Il Governo Monti ha ufficialmente detto 'no' alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. Un 'no' sofferto che ha lasciato delusi i sostenitori del grande evento, da Alemanno a Zingaretti, che hanno spinto fino all'ultimo perché l'esecutivo si impegnasse a tenere viva la candidatura italiana. Un 'no' obbligato visto che i costi per Roma 2020, stimati in oltre 8 miliardi di euro, sarebbero dovuti essere garantiti dalle finanze dello Stato nonostante i tentativi da parte dei promotori di dimostrare che gli investimenti del privato avrebbero coperto gran parte dei costi. Inoltre, sul tavolo i sostenitori hanno messo anche la carta dello sviluppo economico e occupazionale che un appuntamento così importante avrebbe potuto incentivare. Ma la storia recente, e anche quella più remota, dimostra che i grandi eventi non solo sono stati caratterizzati da uno sperpero di ingenti risorse pubbliche, ma anche da gestioni clientelari, a volte criminali, ai danni della cittadinanza, dell'ambiente e del paesaggio. A guadagnarci sono stati sempre speculatori e costruttori, amici degli amici che con la complicità dei politici di turno riempivano il grande evento solo di cemento per impianti costosi e inutili.

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di Daniele Nalbone (Liberazione del 24 giugno 2011)

Troppo piccola, piazza Montecitorio, per contenere tutta la rabbia del terzo settore. Nonostante 14 manifestazioni in contemporanea nelle maggiori città italiane, sono oltre quattromila le persone giunte a Roma da tutto il paese per protestare contro i tagli del governo alle politiche sociali. Persone con disabilità, volontari, operatori sociali, insieme, perché, come spiega Lucio Babolin, portavoce della campagna “I diritti alzano la voce”, «dinanzi a questa situazione non si può restare passivi. Bisogna mobilitarsi. E oggi lo abbiamo fatto, andando oltre ogni più rosea aspettativa». Chiara la piattaforma-appello dal titolo deciso: «Basta tagli, ora diritti. Sussidiarietà, non scaricabarile». Le decine di sigle che hanno dato vita al forum del Terzo Settore puntano il dito contro i tagli massicci di questo governo alla spesa pubblica, «riducendo e talvolta azzerando le risorse per il sociale». A fornire alcuni numeri è Pietro Barbieri della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap: «nel 2008 i fondi nazionali per le politiche sociali erano oltre i 2,5 miliardi. Oggi, anno 2011, ammontano ad appena 538 milioni, l’80% in meno». Numeri che, tradotti, «significano diritti negati, chiusure di servizi e, per i tantissimi volontari e operatori sociali presenti sotto al Parlamento, disoccupazione». Chiare le richieste portate ieri in piazza e che hanno incassato l’appoggio del Partito Democratico, dell’Udc, dell’Idv, della Federazione della Sinistra: in primis, come previsto dall’art. 117 della Costituzione, “la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”. Quindi, un forte investimento nelle politiche sociali, una reale e concreta applicazione del principio di sussidiarietà, previsto dall’art.118 della Costituzione, che dia effettivo riconoscimento di pari dignitià alle organizzazioni della società civile. E ancora: sostegno al reddito, ripristino e potenziamento del fondo per le non autosufficienze, rilancio del Servizio Civile Nazionale. «Per far questo» ci spiega Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali Prc-Fds «è importante che il Terzo settore continui a resistere, a non credere alle false promesse del ministro di turno: non ci si può fidare di chi gioca con la vita delle persone e per questo va contrapposta un’opposizione forte, dentro e fuori il parlamento, in grado di costruire una proposta alternativa di welfare, basato sulla definizione dei livelli essenziali di assistenza sociale e la relativa copertura finanziaria per rendere esigibili i diritti su tutto il territorio nazionale». Dello stesso avviso anche Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci, per il quale «è arrivato il momento di redistribuire la ricchezza dall’altro verso il basso, tassando le rendite finanziarie. È inaccettabile, per un paese democratico, vedere Montecitorio piena di gente non abituata a scendere in piazza ma che è stata costretta da un Governo che ha fatto precipitare l’Italia in una gravissima emergenza sociale, facendo pagare i costi della crisi alle fasce più deboli della popolazione». In fondo, come recitano gli striscioni portati in piazza da disabili, volontari, lavoratori del terzo settore, «I diritti non sono privilegi» e «Chi nega i diritti cancella le persone». Persone che, ieri, hanno dimostrato di essere «stufe» conclude Lucio Babolin: «stanche di vedere i propri diritti neppure presi in considerazione dalle istituzioni. Per questo, dopo il successo della manifestazione di oggi (ieri, ndr), continueremo a tallonare la politica in tutti i passaggi fondamentali che ha davanti il paese, a partire dalla manovra finanziaria».

Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali Prc-Fds, ha dichiarato:

“Stamattina siamo scesi in piazza al fianco delle organizzazioni del Terzo settore e dei cittadini per fermare la macelleria sociale del Governo, che con i feroci tagli al sociale sta mettendo in ginocchio il già fragile sistema di protezione sociale del nostro Paese. Forze politiche e sociali che difendono i diritti fondamentali delle persone devono essere unite e continuare questa battaglia di civiltà e dignità perché questo Governo non solo non farà marcia indietro, ma probabilmente darà il colpo di grazia con la prossima manovra correttiva annunciata, affossando definitivamente il welfare pubblico e universalistico per sostituirlo con un modello residuale e caritatevole. Per questo invitiamo tutto il Terzo settore a resistere e a non credere alle solite false promesse del ministro di turno, che da una parte fa l’occhiolino alle associazioni e dall’altra determina la chiusura di servizi e il licenziamento dei lavoratori sociali con tagli senza precedenti. Non ci si può fidare di chi gioca con la vita delle persone e per questo va contrapposta un’opposizione forte, dentro e fuori il parlamento, in grado di costruire una proposta alternativa di welfare, basato sulla definizione dei livelli essenziali di assistenza sociale e la relativa copertura finanziaria per rendere esigibili i diritti su tutto il territorio nazionale. Basta far pagare la crisi a chi non l’ha causata, è giunto il momento di invertire la tendenza e avviare una redistribuzione della ricchezza dall’alto verso il basso, tassando i grandi patrimoni, le rendite finanziare e combattendo seriamente l’evasione fiscale”.

Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali Prc-Fds, ha dichiarato:

“Domani giovedì 23 giugno saremo in piazza al fianco delle organizzazioni del Terzo settore per dire basta ai tagli e per difendere i diritti sociali delle persone. Va fermato con forza il tentativo di questo Governo di smantellare lo stato sociale a favore di un welfare mercantile e caritatevole. I tagli bestiali, che dal 2008 ad oggi hanno ridotto all’osso i fondi nazionali per le politiche sociali e per la famiglia, azzerato quello per la non autosufficienza, stanno causando la chiusura dei servizi essenziali territoriali e il licenziamento di migliaia di lavoratori del settore, oltre che la negazione di diritti costituzionali. Il federalismo leghista, che aumenterà le disuguaglianze territoriali, e la manovra correttiva di decine miliardi di euro annunciata da Tremonti per rispettare il nuovo Patto di Stabilità europeo, completeranno il quadro di devastazione sociale in atto nel Paese.Oggi le forze democratiche, politiche e sociali, devono essere unite in difesa di uno stato sociale in grado di ridurre povertà e disuguaglianze, di assicurare l'universalità dei diritti sociali. Per questo Rifondazione Comunista sostiene la mobilitazione nazionale del 23 giugno e contribuisce alla piattaforma di proposta per una riforma del welfare a partire dalla definizione dei livelli essenziali di assistenza sociale da finanziare con risorse adeguate, perché sono un investimento per il futuro e non costi da tagliare. I soldi ci sono e basta prenderli da chi ce li ha, dai grandi patrimoni, dalle rendite finanziarie, dall’evasione fiscale”. 

Ufficio Stampa Prc-Fds

Manifestazione contro i tagli – Roma, 23 giugno 2011

"Basta tagli, ora diritti! Sussidiarietà, non scaricabarile!"

Mobilitazione nazionale per i diritti sociali e per la riforma del welfare promossa dal Forum del Terzo settore e dalle Associazioni aderenti alla campagna “I diritti alzano la voce“.

23 giugno 2011, ore 11.00-15.00 Roma – Piazza Montecitorio e in altre città italiane (Milano, Bologna, Torino, Venezia, Firenze, etc.)

Care compagne e cari compagni,

giovedì 23 giugno si terrà la giornata di mobilitazione nazionale in difesa dei diritti sociali e per la riforma del welfare. Una mobilitazione importante che vede insieme associazioni del Terzo settore, operatori sociali e persone che beneficiano dei servizi scendere in piazza contro i tagli feroci del Governo, che sta smantellando lo stato sociale per sostituirlo con un welfare mercantile e caritatevole. All'aumentare di disoccupazione, povertà e disuguaglianze, il Governo risponde riducendo all'osso, e talvolta azzerando, i fondi destinati al sociale (nel 2008 erano 2,5 miliardi, oggi 500 milioni!). Così assistiamo al ridimensionamento, quando non alla chiusura, dei servizi sociali, al licenziamento degli operatori sociali, all'indebolimento complessivo di quella rete di relazioni e coesione sociali già troppo fragile nel nostro Paese. Il disegno del federalismo leghista completa il puzzle dell'ingiustizia sociale del nostro Paese, determinando ulteriori ed inaccettabili disuguaglianze territoriali.E' giunta l'ora di dire basta a tutto questo e di contrapporre un modello di welfare alternativo a quello delle destre, basato sulla definizione dei livelli essenziali di assistenza sociale e la relativa copertura economica in modo tale da rendere esigibili i diritti omogeneamente su tutto il territorio nazionale. E' ora di dire basta a questa pluriennale macelleria sociale in nome del risparmio pubblico. Le risorse per il sociale non sono costi da tagliare ma investimenti per il futuro. E i soldi basta prenderli da chi li ha, dai grandi patrimoni, dalle rendite finanziarie, dall'evasione.

Rifondazione Comunista sostiene e partecipa alla manifestazione nazionale del 23 giugno e chiede ai propri iscritti e simpatizzanti di scendere in piazza nelle diverse città in cui si svolgeranno le iniziative.

Il link per avere maggiori informazioni è il seguente: http://www.fishonlus.it/eventi/manifestazione-contro-i-tagli-roma-23-giugno-2011/ Un caro saluto, Antonio Ferraro - Responsabile nazionale Politiche sociali Prc-Fds

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