di Antonio Ferraro * 

 

Dopo la riforma delle pensioni, la manomissione dell’articolo 18, l’aumento della benzina, l’aumento dell’Iva, l’Imu sulla prima casa, il governo Monti, con il decreto sulla Spending Review, colpisce con tagli pesanti anche sanità, pubblico impiego, istruzione ed enti locali, proseguendo così a tappe accelerate il disegno di devastazione sociale iniziato dal precedente governo Berlusconi.

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di Nicola Nicolosi*

Il decreto sulla 'spending review' ha un nome inutilmente ambizioso: “Disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati”.Infatti un'operazione di questa natura sarebbe stata possibile soltanto affrontando il tema delle riforme a partire da quella delle Pubbliche Amministrazioni in attuazione della Costituzione, della qualità della spesa e di una reale lotta agli sprechi; ricorrendo ad innovazione, risorse, semplificazione e favorendo la partecipazione delle parti sociali.

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di Marco Nesci

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si rallegra per il piglio con cui il governo Monti affronta i temi delle riforme che a suo dire dovrebbero tirarci fuori dalla crisi e, anzi, auspica una collaborazione tra le forze politiche, affinché l’attuale clima di bacini e bacetti, prosegua anche dopo le elezioni del 2013.

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di Raffaele Tecce  *

Il decreto-legge del 6 luglio 2012 recante “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica noto come Spending Review,  all’ esame del Senato in questi giorni, lungi dal rappresentare il tentativo di ridurre selettivamente gli sprechi e la spesa pubblica inutile - come strombazzato dal Presidente Monti, dai partiti e dalla grande stampa che lo sostengono - rappresenta semplicemente l’ennesima manovra finanziaria mascherata fatta solo di tagli indiscriminati e lineari, con effetti drammatici in particolare sugli Enti Locali, sulla sanità , sui servizi e diritti dei cittadini .

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di Domenico Gallo *

 

Se nella prima metà del secolo scorso un pubblico ministero avesse casualmente intercettato una comunicazione telefonica di Vittorio Emanuele III, indubbiamente ne sarebbe nato uno scandalo ed il Pubblico Ministero che all’epoca si chiamava Procuratore del Re, sarebbe stato destituito su due piedi.

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