di Gianluigi Pegolo
Non per indulgere in pulsioni antipolitiche, né tantomeno per agitare proteste qualunquiste, ma per un principio elementare di decenza, non si può che esprimere il proprio disgusto di fronte al dibattito sulla legge elettorale in corso fra le forze dell’attuale maggioranza di governo. Il disgusto, si badi bene, non nasce dalla generica sfiducia nei confronti del sistema istituzionale e, quindi, dallo scetticismo sulle regole che presiedono alla formazione della rappresentanza. Nasce invece dallo sconcerto nel costatare la distorsione delle regole democratiche a fini di parte, l’assenza dal dibattito di qualsiasi serio ripensamento sulla crisi delle istituzioni prodottasi in questi anni, la spregiudicatezza con la quale si utilizzano argomenti contraddittori a giustificazione di scelte mutevoli.
In questa condizione il cittadino elettore, già vessato sul piano sociale – in particolare quello meno tutelato – non riesce più a capire di cosa si stia realmente discutendo, le sue opinioni sono manipolate con argomenti demagogici che vengono gettati nel dibattito, le tradizionali discriminanti politiche – per intenderci l’essere di destra o di sinistra – scemano di fronte a proposte che sono dettate, in ultima istanza, dalla pura volontà di preservazione dei ceti politici.


di rassegna.it
di articolotre.com
di Monica Lanfranco
di Cinzia Sciuto
La crisi economica sta determinando effetti devastanti. I dati sulla recessione, sulla disoccupazione giovanile, sull’aumento della povertà e sull’incidenza dei contratti precari sul mercato complessivo del lavoro sono inequivocabili. 36% di disoccupazione giovanile, 4 milioni e mezzo di precari, più di 2 milioni di giovani senza lavoro e fuori dal ciclo della formazione, il 78% dei contratti attivati per i giovani nell’ultimo anno in forme precarie, una previsione di recessione fino (dicono il Fmi e Confindustria) al 2017. Il governo Monti – in questo quadro – è parte integrante del problema: è un governo di destra che fa politiche di destra, inique, classiste e recessive. I 100 miliardi di finanziarie già approvate, i 10 miliardi di tagli alla sanità della spending review, la controriforma del mercato del lavoro con l’attacco all’articolo 18, l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione sono atti di guerra – per usare i termini scelti dalla Confindustria – contro i lavoratori, gli studenti, i pensionati, contro i diritti acquisiti ed il sistema di welfare del nostro Paese. A questo si aggiunge la recentissima approvazione del fiscal compact, il vero paradigma delle scelte del governo.
di Rossana Rossanda
di Alberto Burgio








