Care compagne e cari compagni,
questa è la prima riunione del Dipartimento Ambiente-Territorio-Beni Comuni dopo il congresso di Napoli. La prima riunione dopo la stagione dei referendum, che ha prodotto una trasformazione nella cultura collettiva sul privatismo e sulla demercificazione di beni come l’acqua e che ha rimesso a tema la questione della democrazia partecipata, ed oggi , nonostante la vittoria dei referendum, è squadernata la questione della ripubblicizzazione dell’acqua sia da un punto di vista delle norme sulle liberalizzazioni sia per il blocco che molte realtà amministrative frappongono. Un’esperienza, questa, che parla anche al nostro modo di essere e di funzionare. Il nostro congresso aveva come slogan : “ Connettiamoci” e di questa connessione se ne avverte tutta l’urgenza. Perciò ritengo che questo dipartimento, sia per la vastità delle materie di competenza sia per le aderenze che queste hanno con le pratiche e le scelte che si compiono nei territori, debba prevedere una partecipazione alla direzione e alla responsabilità delle compagne e dei compagni impegnati nei territori.
Il senso di questa prima riunione è provare a costruire un profilo programmatico per la nostra azione, che torni a definire coerenze e orientamenti sull’ampio spettro delle materie di cui ci occupiamo, un orientamento che si costruisce attraverso le esperienze locali e gli atti che si assumono, capace di ridefinire coerenze e impostazioni condivise e utili per il partito.



Una delegazione di Globalproject si trova a Marsiglia per seguire lo svolgimento delle assemblee e delle mobilitazioni del Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua. Il primo giro di interviste realizzate oggi ha coinvolto alcuni dei tanti partecipanti provenienti dall'Italia e presenti sul posto già da alcuni giorni.
Il governo Monti fa terra bruciata dell'agricoltura. Lo fa prendendo posizione in sede europea in favore degli Ogm. Lo fa brandendo le armi della riforma del mercato del lavoro, con l'annuncio dell'eliminazione della disoccupazione agricola. Un provvedimento questo che significherebbe lasciare senza reddito e senza contributi centinaia di migliaia di lavoratori. Una scelta che distruggerebbe il lavoro stagionale che rappresenta oltre il 90% dell'occupazione totale in agricoltura, settore che vive di stagionalità.




