo. Io non chiuderò gli occhi. E urlerò fino a quando non assorderò il mondo con le mie urla. Perché tutti devono sapere. Tutti devono sentirsi responsabili.

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parlamento

da Keynesblog.it

Che l'aumento delle disuguaglianze tra i redditi dei paesi sia oggi un fatto acclarato, è una cosa, ma che tale aumento possa considerarsi il naturale prodotto di processi economici ineludibili, è ben altra cosa. Questa situazione è infatti l'erede diretta dell'ortodossia economica che domina da più di 30 anni e che ha giudicato salutare per l'economia la concentrazione del reddito, che così...

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di Paolo Ferrero

Il risultato dei referendum di domenica e lunedì scorso è la conferma di un profondo cambiamento che sta avvenendo nel paese e che già si era annunciato nelle elezioni amministrative. In questi giorni è stato sottolineato come i referendum segnalino la crisi organica delle destre, il declino di Berlusconi e l’attenzione sul nucleare suscitata dal disastro di Fukuscima. Il dato di fondo del referendum è però che il voto sull’acqua pubblica ci parla di una decisa inversione di tendenza dell’opinione pubblica del paese sulla questione delle privatizzazioni. Il tema dei beni comuni – a partire dall’acqua – è diventato la forma innovativa in cui si può parlare di pubblico. Un pubblico qualificato dalla dimensione democratica e comunitaria e per questo non riconducibile in alcun modo alla stagione politica del clientelismo democristiano. Da questi referendum emerge inoltre una soggettività dei comitati e delle associazioni che ha costituito – insieme a pochissimi partiti, tra cui in primo luogo Rifondazione Comunista - il tessuto connettivo della raccolta delle firme prima e della campagna referendaria poi.

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