120926stipendidi Francesco Piccioni
L'andamento dell'inflazione è molto più veloce della dinamica salariale (circa -5% in appena sette anni). Pesa il mancato rinnovo dei contratti nazionali e una condizione di ricattabilità progressiva per tutti i settori del mondo del lavoro
I numeri sono un problema. Anche per «professori» dotati delle competenze «tecniche» per manipolarli. I numeri dell'Istat sono i più scomodi, perché la metodologia è di standard europeo e il nostro istituto ha giustamente una fama internazionale superiore alla media.
Cosa dicono di scomodo, stavolta? Che le retribuzioni stanno crollando. Senza se e senza ma. E che se non ci sarà il rinnovo dei contratti - come già chiesto dalle imprese e quasi assicurato dal governo - scenderanno in modo drammatico. «Alla fine di agosto l'indice delle retribuzioni orarie cresce dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell'1,6% rispetto ad agosto 2011». Assai meno del tasso di inflazione. Ma il primo aspetto su cui si concentrano le stime del rapporto è la tendenza per i prossimi mesi.

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120926pubblicoimpiegodi rassegna.it
I sindacati confermano lo sciopero dei servizi pubblici. E' quanto si apprende oggi (25 settembre) in una nota, diffusa prima dell'incontro con il ministro Filippo Patroni Griffi. Un incontro che arriva in ritardo - spiegano le organizzazioni dei lavoratori - e non può evitare lo sciopero generale di venerdì 28 settembre, con manifestazione nazionale a Roma. Posizione ribadita al termine dell'incontro da Michele Gentile, responsabile dei Settori pubblici della Cgil. "Le proposte presentate dal ministro - spiega - non toccano nessuna delle ragioni dello sciopero, non si interviene riorganizzando ma tagliando le dotazioni organiche. Al di là delle soluzioni, si tagliano i posti disponibili".
"Fino a ieri avevamo il timore che la convocazione del ministro Patroni Griffi fosse un goffo tentativo di oscurare lo sciopero generale del lavoro pubblico di venerdì. Con le sue dichiarazioni di ieri ne abbiamo la certezza" Con queste parole Rossana Dettori, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, rispettivamente segretari generali di Fp Cgil, Uil Fpl e Uil Pa, hanno confermato lo sciopero delle categorie Cgil e Uil.

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120926polverinialemannodi Giuseppe Carroccia
Chi ha avuto lo stomaco per seguire l’intera, vomitevole e olioricinica conferenza stampa delle dimissioni di Renata Polverini, può essersi fatto una idea della sottocultura politica berlusconiana, sostanzialmente fascista, che ha mal governato la capitale e la regione.
Da Storace che ha saccheggiato in maniera clientelare le finanze regionali stendendo la sanità per poi approdare al ruolo di ministro della salute, nonostante che in campagna elettorale avesse spergiurato negando che avrebbe ricoperto incarichi nazionali, al disastro della gestione  Alemanno costellata di scandali, fallimenti, finanziamenti a organizzazioni neonaziste, a quest’ultima abbuffata regionale, un unico filo nero ha strangolato la vita sociale, l’attività economica, la democrazia.
Non si è trattato di una semplice parentopoli(che pure c’è stata), chiamiamola col suo vero nome:fascistopoli.

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120926alcoadi Mario Gottardi
«Non ho mai visto prendere una donna per i capelli e darle un calcio nel sedere». È successo anche questo durante gli scontri a Cagliari tra gli operai dell ’Alcoa, l’azienda che produce alluminio a rischio chiusura, e le forze dell’ordine, chiamate a presidiare l’assessorato regionale del Lavoro, dove i lavoratori si sono recati ieri mattina alle dieci per chiedere rassicurazioni sulla cassa integrazione. Dopo ore di tensione il bilancio è di quattro feriti: due tra le forze dell’ordine e due tra i manifestanti. Il blitz è stato deciso durante un’assemblea convocata alle sei del mattino a Portovesme, davanti ai cancelli della fabbrica. «Abbiamo chiesto alle istituzioni risposte sugli ammortizzatori sociali per i lavoratori delle imprese d’appalto e gli interinali ma ancora non sono arrivate – spiega Rino Barca, segretario provinciale Fim Cisl – il ministero del Lavoro ha detto che il percorso doveva partire dalla Regione » .

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120926irisbusdi Rassegna.it
Settanta lavoratori dello stabilimento in provincia di Avellino si barricano nella sede del comune di Ariano Irpino. Occupata anche l’Agenzia delle entrate della città siciliana. “Non ce ne andremo senza le risposte che aspettiamo”.
Si accende il clima prima dell’incontro tra i sindacati e il governo sulla Fiat. Un gruppo di circa settanta operai della Irisbus, lo stabilimento in provincia di Avellino chiuso nel luglio dell’anno scorso da Fiat Industrial, ha occupato la sede del comune di Ariano Irpino, in provincia di Avellino. I lavoratori, guidati dalle Rsu dell’azienda di Valle Ufita, nella tarda mattinata avevano incontrato il sindaco, Antonio Mainiero, che si è messo in contatto con il prefetto di Avellino, Umberto Guidato, per rappresentare le ragioni dei manifestanti. La protesta si svolge pacificamente con gli operai che sostano nei corridoi del municipio e nella stanza del sindaco.

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120926mafiadi Giovanni Russo Spena
Credo di poter offrire uno squarcio di memoria documentale e di indagine giurisdizionale sulla cosiddetta trattativa Stato/mafia. Parlo di un processo che costituisce l'occasione di una ricostruzione addirittura antropologica della formazione di gruppi dominanti e del comando politico/mafioso. Fu Gramsci ad individuare la categoria di "sovversivismo" degli italici ceti dirigenti. Non a caso l'attuale blocco di potere sta facendo di tutto perchè il processo di Palermo si areni, mistificandolo come ossessione personale "populista" e protagonistica del dott. Ingroia e qualche altro magistrato. Anche molti giornali del centrosinistra si adoperano strenuamente per l'insabbiamento. Non si vuole che si scopra (anche giudiziariamente) che la mafia ha partecipato alle politiche dell'alternanza della Seconda Repubblica,dalla trattativa con Dell'Utri e il "riciclaggio"milanese del denaro di mafia alle trattative con settori del centrosinistra per chiudere la fase stragista della mafia corleonese e tornare alla "normalità" degli equilibri quotidiani tra finanza, amministrazione, politica.

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120926fdsdi Raffaele K. Salinari
L'intervista di Massimo Rossi su il manifesto di mercoledì 19, attraversa tutte le contraddizioni culturali e politiche dell'area che vorrebbe costruire l'alternativa alla linea liberista oggi rappresentata dal sostegno bipartisan al Governo Monti. Il punto centrale della riflessione di Rossi è quello del come portare a sintesi politica le diverse sensibilità che compongono oggi la Federazione della sinistra. Date le scadenze imminenti è bene fare chiarezza sui nodi da sciogliere al suo interno e che, purtroppo, non sono affatto nuovi ma rappresentano drammaticamente il forte ritardo accumulato verso gli obiettivi sui quali era stata fondata quest'aggregazione politica. Quali erano questi obiettivi, e a quali problemi irrisolti oggi corrispondono? Il primo era il creare tra forze politiche di storia comunista, il Prc ed il Pdci, una confluenza che invertisse la tendenza storica alla divisione.

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120925polverinidi Alberto Burgio
La governatrice del Lazio ha rassegnato le dimissioni. Tanto doverose quanto insufficienti per sanare una democrazia ferita. Al punto che l'idea stessa di rappresentanza suona ironica. Oggi la casta è sinonimo di separatezza, oltre che di corruzione. Nei suoi comportamenti si manifesta la malattia terminale di un sistema politico in sfacelo. Fallimentare sul piano dei risultati materiali e impresentabile sul terreno morale e «antropologico».
È un fenomeno talmente grave, che il discorso morale non basta più. Talmente organico che ricondurlo al solo profilo (im)morale dei protagonisti sarebbe riduttivo. Assodata l'esigenza di punire il malaffare, restano aperte altre questioni. Se l'impressione che in Italia la corruzione politico-amministrativa abbia passato il segno ha fondamento, occorre riflettere su due fattori: la qualità della «classe politica» e le occasioni che le vengono offerte di abbandonarsi a comportamenti indecenti. Si tratta di aspetti connessi perché nessuna tentazione potrebbe fare breccia in un incorruttibile e perché gran parte di quelle tentazioni sono generate in piena autonomia da quanti ad esse cedono. Come dire che qui Sant'Antonio è il diavolo stesso.

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120925studentilinkcoordinamentouniversitario.it
Questa mattina gli studenti di Link Roma hanno manifestato sotto la Regione Lazio per chiedere lo sblocco immediato dei fondi per le borse di studio regionali.
E’ una vergogna che uno studente debba lavorare due mesi in sessione d’esame per poter pagare l’affitto perché sistematicamente la Regione Lazio paga in ritardo le borse di studio, quando poi si scopre uno scandalo e uno spreco di fondi pubblici di queste dimensioni.
Protagonista principale la Regione Lazio e lo scandalo dei fondi pubblici sprecati per cene, book fotografici e festini in maschera. Una giunta, quella del Lazio, che costa 5 milioni di euro l’anno, uno in più di quanto si sarebbe speso se gli assessori fossero stati eletti in consiglio. Sconvolgente anche il numero dei portaborse e collaboratori e, a riguardo, è interessante notare come il triste primato appartiene a Gabriella Sentinelli, delega all’Istruzione, che si avvale di ben 17 collaboratori: peccato che l’assessorato in questione, in questi anni, non abbia dato grande dimostrazione di conoscenza e preparazione in merito ai grandi problemi della scuola e dell’università.

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120925marchionnedi Andrea Di Stefano e Roberto Romano
Il bluff di Marchionne continua. L’annuncio che “al momento opportuno” Fiat investirà negli stabilimenti italiani del gruppo e che si punterà sull’export, rischia di andare poco lontano. Non c’è un solo produttore europeo che si azzarda ad assemblare vetture in Europa per venderle in Usa (per di più con un cambio euro\dollaro a 1,3). Ma la realtà è che non tutte le colpe sono di Marchionne che ha utilizzato il costo del lavoro come problema italiano in modo strumentale, per deviare l’attenzione dal problema centrale. Tanto più si discuteva di produttività del lavoro, tanto più si nascondevano i problemi veri del settore.
Tanto per essere chiari: la Fiat non sarebbe produttiva e profittevole nemmeno se ci fossero gli schiavi. Con una aggravante, che in qualche misura deve far pensare. Molti imprenditori metalmeccanici hanno appoggiato la lotta di classe della Fiat su orario di lavoro e salario non perché fosse un modello adeguato per rispondere alla crisi del settore, ma perché tornava utile per imporre condizioni di lavoro restrittive.

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FB Ezio Locatelli

 

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Relazione di Ezio Locatelli

 

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