in allegato trovate un volantino in pdf sulle politiche sociali elaborato dal Dipartimento nazionale Lavoro e Welfare, che potrebbe esservi utile per iniziative sul tema.
Aumentano i bisogni, aumentano i tagli, chiudono i servizi
Il paradosso italiano. Nella crisi aumentano disoccupazione, povertà, disuguaglianze. Contemporaneamente lo stato sociale viene smantellato, riducendo così la capacità di risposta ai bisogni, vecchi e nuovi, da parte delle istituzioni pubbliche. L’azzeramento del fondo nazionale sulla non autosufficienza, il quasi azzeramento di quello per le politiche sociali (passato da 1 miliardo nel 2008 a pochi milioni di euro nel 2012), i tagli agli enti locali stanno determinando un forte ridimensionamento, quando non la chiusura, di servizi e prestazioni sociali. I diritti sociali costituzionalmente garantiti vengono così negati. Anziani, persone con disabilità, minori e lavoratori del settore vengono abbandonati a loro stessi in nome del rigore e del bilancio, facendo emergere una concezione folle che considera le risorse per il sociale costi improduttivi da tagliare.
Dallo stato sociale alla privatizzazione del sociale
“Non si può pensare che lo Stato sia in grado di fornire tutto in termini di trasferimenti e servizi. Sia il privato che lavora per il profitto sia il volontariato no profit sono necessari per superare i vincoli di risorse. Il privato, in più del pubblico, possiede anche la creatività per innovare e per creare prodotti che aiutino i disabili. La sinergia tra pubblico e privato va quindi rafforzata” (Ministro del Lavoro, Elsa Fornero – maggio 2012). Le parole hanno un peso, ma diventano macigni quando si trasformano in realtà. Questo governo, come il precedente, sta favorendo un processo di progressivo arretramento del pubblico per lasciare spazio al mercato, libero di fare profitto anche sul sociale, a partire dalle polizze assicurative per poter accedere a determinati servizi e prestazioni.
Lo stato, grazie a Berlusconi, ieri, e a Monti, oggi, non rimuove più gli ostacoli all’uguaglianza sociale. La Costituzione diventa così lettera morta.
Investire nel sociale, investire in un futuro più giusto
Va riconosciuto il valore economico, occupazionale, inclusivo delle politiche sociali. Le risorse per il sociale sono investimenti per uno sviluppo sostenibile, con meno disuguaglianze e povertà, con più dignità e benessere.
Per questo serve un’immediata inversione di tendenza e le cose da fare sono chiare:
1) Definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali come stabilito dalla Costituzione per rendere esigibili diritti e prestazioni omogeneamente su tutto il territorio nazionale.
2) Rifinanziare il fondo nazionale delle politiche sociali riportandolo a 1000 milioni di euro.
3) Ripristinare il fondo nazionale per la non autosufficienza, riportandolo ai livelli del 2010 (400 milioni di euro).
4) Rivedere il patto di stabilità interno per permettere ai comuni di investire nel sociale.
5) Introdurre il reddito minimo garantito come strumento contro la povertà e per dignità della persona.
I soldi per fare queste cose ci sono e basta prenderli da chi ce li ha, attraverso una patrimoniale sulle ricchezze oltre gli 800mila euro, e tagliando le spese inutili come quelle militari e per opere dannose come la Tav
LO STATO O E' SOCIALE O NON E'!
I DIRITTI PRIMA DI TUTTO!
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