di Giuliana Sgrena

Bengasi è nota per essere la piazza più sensibile alle provocazioni occidentali. Qui è iniziata la rivolta contro Gheddafi, prima pacifica poi militare e infine inquinata da noti elementi jihadisti e qaedisti, protagonisti della guerra santa in tutti i paesi che vanno dalla Somalia fino all'Afghanistan, passando per la Siria. Dunque un terreno minato.
Allora sorge inevitabile una domanda: come mai l'ambasciatore Usa Chris Stevens, noto conoscitore del mondo arabo e della sua cultura oltre che della Libia, si trovava a Bengasi proprio l'11 settembre?
Le voci su un possibile attentato a target americani in occasione dell'anniversario dell'attacco alle Torri gemelle preoccupava tutti i servizi segreti e le cancellerie.

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di Roberto Musacchio

La Commissione Europea ha bocciato due progetti di Iniziativa dei Cittadini Europei, le ICE, una sorta di proposte di legge di iniziativa popolare previste dal Trattato di Lisbona che chiedono alla Commissione di intervenire, visto che solo essa e il Consiglio possono avanzare testi legislativi, su determinati campi attivando la raccolta di almeno un milione di firme in almeno 7 Paesi.

I due progetti bocciati riguardavano la creazione di un reddito minimo europeo garantito a tutti, proposta avanzata dai movimenti che si sono creati intorno a questo tema, e la costituzione di una banca pubblica per lo sviluppo, suggerita dal Partito della Sinistra Europea.

Le motivazioni della bocciatura sono contenute in poche righe che rimandano alla presunta mancata copertura giuridica da parte dei Trattati.

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di Giovanni Del Re

«Sconcertante». La definizione usata da alcuni negoziatori greci nei confronti delle richieste dei rappresentanti della cosiddetta troika ( i tedeschi - guarda caso - Matthias Mors per la Commissione Europea e Klaus Masuch per la Bce, più il danese Poul Thomsen per il Fmi) non poteva essere più plastica. Non a caso, al termine di due ore di colloquio con i tre, il ministro ellenico del lavoro Yannis Vroutsis non ha voluto rilasciare dichiarazioni, sfilando scuro in volto di fronte ai cronisti. In effetti, stando a indiscrezioni rilanciate ieri mattina dalla stampa greca, si sono materializzate le indiscrezioni già filtrate alcuni giorni fa (anzitutto sul Guardian britannico), soprattutto sul fronte del mercato del lavoro.

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di Paolo Ferrero

Il cordoglio per i diplomatici statunitensi morti ieri in Libia non può nascondere una elementare verità: la situazione oggi in Libia è il frutto dei bombardamenti occidentali e della sciagurata politica di guerra. I paesi occidentali, pur di mettere mano sul petrolio e di modificare le alleanze e gli equilibri geopolitici devastano i paesi e li riportano alla barbarie. E’ successo in Iraq, è successo in Libia, stanno cercando di farlo accadere in Siria.
Le guerre umanitarie non esistono, esistono solo gli interessi politici ed economici che si ammantano di democrazia. Vergognoso che l’ONU sia scomparsa dalla gestione delle crisi, vergognoso che i mass media si occupino di un paese quando c’è da costruire la campagna stampa per fare la guerra o quando uccidono qualche occidentale. In politica internazionale, contro le guerre sempre, per la trattativa sempre.

di Vincenzo Borriello

A volte basta poco per fare soldi, una notizia fatta trapelare, come quella di un possibile conflitto con l’Iran, per esempio, è vedi triplicare i tuoi incassi. É successo agli Stati Uniti d’America che nell’anno 2011 hanno venduto armi per 66,3 miliardi dollari. Si tratta d una cifra che rappresenta più di trequarti del mercato globale, per quanto riguarda la vendita di armamenti. Decisamente inferiori erano state le vendite nel 2010, con appena 21,4 miliardi di dollari e nel 2009 con 31 miliardi di dollari. Gli acquirenti sono tutti paesi “amici”: Arabia Saudita, Emirati Arabi e Oman. Un appunto, il numero più alto di terroristi islamici arriva proprio da quelle parti.

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