di Maria R. Calderoni
Black is beautiful, nero è bello. Il famoso slogan delle "Pantere nere" degli anni 60, nel caso di Balotelli va preso in senso assolutamente letterale: Balotelli, lo avete visto, è scultoreo, atletico, scolpito, bello. Beautiful.
E così ci ha fatto tornare in mente un altro Black, un campione nero, molto bravo e molto beautiful, che anche lui ha fatto uno "scherzetto" alla Germania (in campo sportivo e non solo).
Altri tempi e altri luoghi, certo. Si tratta delle Olimpiadi giocate a Berlino correndo l'anno 1936, in era di nazismo ormai trionfante, ad appena tre anni dalla scoppio di quella guerra mondiale da 60 milioni di morti.
Agosto 1936, XI Olimpiade, "l'Olimpiade di Hitler". Il regime è già al culmine, le opposizioni annichilite, le leggi razziali già barbaramente al lavoro, inammissibile oltraggio ai solenni "principi Olimpici".
E infatti i tentativi di boicottare i Giochi di Hitler sono numerosi. Lo stesso Cio ( comitato olimpico internazionale) viene investito del problema, ma la decisione finale, pur tra molte perplessità, è per il sì alla partecipazione, ciò che scatena grandi proteste. In America le manifestazioni contro le "Olimpiadi di Hitler" sono numerose; attraverso "The Nation" l'intera sinistra si batte per il boicottaggio; lo stesso avviene in Inghilterra e in Francia. I sovietici non mandano nemmeno una squadra; il lottatore tedesco, campione nazionale nonchè operaio iscritto al partito comunista clandestino, Werner Seelenbinder, sale sul podio ma viene subito arrestato perchè si rifiuta di fare il saluto nazista; la nuotatrice ebrea austriaca Judith Deutsch decide di non partecipare, <perchè - scrive nella lettera inviata al Cio - la mia coscienza non me lo permette>.
Comunque le Olimpiadi si aprono ugualmente; un vero trionfo del regime in una Berlino luccicante di feste, concerti, parate; Goering e Gobbles a fare gli onori di casa in gran pompa; il gigantesco idrovolante Hindenburg che sorvola lo stadio; l'inno olimpico suonato da Strauss; ventimila piccioni nel cielo e cinquemila bambine vestite di bianco che danzano al suono di campanelle di vetro...
Ma a Hitler a momenti gli viene un colpo. Succede infatti che quei guastafeste di atleti afroamericani vincono 13 medaglie nell'atletica leggera, ben 83 dei 107 punti degli americani. E' "Il Los Angeles Times" a descrivere con gran divertimento la <depressione di Hitler> alla vista di quella sfilata tutta nera, inaccettabile offesa alla superiorità della razza ariana. Ecco che sul podio sale Jesse Owens, il ragazzo nero dell'Alabama - soprannominato "Lampo d'ebano" per la sua bellezza e la sua velocità - che ha vinto quattro medaglie e viene incoronato con la ghirlanda di foglie di quercia. E a questo punto, Hitler non ce la fa più. Dovrebbe porgergli, a quel ragazzo nero, le congratulazioni di prammatica, ma il Furher non si vede: per la rabbia se ne è andato via in anticipo. <Mai avrei stretto la mano di quel negro.
Altri tempi altri luoghi.Black is beautiful.