120926brasiledi Gennaro Carotenuto
Riportiamo la trascrizione, il più letterale possibile, del discorso, alto, di Dilma Rousseff, presidente del Brasile, che ha inaugurato il dibattito nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Dilma ha parlato tra l’altro dei diritti delle donne, ha criticato le politiche fiscali ortodosse, ha chiesto la riforma urgente del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha chiesto il pieno riconoscimento della Palestina come Stato, la fine dell’embargo contro Cuba e ha fatto un appello contro l’islamofobia occidentale, per la lotta al cambio climatico e per il multilateralismo (gc).
Signor presidente, per molti noi donne siamo l’altra metà del cielo. Noi vogliamo essere anche la metà della terra. L’uguaglianza di diritti e di opportunità, libere da discriminazione e violenza può contribuire alla piena emancipazione di tutti. Purtroppo costato la permanenza di tutti i problemi che sollevavo già un anno fa e che oggi sono ancora più urgenti.

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120926indignadosdi Giuseppe Grosso
Feriti e arresti per la protesta organizzata da Coordinadora 25S e Plataforma en Pie. È il risveglio degli «indignados»
I primi pullman sono arrivati a Madrid già nella prima mattinata di ieri, carichi di manifestanti. Sono giunti dai paesi della periferia della capitale, ma anche da lontano: Bilbao, Barcellona e da quasi tutte le principali città della Spagna con l'obiettivo dichiarato di rispondere alla chiamata del movimento «rodea el congreso» e scendere in piazza per circondare il parlamento spagnolo. Una forma di protesta pacifica e simbolica - organizzata dalla Coordinadora 25S e dalla Plataforma en Pie, di cui fanno parte, tra gli altri, il Partido comunista e Izquierda Anticapitalista - contro l'asfissiante situazione del Paese e la gestione a base di tagli del governo conservatore del Partido Popular.

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120925libiadi Manlio Dinucci
È uscito il secondo episodio di «Humanitarian War», famosa fiction washingtoniana sulla Libia. Ecco il trailer: aiutati i libici a liberarsi dal feroce dittatore, i buoni, guidati dall'eroico Chris, continuano ad aiutarli con uguale disinteresse; ma i cattivi - i terroristi ancora annidati nel paese - uccidono Chris che «rischiava la vita per aiutare il popolo libico a costruire le fondamenta di una nuova e libera nazione» (Hillary Clinton) e, «fatto particolarmente tragico, lo uccidono a Bengasi, città che aveva aiutato a salvare» (Barack Obama); il Presidente invia una «forza di sicurezza» in Libia, ma sono gli abitanti di Bengasi, scesi spontaneamente in piazza con cartelli inneggianti a Chris, a cacciare i cattivi dalle loro tane. In attesa del terzo episodio, uno sguardo alla realtà. Chris Stevens, ambasciatore in Libia dallo scorso maggio, era stato rappresentante speciale Usa presso il Cnt di Bengasi durante la guerra: ossia il regista dell'operazione segreta con cui erano state reclutate, finanziate e armate contro il governo di Tripoli anche milizie islamiche fino a poco prima bollate come terroriste.

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di Luca Celada

Lo sguardo retrospettivo e introspettivo sull'antagonismo delle idee ha coinvolto anche la sezione documentaria del Toronto Film Festival dove si è visto anche Free Angela and All Political Prisoners. Il documentario di Shola Lynch passato in prima mondiale al Roy Thomson Hall, narra del processo nel 1971 contro Angela Davis e rievoca il movimento mondiale a suo favore. Davis era una «figlia del sud» secondo la tradizione biografica afroamericana di quella generazione, figlia di genitori illuminati, insegnanti e attivi nel Southern Negro Congress organizzazione per i diritti civili di ambiente sindacale, che nella Birmingham (Alabama) profondamente segregata spinsero i figli verso lo studio.

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Sabra e Shatila

di Federica Pitoni

«Perché gli Israeliani sono incapaci di riconoscere l’alto grado di criminalità della campagna del loro esercito contro il Popolo Palestinese?… Cos’è che ci ha trasformato in criminali tanto efficienti? Temo che nel nostro subconscio collettivo sia possibile che non respingiamo del tutto la possibilità di un genocidio dei Palestinesi…». (“La guerra più lunga: Israele in Libano” – Jakobo Timerman).

L’odore della morte, della carne in putrefazione in quel caldo settembre di trent’anni fa accolse la Croce Rossa e i primi giornalisti che entrarono nei campi di Sabra e Shatila il giorno dopo, a eccidio avvenuto: chi pianse ininterrottamente

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