di Roberto Musacchio

Mentre il Pd sembra scegliere come proprio profilo fondamentale quello dell'antigrillismo, per giunta gridato, e' Eugenio Scalfari, come capita sovente, a definire il quadro di quello che dovrebbe essere lo scenario di prospettiva. Nel consueto editoriale della domenica l'uomo che tanto ha influito nella modificazione genetica di quella che fu la più grande sinistra d'Europa dice tre cose che hanno un peso non indifferente. Le riassumo brevemente.
Primo. L'azione del governo Monti deve usare questi mesi rimanenti per influire nel passaggio aperto nella dimensione europea e che e' quello della definizione di una possibilità di intervento strutturale sugli spread per limitarne i differenziali.

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di Gabriele Pastrello

Bisogna cercare di fare il punto. Non vi è dubbio che ci sia uno scontro interno alla dirigenza tedesca. In parte è dovuto a motivi elettorali; ma non è l'aspetto più importante. Certamente Merkel, da apprendista stregone, ha lanciato due anni fa, come guerra preventiva per raddrizzare la pericolante situazione elettorale della sua maggioranza, una campagna contro la presunta prodigalità dei paesi del sud in difesa del contribuente tedesco. Il tutto affatto pretestuoso, ma per l'opinione pubblica purtroppo molto credibile. E ha avuto successo. Un successo che però la destra tedesca le sta rivoltando contro.

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di Alberto Burgio

Proviamo a guardare la crisi da lontano, come facciamo con i quadri di grandi dimensioni. Se ci sottraiamo per un momento all'incessante bombardamento di cifre (spread e indici di borsa, rendimento dei titoli pubblici e tassi d'interesse, debiti, deficit e percentuali di caduta del pil) che cosa vediamo?
Questi, dopo cinque anni di crisi, sembrano i principali effetti macroeconomici e sociali. In primo luogo, la caduta dei redditi da lavoro (salari, stipendi, pensioni) anche in conseguenza dei tagli del welfare e dell'aumento dei prezzi e della pressione fiscale. In Italia il fenomeno è esasperato dal record di evasione ed elusione fiscale (una scelta politica, non un accidente).

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di Vincenzo Comito

Che sta succedendo alla Germania? L'inaugurazione del nuovo aeroporto di Berlino, fissata per l'inizio di giugno, è stata all'ultimo momento spostata al marzo 2013, e ora si parla di un nuovo rinvio. Stato federale, regione del Brandeburgo e comune di Berlino litigano su chi debba farsi carico degli extra-costi, forse 1,3 miliardi di euro in più rispetto ai preventivi. Segni di confusione, in un paese da cui non ce li aspettiamo. E proprio questa è l'immagine che offre l'attuale dibattito sull'Europa, sull'euro, e sulle prossime elezioni politiche del 2013, mostrando una Germania molto divisa e incerta. Intanto, l'economia inizia a perdere colpi.

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di red.

Se è vero che non è più il tempo delle crescite miracolose, come sottolineava Dani Rodrik qualche giorno fa, sarà bene allora concentrarsi sulla precaria situazione dell’Europa e, in particolare, sulle prospettive di crescita della Germania, fino ad oggi considerata il “paese forte” dell’Unione, quello capace di esercitare il ruolo di “locomotiva”, giustificando in tal senso anche la propria autorità nel dettare l’agenda politica di tutta l’area.

Il campanello d’allarme è suonato il 14 agosto, quando sono stati resi noti dall’Ufficio statistico federale tedesco i dati macroeconomici che mostrano per la Germania una crescita nel secondo trimestre dell’anno (rispetto a quello dell’anno precedente) pari allo 0,3%.

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