di Angela Vitaliano

Il mio amico Enrico, che vive e lavora in Italia, diceva oggi che noi italiani, che tanto accusiamo i parlamentari, non ci rendiamo conto di essere esattamente come loro. In questo senso, in nessun luogo al mondo, così come in Italia, i politici sono “rappresentanti” del popolo che continua a votarli per poi trovarseli al potere e sputargli addosso.

Il fatto è che non proviamo più indignazione, né ribellione, né disgusto ma sopratutto non crediamo possibile cambiare le cose. Non ci rendiamo conto che la forza del nostro voto, la forza della nostra maggioranza potrebbe finalmente trasformare l’Italia in un paese normale. Democratico. Perbene.

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di Alberto Lucarelli

Il recente deposito in Cassazione dei quesiti referendarie delle relative firme (circa un milione), a tutela del lavoro e dei lavoratori, che rischia di non produrre effetti sul piano giuridico, dimostra come il sistema di democrazia diretta e quindi di partecipazione popolare sia subordinato a regole e procedure che ne sviliscono la portata democratica. Facciamo un passo indietro. La legge n. 352 del 1970 (legge sul referendum) all'art. 31, prevede che non può essere depositata richiesta di referendum «nell'anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l'elezione di una delle Camere medesime».

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di Gian Paolo Calchi Novati

Visto che i preparativi del già previsto intervento collettivo in Mali si dilungavano e col passare del tempo aumentavano le riserve degli Stati Uniti da una parte e dall'altra dell'Algeria, la Francia ha deciso di rompere gli indugi. Il fatto compiuto significa anteporre la guerra alla ricerca di una soluzione politica e nello stesso tempo cambiare le modalità dell'operazione. Sembrava scontato che Francia e Stati Uniti si sarebbero limitati a funzioni di addestramento, appoggio logistico e comunicazioni in un'operazione condotta per il resto da soldati africani a fianco o al posto dell'evanescente esercito maliano. Hollande lo aveva sempre escluso ma ha finito per - o ha cominciato con - schierare le truppe sul terreno. Si era capito che il presidente socialista, pur ripetendo che i tempi della «Françafrique» erano finiti per sempre, voleva dimostrare di essere più energico di Sarkozy e comunque fare «qualcosa di destra». Si è già spinto molto in là anche con la Siria (non certo per motivi umanitari).

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di Antonio Mazzeo

Dopo una notte tranquilla, i No Muos hanno lasciato i tendoni del presidio per occupare la strada che conduce all'ingresso della grande stazione di telecomunicazione della Marina militare Usa di Niscemi. La notte precedente, le violente cariche della polizia hanno consentito l'ingresso del camion gru che dovrà innalzare le tre mega antenne satellitari del Muos. Così è stato deciso di estendere il blocco a tutti i mezzi militari Usa e ai furgoni delle imprese chiamate a realizzare la nuova infrastruttura militare. Passano le ore, ma nessuno si presenta a lavoro. All'interno della base non si registra alcun movimento. Per oggi è chiaro che non si lavorerà.

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di Sergio Cesaratto

Che fine hanno fatto gli economisti di sinistra? Qualcosa del genere qualcuno si chiedeva sul manifesto di qualche secolo fa. Nonostante il grande sforzo profuso in questi anni sul web, in e-book (come «Oltre l’austerità») e assemblee, il loro impatto sui programmi elettorali delle formazioni della sinistra appare assai lieve. Per non parlare dell’idea di portare in Parlamento le competenze necessarie per condurre a livello adeguato la battaglia contro l’austerità e per un’Europa diversa.

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