di ClaudioGrassi
Nel mio ufficio, accuratamente rilegati, ci sono tutti i numeri di Liberazione da quando è nata: 12 ottobre 1991. Apro il volume. Davanti a me ho il primo numero: anno 1 numero zero, settimanale, 1200 lire, otto pagine formato gigante.
Due editoriali. Sergio Garavini, allora coordinatore del Movimento per la Rifondazione Comunista (il congresso che trasformerà il movimento in partito ci sarà nel dicembre 1991) e Lucio Libertini, capogruppo al Senato e uno dei fondatori di Rifondazione. "L'opposizione riprende la parola, questo nostro giornale vuole essere la sua voce", dice Garavini. "Rompere questo muro della informazione dominante è la grande battaglia dei comunisti. In questo contesto nasce Liberazione, una ancora esile fiammella di verità: verità amara o gioiosa, ma verità. Cerchiamo tutti di farla crescere", dice Libertini. Sono passati esattamente 20 anni da allora, il settimanale nel 1995 è diventato quotidiano e ha visto il susseguirsi di numerosi direttori: Doddoli, Castellina, Diliberto, Manisco, Palermi, Bergonzi, Curzi, Sansonetti, Greco, e si è affermato nel panorama giornalistico italiano non tanto come giornale di partito, ma come voce libera della sinistra di alternativa.
Pochi giorni fa l'editore M.R.C., di cui il Prc è azionista unico, ha comunicato ai giornalisti e ai poligrafici che dal primo gennaio 2012 è costretto a sospendere le pubblicazioni. Contemporaneamente le lavoratrici e i lavoratori del giornale hanno proclamato lo stato di assemblea permanente.
Perché tutto questo? Che ci fossero delle difficoltà lo si sapeva da tempo, ma mai si era arrivati ad una decisione così drastica. Cosa è successo?
Sostanzialmente due cose. La prima riguarda il finanziamento pubblico ai giornali di partito. In questi ultimi anni abbiamo assistito non solo ad un suo continuo ridimensionamento, ma anche ad una incertezza continua sulla sua permanenza e sulla sua entità. L'eliminazione del diritto soggettivo (cioè la garanzia di un introito che pur arrivando con ritardo consentiva di ottenere anticipazioni dalle banche), il taglio del 2010, ma, soprattutto, la riduzione di circa il 70 per cento per il contribuito del 2011, ci mettono in una condizione economica drammatica. Parallelamente a questo, ed ecco il secondo motivo, il partito (che nel corso degli anni si è sempre fatto carico di far fronte ai disavanzi del suo quotidiano), dal 2008 ha visto ridursi drasticamente, fino a scomparire, qualsiasi forma di finanziamento pubblico.
Una decisione quindi – quelle di sospendere le pubblicazioni dal primo gennaio 2012 – resa obbligatoria da questo contesto. Sarebbe però sbagliato leggere questa scelta come una scelta del partito di chiudere il giornale e di rinunciare a fare tutto il possibile per mantenerlo in vita. È vero esattamente il contrario. Continuare le pubblicazioni in una condizione economica di questo tipo significava esporre la testata al rischio concreto del fallimento, con tutto quello che un fatto del genere avrebbe comportato. Viceversa la sospensione delle pubblicazioni ci consente di continuare a far vivere la testata attraverso l'edizione online e, nel frattempo, mettere in campo tutte le iniziative possibili.
Lo possiamo fare perché in questi due anni, grazie ad una buona direzione del giornale, ad una sua amministrazione oculata e grazie all'impegno dei giornalisti e dei poligrafici, il giornale ha ricostruito un rapporto positivo con il partito e ha messo i suoi conti in ordine, dopo anni di disavanzi paurosi.
Infatti se non fossero intervenuti i tagli sul finanziamento del 2010 il giornale avrebbe chiuso con una perdita sostenibile di 300 mila euro (mentre nei due anni precedenti la perdita era stata di 1,6 milioni di Euro nel 2009 e di 3,2 milioni di Euro nel 2008) e per il 2011 ci si sarebbe avvicinati all'obiettivo del pareggio. Il giornale, infatti, nonostante la riduzione drastica della foliazione, la non pubblicazione del martedì e la sospensione della distribuzione in alcune regioni, è riuscito a fermare il calo delle copie vendute e la campagna abbonamenti ha dato un buon risultato.
Il quadro quindi è molto grave, ma la partita non è chiusa. In ogni caso dobbiamo fare tutto il possibile perché non si chiuda. Che fare dunque?
Intanto non dare per chiusa la partita del finanziamento. Assieme agli altri giornali colpiti, come già abbiamo fatto in questi mesi, a partire dalla lettera del Presidente Napolitano, cercheremo di mettere assieme tutte le iniziative possibili. Importante e positivo il fatto che il compagno Vincenzo Vita, senatore del Pd, alla assemblea della Federazione di sabato scorso a Roma contro la manovra, abbia confermato il suo impegno e la sua disponibilità a sostenere questa battaglia. Assieme a questo – e in attesa di vedere come si concluderà questa partita – sarà importante costruire al meglio una edizione online del giornale in modo tale che, attraverso la rete, luogo sempre più frequentato e nel quale comunque vadano le cose è importante costruire una nostra presenza, si mantenga vivo un collegamento del giornale con i suoi lettori e con il partito. Abbiamo superato tante difficoltà, supereremo anche questa!