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Si guarda il cielo dai paesi distrutti dalla catastrofe annunciata, si guarda verso ponente da dove dovrebbe giungere una perturbazione che per ora sembra non dover provocare nuove sciagure mentre il fiume Magra, tornato nel suo alveo, resta scuro e minaccioso. Ci si può fidare? I nubifragi dovrebbero interessare prima le province di Imperia e Savona, ma poi si avvicineranno e allora sarà difficile non pensare al fiume di fango e detriti che ha spazzato via uomini e cose, un incubo a cui non ci si può e non ci si riesce a rassegnare. Nel ponte di Ognisanti sono giunti, da ogni parte del Paese volontari a spalare fango, a ripulire, a mettere in salvo ciò che si poteva.

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 di Paolo Ferrero

Non è solo il governo Berlusconi ad essere fallito ma sono le politiche neoliberiste. Per questo siamo totalmente contrari ad ogni manovra di palazzo che produca un governo tecnico che sarebbe unicamente un governo dei padroni e dei banchieri. Servono le elezioni immediate e serve un referendum sulle politiche imposte dalla UE, come si appresta a fare la Grecia. Non è possibile che in democrazia la gente sia solamente oggetto di sondaggi e non possa decidere sulle cose serie: chiediamo che il popolo si possa esprimere direttamente attraverso un referendum sulle politiche economiche, in modo che ogni governo presente e futuro sia impegnato a rispettarne l'esito.

2 novembre 2011

grsdi Giovanni Russo Spena

Il ricambio, anche anagrafico, di un gruppo dirigente di un partito di sinistra è impresa ardua; da affrontare con paziente e saggia sobrietà; anche con rotture, se necessario. Ma tutto ciò che tocca Matteo Renzi diventa fatua arroganza; sotto il vestito niente, se non un pasticciato disegno ultraliberista e anche reazionario; lotta di classe, ma dal punto di vista del padrone, in una fase di crisi organica del capitale. Alla ricerca indispensabile oggi per ricostruire una soggettività organizzata popolare Renzi sostituisce disordinati spezzoni tematici del "partito borghese". E' il ragazzo di bottega di Marchionne e di Montezemolo. E' anche lui frutto, purtroppo, di una sinistra che non c'è più. E' la punta estrema dell'esaltazione tecnologica mediatica della comunicazione del nulla; ma funzionale ad una duplice pericolosa operazione.

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nocarbonebandieredi Francesco Ruggeri

Fumate che oscurano i cieli, si respira sempre peggio, crescono i tumori e le malattie cardiovascolari, ci sono danni ai campi, alla pesca e al turismo in barba a ogni legge ambientale. Il carbone è questo e solo una multinazionale senza scrupoli può chiamarlo pulito incurante del mix di arsenico, cromo, cadmio, mercurio e polveri sottili o dell'anidride solforosa che si mescola col vapore acqueo e ritorna sottoforma di piogge acide.

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adl_la_fabbricaTestimonianza di Gianni Marchetto al funerale di Ivar

L'impegno di lavoro

Ciao Ivar, nel mio computer c'è pieno di cose tue che aspettano di essere messe in ordine. Me ne hai dato di roba dall'inizio di Febbraio sino ai primi di Agosto. Venivo a trovarti al pomeriggio per due o tre volte la settimana, sino a quando abbiamo interrotto i nostri incontri perché tu dovevi andare ogni giorno alla clinica per le terapie.

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111022georgeSusan George*
Le pretese dei lavoratori europei di avere stipendi e condizioni lavorative migliori, vite lavorative più brevi, generose liquidazioni, ferie lunghe e tempo libero per questo e per quell'altro devono essere tenute sotto controllo! A tutto c'è un limite!
Dobbiamo essere grati che la Commissione Europea abbia le risposte giuste. Presto il modello neoliberista diventerà irreversibile e tutti questi pretenziosi nuovi ricchi dovranno tacere una volta per tutte. Ed era ora. Con una brillante mossa, la Commissione ha proposto un pacchetto di misure chiamato il "six-pack", ovvero una confezione da sei (un gioco di parole, "six-pack" si riferisce anche ai cosiddetti addominali da tartaruga, ndt), un nome allegro che evoca feste dove la birra scorre a fiumi. Questo pacchetto è piuttosto più austero e darà alla Commissione una leva finora sconosciuta negli affari dei suoi Stati membri.

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In questi ultimi anni il tema della connessione tra le lotte, tra politica e sociale, tra i diversi soggetti della sinistra, tra istituzioni e cittadini ha attraversato il nostro dibattito, insieme alla necessità di costruire e progettare un’alternativa di società.

Un’alternativa di società strettamente connessa ai temi dell’ecologia, dei beni comuni, dell’innovazione nel sistema di produzione, ai saperi, alla ricerca. Che rimetta al centro il lavoro e i diritti ridotti oggi a pura variabile dipendente dal mercato. Che si connetta alle vite precarie dei giovani portatori di istanza di futuro.

Un’alternativa di società fondata sulla democrazia e sulla partecipazione, facendo nostra la lezione che ci è venuta dalla straordinaria partecipazione e vittoria ai referendum. Vittoria che muove una critica di fondo al privatismo e ripropone un nuovo intervento pubblico e la de-mercificazione di beni fondamentali quali l’acqua.

Il nostro manifesto prende spunto dall’immagine di un microchip e traccia le linee necessarie di connessione verso la “FUTURA UMANITA’”. Un tema che, stando nel solco della nostra tradizione, evoca per le immagini che proponiamo un’idea di futuro.

“CONNETTIAMOCI” , quindi, perché l’alternativa di società a cui guardiamo interroga direttamente la nostra responsabilità.

Buon Congresso.

Rosa Rinaldi

Ps: il manifesto del Congresso che vi presentiamo è stato ideato da Veronica Albertini del dipartimento comunicazione del PRC, che ringrazio per il suo lavoro.

Bruno Steri

Attorno alla giornata romana del 15 ottobre scorso molti conti non tornano. Innanzitutto, quelli che concernono la titolarità politica della più grande manifestazione nazionale, tra le tante svoltesi nel mondo, la cui piattaforma ha mosso una denuncia del tutto inequivoca: "Noi" non vogliamo pagare la "Vostra" crisi, "Noi" non vogliamo pagare il "Vostro" debito. Una denuncia gridata da una consistente fetta di popolazione mondiale, che pone sul banco degli imputati un intero sistema economico e le politiche da esso ispirate, tese alla salvaguardia dei privilegi di status e di ricchezza di una ristretta cerchia di ricchi e potenti («il 99% contro l'1%», come per primo aveva esemplificato il premio Nobel, Joseph Stiglitz). Una denuncia di massa che mette direttamente in questione il potere di un'oligarchia e l'iniquità sociale prodotta da questo modo di produzione. Questo essenziale contenuto politico è stato sopraffatto dalle sciagurate iniziative di una piccolissima parte dell'immenso corteo romano, assecondate dall'irresponsabile comportamento di chi dovrebbe sovrintendere alla gestione dell'ordine pubblico («Incomprensibile», come hanno ammesso alcuni poliziotti su domanda di alcuni giornalisti).

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di Alfio Nicotra

Riflessioni sulla giornata del 15 ottobre e sulle prospettive del movimento
Il 15 ottobre interessi convergenti di chi non vuole che nasca nel nostro paese un movimento antiliberista di massa  hanno impedito che piazza S. Giovanni diventasse la nostra piazza Tahrir. Chiunque abbia agito per togliere la parola a decine di migliaia di persone venute da tutta Italia lo ha fatto perché ha paura di questo movimento e dei suoi contenuti.  Vorrebbero adesso zittirci, cancellare le nostre parole d’ordine e le nostre proposte, schiacciarci sulla dinamica violenza/repressione, ammutolire la consapevolezza che questo movimento rappresenta – e non solo in Italia- una speranza per la maggioranza degli esseri viventi del pianeta.
Il primo pensiero è per chi è venuto per la prima volta in piazza,superando ritrosie, diffidenze, sentendo dentro una forte esigenza di unire volti, parole, mani , generazioni  e percorsi. A loro dico di non rassegnarsi, di non darla vinta agli incendiari e al governo delle banche.  Non siete soli, non dovere essere lasciati  soli a rimuginare sui lacrimogeni, i caroselli infami , le vetrine in frantumi e le auto dissennatamente date alle fiamme. E’ il momento di non dargliela vinta, di tornare ad essere protagonisti. Non disperdete l’elenco dei pullman, di questo straordinario popolo che è l’indignazione,  convocateli e convocatevi insieme nelle vostre città. Parlatevi , parliamoci , facciamo si che nelle nostre città quello spazio pubblico che ci è stato impedito a Roma si formi in ogni dove. Da subito organizziamo centinaia di assemblee e momenti di confronto. Sono altri che devono sparire dalla scena politica non le idee di chi si batte per un’altra società. Sommiamo la voce di ognuno di noi a quella di un’altro. Se non ci rinchiudiamo in noi stessi non l’avranno vinta

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15ottobredi Eleonora Forenza

E' difficile fornire a chi non c'era una fotografia di quello che è successo ieri a Roma. Ed è difficile, per chi era tra le cariche a San Giovanni, dare una valutazione politica di quanto accaduto. Confesso, dunque, che questo è l'articolo più difficile che abbia mai scritto in vita mia.

Provo a segnare alcune tracce di una discussione che dovrà esere ampia e radicale: perché la giornata di ieri consegna a tutto il popolo dell'alternativa la necessità di riflettere a fondo.

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