120708barclaysdi Maria R. Calderoni
Associazione per delinquere. Ladri. Truffatori. A dirlo non è la vox populi o i tenaci seguaci del famoso filosofo di Treviri che proprio in questi giorni a Londra portano in piazza il festival "Marxism 2012". A dirlo, sia pure con british garbo, è lo stesso Downing Street, per bocca di David Cameron in persona: I banchieri che si sono comportati impropriamente devono essere puniti.
E' il via del governo britannico all'inchiesta sullo scandalo dei banchieri ladri. Non proprio banchieri qualsiasi. Si tratta dei "Big Four" , i Quattro Grandi" del sistema finanziario anglosassone, cioè le banche che hanno nome Barclays, Royal Bank of Scotland, Hsbc, Lloyds. Il gotha della finanza di Sua Maestà.
Cameron è chic, quando parla finemente di "comportamenti impropri"; ma non è altrettanto elegante il governatore della Banca d'Inghilterra,  un infuriato Mervyn King, che, addirittura nel corso di una pubblica conferenza, ha accusato gli uomini delle Big Four "di trattamento sleale dei clienti", di "manipolazione ingannevole", di "frode sistematica". Cinici, bari e pure ladri, ancorché pagati a peso d'oro (gratifiche da 100 milioni di dollari per esempio aL presidente della Barclays, Bob Diamond).

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di Giulio Ambrosetti

Nel quartiere generale di Leoluca Orlando, stasera, a festeggiare la vittoria del nuovo sindaco di Palermo ci sono tanti dirigenti e soprattutto militanti di Sel di Vendola. La cosa è un po’ insolita, perché questo partito – o meglio, i vertici di questo partito, contro la volontà della base – hanno sostenuto sia al primo turno, sia al ballottaggio Fabrizio Ferrandelli.

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121105retedi Gianfranco Mascia
La maggioranza dei cittadini non sa ancora cosa ma soprattutto se andare a votare. I sondaggi realizzati in questo periodo, quindi, sono falsati da questo dato.
Probabilmente tra di loro c’è anche chi ha partecipato alla straordinaria stagione di mobilitazione che tra il 2009 e il 2010 ha portato a manifestare milioni di persone, con piazze che chiedevano cose semplici: la risoluzione del conflitto di interessi, nessun bavaglio alla stampa e al web, la fine dei comportamenti  lesivi  della dignità delle donne, un futuro occupazionale sicuro per i giovani, lavoro per tutti. A questi dobbiamo aggiungere il “popolo dei referendum” che ha ribadito, col voto, che l’acqua deve restare bene comune, il rifiuto del nucleare e l’abolizione del privilegio legato al legittimo impedimento. Senza dimenticare il milione e duecentomila persone che hanno firmato contro il Porcellum.

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120309stefanoStefano Galieni

Maurizio Landini, iniziando il suo intervento dal palco nella magnifica giornata di sciopero e di mobilitazione della Fiom, ha voluto subito precisare:«Non ci interessa contarci! Che sia chi vede questa piazza piena a farlo, qui c’è oggi il paese migliore». Una giornata iniziata presto, con i pulmann che arrivavano nei parcheggi predisposte nelle periferie, i manifestanti che arrivavano in metro in una P.zza della Repubblica assolata e accogliente. Volantinando si ascoltavano i dialetti di tutto il Paese, si incontravano gli occhi e i volti di persone non rassegnate, che non si sentono isolate e che nella Fiom trovano quel luogo di democrazia che altrimenti è negato.

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120211ferrerodi Paolo Ferrero

Sono molto contento che finalmente Nichi Vendola si sia ricreduto e abbia chiesto al Pd di staccare la spina al governo Monti. Propongo al leader di Sel di fare a questo punto ancora un passo in avanti: di costruire insieme l’opposizione al governo “tecnico”. Non possiamo aspettare che il Partito democratico lo faccia cadere perché rischiamo di attendere invano mentre l’esecutivo continua a demolire i diritti dei lavoratori e dei pensionati. Occorre costruire senza perdere tempo una larga opposizione al governo, con il sindacato, per fermare il premier e i suoi ministri, mandarli a casa e allo stesso tempo unire la sinistra. Se non ora quando?

Intervista a De Magistris di Francesca Pilla

120114demagistrisMentre il governo Monti liberalizza...
Intervista al sindaco Luigi De Magistris
La sfida della città partenopea, in controtendenza rispetto a Roma. «Le nostre scelte, avvicinando i cittadini alla politica, fanno paura a molti»
Mentre Monti privatizza e liberalizza, a Napoli si va in direzione contraria e la sfida alla valorizzazione dei beni comuni è diventata il fiore all'occhiello della rivoluzione arancione. Ostinatamente Luigi De Magistris rivitalizza le partecipate del comune: acqua, trasporto e rifiuti. Ieri con una delibera Palazzo San Giacomo ha perfino istituito il Laboratorio Napoli che con le Assise del popolo è il primo esperimento in Europa di messa su carta della democrazia partecipata, mentre dopo aver aperto un registro per le coppie di fatto e quelle Gltb, ha visto la luce, sempre all'anagrafe del comune, anche quello dedicato al testamento biologico.
Sindaco, continuando così Napoli si candida a diventare la San Marino dei benecomunisti...
Scherzi a parte, è un fatto che le nostre scelte avvicinando i cittadini alla politica fanno paura a molti. Noi siamo il contrario dell'antipolitica e lo stiamo dimostrando giorno per giorno. Quello che verrà deciso nelle assemblee del popolo dovrà essere preso in considerazione da questa amministrazione, in un confronto faticoso, ma necessario per gettare le basi della democrazia partecipata. È l'inizio di un esperimento unico, dove l'assemblearismo non sarà più uno sfogatoio, ma un momento di crescita e critica costruttiva, contribuendo alle scelte dell'amministrazione.

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xrossandadi Rossana Rossanda

Ecco il primo soggetto politico che toglie senz'altro di mezzo il conflitto sociale: è quello proposto dal documento di Firenze e Napoli, pubblicato sul manifesto del 29 marzo e argomentato il giorno dopo da Marco Revelli. Come Revelli, altri amici e compagni vi hanno rapidamente aderito.

È un "soggetto senza progetto".

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Massimo Rossi

120209rossiLa piattaforma del Forum di Napoli è un ottimo punto di partenza per costruire soggettività politica e rappresentanza. Il percorso è appena agli inizi, ma stiamo attenti alle svolte politiciste: no a una lista civica nazionale, sì a un grande movimento dei beni comuni e del lavoro
Il popolo dei beni comuni esiste. Se qualcuno ne avesse dubitato, il successo del Forum promosso da quel laboratorio di buona politica che è l'amministrazione pubblica della città di Napoli ha dissipato ogni perplessità. È questo un popolo che non si rassegna all'ideologia dominante che propone come unica società possibile quella del liberismo in crisi e della quale il governo Monti è l'ultima perniciosa manifestazione, forse la più subdola ma anche la più spietata degli ultimi anni. È un popolo consapevole che le strade da imboccare per trasformare le relazioni tra gli esseri umani (cooperazione solidale anziché competizione) e tra essi e la natura (fruizione armonica anziché rapina) passano obbligatoriamente per un'assunzione collettiva di responsabilità, e non per vecchi modelli deleganti.

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vendesi_benicomunidi Guglielmo Ragozzino
La manovra in parlamento sarà immediata; questo è il momento delle decisioni irrevocabili, come si diceva una volta. Sotto le bombe - Moody's e compagni che tirano alle banche italiane mentre è Giulio Tremonti, alle spalle dell'onorevole Milanese, l'anatra zoppa - si è formata da noi un'Unione sacra che solo la misurata retorica del presidente chiama «coesione». L'opposizione si è liquefatta, affidandosi a una di quelle parole dal suono magico: tregua.
«Ecco come arrivare al pareggio subito». Il Sole 24Ore (Roberto Perotti e Luigi Zingales) ha titolato così un editoriale dal soave occhiello: «Decalogo draconiano». Confindustria e governo vi hanno attinto largamente, o forse lo hanno largamente ispirato. Se al primo punto del decalogo sono indicate le privatizzazioni delle imprese pubbliche rimaste, o per meglio dire la vendita dei pacchetti azionari detenuti in nome del Tesoro dalla Cassa dei depositi e prestiti; se al secondo compare l'eliminazione delle Fondazioni bancarie, è il terzo che conta davvero. Vi è intimata la privatizzazione delle municipalizzate, le imprese che gestiscono nelle città i trasporti, l'acqua, l'elettricità, i rifiuti. Tremonti lo ribadisce ai banchieri riuniti in assemblea, escludendo il caso dell'acqua, ormai protetta dal risultato referendario del mese scorso. Sostiene Tremonti: gli enti locali saranno spinti a vendere «attraverso un sistema di incentivi e disincentivi».

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