larry-uccellino-twitter_258di Federico Guerrini

Povero tecnofringuello, ma che diamine gli avrà fatto ai giornalisti italiani? Mai come in questi giorni, sulla carta stampata e online è un susseguirsi di accuse nei confronti di Twitter – e talvolta dei social network in generale – accusati di fomentare superficialità e narcisismo, di generare rumore più che suono, insomma, di essere l'equivalente telematico del bar sport.

A dare il via al fuoco incrociato, è cosa nota, è stato nientemeno che Michele Serra su Repubblica, con un corsivo assai polemico. In sintesi: su Twitter l'eccessiva concisione fa sì che prevalga l'emotività sul ragionamento, va bene per sfogarsi, ma la cultura è altro. Il che, a pensarci bene, fatto salvo il fatto che è evidente che il medium non serve solo a sfogarsi ma anche a informarsi, creare consapevolezza, mobilitare l'opinione pubblica (si pensi al caso degli ultimi referendum o delle amministrative a Milano) e molto altro, sarebbe anche ovvio.

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di Claudio Grassi

In un editoriale dall'inequivocabile titolo "Il freno della Fiom", apparso su Repubblica giovedì 22 marzo, Piero Ottone ci spiega che Landini è diverso dagli altri sindacalisti perché non accetta il mondo così come lo conosciamo, ostinatamente convinto che non si possa ridurre il tutto a strappare qualche briciola dalla ineluttabile legge della domanda e dell'offerta in un contesto, come dice lo stesso Ottone, "manipolato da personaggi poco raccomandabili".

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rogo-di-libridi Arturo Di Corinto

Prima c'era l'activism. L'azione diretta che si concretizzava negli scioperi, nei cortei, e nell'occupazione di strade (reclaim the streets), piazze ed edifici. Poi è venuto l'hack-tivism, l'azione diretta in rete con tecniche di hacking, e i cortei e le occupazioni sono diventate virtuali, dal netstrike ai Distributed denial of services. Poi ancora è arrivato il mediactivism, che si è sostanziato nel racconto mediatico delle proteste di piazza e nella diffusione virale dell'informazione in rete. Infine, col web 2.0 ha fatto la sua comparsa il clicktivism, l'adesione a petizioni, mobilitazioni e proteste, reali e virtuali, con un colpo di click, senza staccare gli occhi dallo schermo del computer. Ma mentre questa nuova modalità di partecipazione coinvolgeva i grandi numeri dei social network, a compensare questa ondata di "slacktivism", l'attivismo fannullone, cioè quello che dopo il click si disinteressa della reale entità del cambiamento prodotto, si è assistito al revival dell'hacktivism con defacciamenti, virus politici, attacchi Ddos.

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censuraRiparte la mobilitazione della rete contro il regolamento Agcom. Ieri mattina in Senato il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni Corrado Calabrò ha avuto una audizione davanti alle commissioni Cultura e Comunicazioni. Ieri una delegazione di Agorà Digitale, associazione per la libertà dell'informazione e i diritti digitali, e Avaaz, la più grande organizzazione internazionale per l'attivismo in Rete con 13 milioni di membri nel mondo, ha consegnato gli oltre 53 mila messaggi al Presidente dell'Autorità che però "non ha voluto rispondere alle domande che gli venivano poste", spiega Luca Nicotra segretario di Agorà Digitale. Allo stesso tempo è stato consegnato un documento con tutte le posizioni contrarie al regolamento di Agcom, incluse le numerose critiche della Commissione Europea.

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1httpdi Guido Scorza

E' un autentico golpe contro la libertà di informazione in Rete quello che il Governo dei professori si avvierebbe a realizzare, almeno stando alle dichiarazioni rese, ieri mattina, dal Presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nel corso di un'audizione dinanzi alle Commissioni VII e VIII.

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