lettere esodati

di Maristella Iervasi
«Ministro, ha sparigliato tutto. Ora ci salvi dall'abisso!». «Mi aiuti, spero in una sua risposta, anche se non ne ho mai ricevuta una». Ecco le parole e le angosce che si affollano sempre più numerose sul tavolo più importante di Via Veneto 56, a Roma. Vengono, come raccontano anche i sindacati, dalle centinaia di lettere ed email, che ogni giorno arrivano ad Elsa Fornero.
Storie drammatiche di chi, dopo anni di lavoro, ha sottoscritto accordi individuali o collettivi prima del 4 dicembre 2011 e nella e stessa data è stato licenziato. Persone, donne e uomini, tutte prossime all'età pensionabile in base alle leggi precedenti. Che poco dopo però si son viste posticipare anche di sei o nove anni la data del possibile pensionamento.

Esodati: così i mass media e la politica li chiamano. Esodati dunque, termine 'horribilis' per indicare i lavoratori “ex 50” espulsi dal mercato del lavoro. Che poi il 'rigore' sulla Previdenza sociale della Fornero, con tutto tutto il valzer dei numeri Inps, ha prodotto anche una nuova beffa. Come raccontano, ad esempio, decine di ex dipendenti di Poste italiane.

 «Non siamo rientrate nelle 65mila 'anime' benedette dalla Fornero» e ora dal 1° luglio «per noi sarà l'inizio di una tragedia», sottolineano nelle lettere decine di donne, ex dipendenti di Poste Italiane. «Il nostro problema – sottolineano le esodate Pt – a differenza degli altri non salvati dal D.L. Milleproroghe si presenterà tra meno di una settimana. Dal prossimo 1° luglio (e non nel 2013, 2014, ecc...) dovremmo versare all'Inps 31 rate di contributi volontari di importo cadauno pari a 1.450 euro circa, oltre al fatto che dal 1° agosto 2013 resteremo anche senza stipendio, che nel frattempo già si è ridotto a 450 euro (…) . Dove andremo a prendere questi soldi? Come vivrà la nostra famiglia? Molti di noi hanno coniuge e figli a carico».

Daniele ha 56 anni e vive a Mirandola, uno dei paesi del Modenese colpiti dal terremoto che ha devastato l'Emilia. Scrive: «Buongiorno ministro Fornero, immagino le numerose e-mail che riceverà ogni giorno, ma volevo farLe presente una situazione diversa in cui mi trovo da 'esodato'. Ero dipendente di uno zuccherificio di Italia Zuccheri Spa stabilimento di Finale Emilia. Negli anni 2000/2005 la Comunità Europea, sotto la spinta di Germania e Francia, decise che gli zuccherifici italiani non erano più competitivi. La pressione di queste due potenze fece decidere, da parte del ministro Alemanno, la chiusura e la demolizione di 13 stabilimenti sparsi in tutta Italia. Per queste chiusure, alle società saccarifere, furono elargiti milioni di euro per riconversioni che non sono mai iniziate. Per quanto mi riguarda, sig. ministro Fornero, - sottolinea Daniele - dopo cinque anni di Cassa integrazione, nel luglio 2010 la ditta mi ha licenziato e posto in mobilità per 3 anni. Alla fine del 2013 scadrà la mobilità ed avrò 36 anni di contributi e 57 di età. Nell'accordo per il licenziamento fu stabilito un incentivo all'esodo che mi serviva per pagare i contributi volontari per i 4 anni mancanti ai fatidici 40 di contributi. Purtroppo, con le modifiche apportate da Lei ministro con la riforma della Previdenza, tutto questo non sarà più possibile. Sto cercando un lavoro, ma purtroppo finora senza successo».

Va detto che attualmente dai primi 65mila esodati la platea si è allargata di altri 55mila. Il ministro Fornero sarebbe disposto ad inserire tra i lavoratori salvaguardati coloro che hanno superato i 62 anni di età. Ma l'incertezza e l'angoscia delle persone non cessa.

«Non so più in quale situazione mi trovo», scrive Luciano al ministro. «Ovvero, se rientro negli esodati fortunati (i 65mila delle prima stima, ndr) oppure no. Non so neppure se rientro nei meno fortunati, gli esodanti che vedranno sanata la loro situazione in un futuro prossimo» (…). «Insomma, sono nato nell'agosto del 53, ho cominciato a lavorare il 1° aprile 1973, ho smesso il 28 febbraio 2008 a seguito della chiusura per delocalizzazione dell'azienda in cui lavoravo. (…). Sono stato riassunto in una altra azienda. Ho fatto la mobilità, alla fine ho scelto l'accompagnamento alla pensione. Senonché a sparigliare tutto, il 6 dicembre 2011, ci ha pensato Lei, sig. ministro con la riforma della Previdenza. Ad tutt'oggi non so quando e se potrò andare in pensione. E, per ultimo, non posso certo impegnare i miei risparmi per contribuire al risanamento della Previdenza considerando che magari un domani arrivi qualcun altro che e faccia come Lei: ricambi le carte in tavola».
da Unita.it

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