di Giorgio Meletti

Pagheremo caro, pagheremo tutto. Gli appaltatori del ponte sullo Stretto si sentono già in tasca almeno 500 milioni di euro di penali per lo stop alla costruzione. Il goffo tentativo del governo dei tecnici di fermare la valanga con un decreto legge non è servito. Il consorzio Eurolink (formato da Impregilo, Condotte, Cmc, Sacyr e altri minori) ha già spedito la raccomandata per chiedere il recesso dal contratto e il pagamento delle penali dovute. Nella migliore delle ipotesi si finirà in tribunale, cosicché uno stuolo di avvocati si aggiungerà alla lunga lista di chi si è arricchito con il ponte mai fatto.

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di Marco Consolo

Non c’è dubbio che il presidente venezuelano Hugo Chávez stia combattendo la battaglia più dura e difficile della sua vita. Quella contro un tumore che lo ha colpito negli anni passati e che, nonostante le tre operazioni precedenti, lo ha costretto nei giorni scorsi ad affrontare un quarto intervento a Cuba. Poche ore prima, in una coraggiosa e drammatica apparizione televisiva, lo stesso Presidente ha comunicato al popolo venezuelano ed al mondo che erano riapparse cellule maligne e per questo si sarebbe recato a La Habana per un nuovo intervento.

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di Fabrizia Bigozzi

In un clima di caotico movimento dello scenario politico, l’avvio della campagna elettorale coglie Nichi Vendola e la sua Sel con il fiato corto. Il risultato delle primarie è stato assolutamente rispettabile ma al di sotto delle aspettative, lasciando tracce di malumori nella base più governista del passato ma sempre molto guardinga nei confronti di centrismi di varia natura.
Un clima che è destinato a consolidarsi di fronte alle ribadite aperture postelettorali al centro da parte di Bersani con cui Nichi ha stretto un patto di acciaio, di cui Nichi vuole essere il bilanciamento a sinistra ma che – di fronte allo stato dell’arte – rischia di ridurne i margini di manovra.

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di Domenico Moro

E così siamo arrivati a duemila miliardi di debito. La notizia mette i brividi ma è vera, ed è forse l’ultimo regalo fatto al l ’Italia dai (presunti) risanatori Tecnici. Come può essere accaduto, dopo tanto rigore, dopo dodici mesi di lacrime e sangue? Da più di un anno si è affermata la vulgata secondo cui l’aumento del debito pubblico porta alla crescita degli interessi e dello spread. A questo concetto è connessa l’idea che una politica di rigore, riconducendo sotto controllo il debito, può ridurre spread e interessi. Il Presidente Napolitano, proprio allo scopo di risolvere la situazione di crescita del debito e salvare l’Italia dall’insolvenza e dal baratro, ha nominato Monti che ha applicato una politica di rigore.

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Andrea Di Stefano, 48 anni, giornalista e direttore della rivista di finanza etica «Valori». Su Radio Popolare è protagonista di una trasmissione di culto, «Il giorno delle locuste». In onda si è guadagnato il titolo di «Professore» rispondendo con serietà alle provocazioni del conduttore (Gianmarco Bachi), una maniera geniale di parlare di macro economia da sinistra. Con Carlo Monguzzi ed Emilio Molinari, negli anni Novanta, ha costituito il primo osservatorio contro le «ecomafie», collabora con diverse testate, è membro della commissione di beneficienza della Fondazione Cariplo, e vent'anni fa scriveva di economia sul manifesto.

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