CULTURA

Il governo Berlusconi ha tagliato drasticamente i fondi destinati alla produzione culturale mettendo in atto una riforma dei settori basata sulla privatizzazione dei saperi e della conoscenza i cui effetti disastrosi sono ormai sotto gli occhi di tutti: hanno chiuso o stanno chiudendo i teatri (il Duse di Bologna); sono a rischio per mancanza di fondi le fondazioni lirico-sinfoniche - che necessitano invece di una profonda riforma che le trasformi in luoghi pubblici di conservazione della memoria, trasmissione della tradizione ma al tempo stesso spazi aperti al territorio, alla sperimentazione, alla produzione culturale, alle scuole e alle università; chiudono le sale cinematografiche “di città”; il nostro patrimonio culturale sta degradando sempre più. Gli effetti sul lavoro saranno disastrosi: si avrà non solo una drammatica estensione della disoccupazione, ma ci saranno ripercussioni altrettanto drammatiche in tutte le attività di impresa dell’indotto, che è estesissimo.



Compiti importanti allora possono e debbono svolgere da un lato le province - in particolare per quanto riguarda i beni culturali e la formazione - e dall’altro le amministrazioni comunali attraverso politiche finalizzate a creare le condizioni culturali, economiche e sociali per accedere alla cultura.

La cultura ha un valore strategico sul piano economico per l’indotto che determina e più in generale per lo sviluppo di questo paese, ma principalmente strategico per l’utile culturale e conoscitivo e dunque sociale che produce. È quindi centrale ed irrinunciabile un forte impegno pubblico nelle attività culturali.

Cultura dunque bene comune, ma soprattutto diritto fondamentale: a tutti va garantito l’accesso alla produzione e alla fruizione della cultura.

Nelle nostre città è sempre più diffusa la politica dei grandi eventi, mentre si è andato sempre più restringendo il numero di coloro che della cultura possono fruire. Le politiche dei grandi eventi restituiscono moltissimo in immagine e dal punto di vista economico per il Comune che li promuove, ma in nessun modo influiscono sulla vita vera della città, sulle tante periferie, sui bisogni quotidiani, sulla possibilità di arrivare alla cultura nel proprio quartiere, nel rispetto delle possibilità economiche di ognuno.

La politica culturale di un ente locale deve concentrarsi invece non solo sui centri storici, ma nel restituire alle periferie la vita culturale che è stata loro tolta. Costruendo o riaprendo o potenziando in tutti i luoghi delle città biblioteche, teatri, cinema, sale di registrazione per la musica, di sperimentazione teatrale, case delle culture.

Per quanto riguarda allora le politiche concrete che i Comuni e le Province possono mettere in atto, si propone:

- la costruzione di momenti e luoghi permanenti di confronto, elaborazione e verifica con l’associazionismo e le forze sociali e culturali presenti sul territorio;

- leggi sul lavoro per creare ammortizzatori sociali per i lavoratori della produzione culturale;

- politiche economiche per consentire ai giovani e a chi ha basso reddito di poter accedere alla cultura: prezzi economici per cinema, teatri, concerti, libri, mostre;

- politiche di sostegno alle istituzioni culturali, ai teatri, alle sale di qualità;

- convenzioni tra le scuole e le istituzioni culturali pubbliche e private (cinema, teatri, gallerie, musei, sale di concerto, biblioteche, eccetera);

- promozione e sostegno di tutte le forme di associazionismo realmente legate al territorio;

- trasparenza e rigore nella gestione delle istituzioni e trasparenza e rigore nelle nomine negli enti culturali, con bandi pubblici basati su curricula, professionalità e competenza;

- costituzione di vere e proprie “case delle culture” in tutte i Comuni e in tutte le periferie delle grandi città: luoghi pubblici di incontro, partecipazione, produzione, sperimentazione, confronto, formazione e fruizione culturale, destinati soprattutto ai giovani.
Beni culturali

Le Province possono assumere un ruolo determinante nel garantire la cura e la conservazione dei beni culturali non solo attraverso la piena assunzione delle deleghe regionali in materia di pianificazione urbanistica, ma anche attraverso quella delle deleghe in materia di valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e culturali del territorio, mediante specifici programmi triennali adottati congiuntamente agli enti locali, soprattutto quelli di piccola e media dimensione. Enti che contribuiscano alla integrazione tra il complessivo sistema culturale e paesaggistico del loro territorio ed il loro sistema socioeconomico e territoriale, contribuendo alla progettazione della rete ecologica complessiva ed alla tutela dei centri storici dei comuni.

Proponiamo inoltre la costituzione di autonome strutture centrali di direzione e gestione per le politiche relative ai beni culturali e paesaggistici. Istituzioni pubbliche, sistemi museali, dotati di un direttore artistico, di un consiglio di amministrazione, di un competente comitato scientifico che coinvolga i direttori dei musei aderenti al sistema e le soprintendenze territorialmente competenti, di una assemblea dei partecipanti istituzionali che coinvolga gli assessorati alla cultura degli enti locali aderenti al sistema. Una struttura su cui le Province possano investire in termini di personale da assumere a tempo indeterminato (archeologi, storici dell’arte, restauratori, conservatori, operatori museali, etc) ed in termini di risorse. Una struttura che, mediante lo strumento della convenzione, consentirà di ricondurre a sistema, incrementando gli standard di sicurezza e fruizione, l’enorme patrimonio culturale e paesaggistico di competenza degli enti locali sostenendo i comuni nelle proprie politiche culturali, ed indirizzando a tali politiche le risorse trasferite dallo Stato e dalle Regioni, le risorse proprie e quelle dei privati attratte da una forte politica culturale pubblica.

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