La Fiom non si rassegna all’eclisse della democrazia e non si piegherà di fronte all’accordo che trasforma i lavoratori in destinatari senza voce di accordi che i sindacati stipulano per loro. «Solo se i lavoratori votano e decidono si preserva l’unità e si scongiurano gli accordi separati». E i metalmeccanici della Cgil garantiranno sempre questo diritto da cui dipende l’identità stessa del sindacato. Nella prossima consultazione degli iscritti dev’essere possibile illustrare tutte le posizioni in campo e non soltanto le ragioni del “Sì”, perchè non si può rispondere alla complessità democratica con un ritorno a logiche autoritarie». Parola di Maurizio Landini
Tutto sommato non c'è stata una grande emozione in Cgil per questo passaggio del Rubicone sul voto dei lavoratori?
Penso che ci sia un errore di valutazione sul fatto di non affermare oggi la pratica democratica nel rapporto con i lavoratori. Il giudizio, che questo sarebbe un primo passo per una democrazia compiuta, rischia di palesare in realtà l'ultimo passo. Si afferma, infatti, un modello in cui il voto dei lavoratori non è previsto se gli altri sindacati non sono d'accordo. Non è un diritto esigibile, insomma. E l'esperienza di questi anni dice che il voto dei lavoratori serve proprio ad evitare gli accordi separati. Senza il voto dei lavoratori saremo sempre di fronte al fatto che le imprese possono decidere di volta in volta con chi chiudere il contratto.
Qualcuno ha sostenuto l'importanza del ritorno dell'unità sindacale, ma non rischia di essere una unità finta in questo schema?
A dire la verità, la segreteria della Cgil nel motivare questa intesa non ha parlato di una nuova fase di unità sindacale ma di regole che servono a gestire l'unità sindacale, che rimane un terreno di competizione. Resta il fatto che un nuovo percorso unitario non può non fondarsi sulla democrazia e sul voto dei lavoratori. Capisco che a tanti può far piacere che vi sia una fase di non litigiosità tra i sindacati ma, per la mia esperienza, quando l'azione unitaria dei sindacati non è fondata su ragioni di merito sindacale non dura. Del resto rischiamo di vedere il fatto che gli accordi separati continueranno e non è detto che anche rispetto a quanto sta facendo l'esecutivo sui conti pubblici venga scongiurata la possibilità di nuove divisioni.
Sulla legge finanziaria è andato in frantumi un clima di dialogo costruito il giorno prima. Difficile dimenticare il giudizio positivo di Confindustria.
C'è una evoluzione anche sui contenuti della finanziaria. Siamo di fronte a una manovra sbagliata e ingiusta anche con la furbizia di spostare negli anni alcuni effetti della manovra, che continua a mettere in discussione il patto sociale e fa dei tagli nei confronti dei comuni e delle regioni. Senza contare che sono i pensionati e i lavoratori a reddito fisso a pagare fino in fondo. Continua a mancare la linea di politica industriale che sia in grado di ridare una prospettiva al sistema industriale e all'occupazione. Si rischia di creare addirittura ulteriori problemi. E' necessario mettere in campo delle azioni, almeno da parte della Cgil, per contrastare questa finanziaria. E allo stesso tempo trovo che sia contraddittorio da un lato cancellare il mondo del lavoro dal voto degli accordi e nello stesso chiedere di mobilitarsi
Come vi muoverete sul cosiddetto pronunciamento sull'intesa del 28 giugno?
I lavoratori devono poter conoscere i contenuti del testo e quindi non debbono esserci interpretazioni, ma va detto cosa è scritto in quel testo. In questo senso è necessario per permettere alle persone per potersi liberamente esprimere. Considero un problema aperto il fatto che vadano garantite le informazioni nel senso di rendere esplicite le ragioni che hanno portato la Cgil a questa firma, anche le ragioni di chi considera che questa firma non sia utile. E' un punto che la Cgil deve affrontare. Non si può rispondere ad un aumento della complessità democratica con un ritorno a logiche autoritarie. Il direttivo ha interpretato lo statuto della Cgil dicendo che i pensionati o il settore del commercio e il settore pubblico non voteranno perché non sono interessati dall'accordo. Siccome lo stesso statuto dice che gli iscritti possono essere messi a conoscenza di idee diverse trovo che non aver accetato come proprosto dalla Fiom che nelle assemblee fossero espresse tutte le ragioni sia stata una scelta sbagliata.
Cambiamo argomento per un attimo. Cosa succede a Pomigliano con la Fiat?
Abbiamo fatto mettere a verbale dell'incontro a Roma le nostre ragioni, confermando che quello in atto a Pomigliano un trasferimento di impresa e quindi i lavoratori hanno diritto a mantenere i diritti nell'ambito del trasferimento diretto. Allo stesso tempo invitiamo a prendere atto che a proposito dei tanto decantati investimenti siamo in presenza di un allungamento dei tempi e di un aumento del ricorso alla cassa integrazione. Questo conferma tutti i dubbi e tutte le perplessità che abbiamo sempre espresso e denuncia anche la miopia con cui il quadro politico sta affrontando questa vicenda.
Torniamo al tema principale ma attraverso la vostra piattaforma...
Nella piattaforma che vareremo all'assemblea nazionale di settembre potrebbe esserci come prima richiesta quella che la validazione dei contratti nazionali e dei contratti aziendali deve avvenire attraverso il voto dei lavoratori. Quindi il "50% più uno" delle Rsu è una delle condizioni, ma non sufficiente. E chiederemo a Federmeccanica e a Fim e Uilm che questo impegno di validazione attraverso il voto venga sancito da un accordo tra le parti.
Ma è quello che la Cgil non ha previsto...
La Cgil ha detto che il voto dei lavoratori è strategico e quindi siamo sicuri che avremo la Cgil al nostro fianco e ci sosterrà.