
(art. 3 della Costituzione) "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento"
(art. 33 della Costituzione)

Comunicato stampa
Un altro sito archeologico, un altro pezzo del nostro patrimonio culturale rischia di essere distrutto per sempre. Nel silenzio generale – dei mezzi di comunicazione e dei partiti – e nell’indifferenza delle istituzioni e dei ministri “tecnici”, Sibari rischia di sparire sotto milioni di metri cubi di acqua e di fango per il cedimento degli argini del fiume Crati.
Rifondazione comunista fa proprio l’appello di archeologi e docenti perché vengano immediatamente destinati fondi e mezzi straordinari per il recupero e la messa in sicurezza dell’area archeologica di Sibari.
Si continua ad investire in armamenti e in “grandi opere” e non si fa nulla per salvaguardare i nostri beni culturali, nulla si investe in quella che è una delle risorse strategiche per lo sviluppo del nostro paese. Per questo la messa in sicurezza del nostro patrimonio culturale, la tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali ed artistici da parte dello Stato e delle strutture pubbliche sono tra i punti centrali del nostro programma politico.
Stefania Brai, responsabile nazionale cultura Prc
Roma, 24 gennaio 2013
di Gino Castaldo
L'attesa, frenetica, finisce quando finalmente sul palco dell'arena Unipol arriva a passo di trionfo la band che sta occupando i massimi vertici dell'olimpo rock, i britannici Muse, oggi onnipotenti, magniloquenti, maestosi nella loro apparizione alla cerimonia delle Olimpiadi, e ora in concerto, sulla scia della loro ultima creazione, il disco The 2nd law, intitolato con una certa dose di presunzione alla seconda legge della termodinamica, quella decisiva che stabilisce la crescita dell'entropia nell'universo, nella fattispecie applicata alla insostenibilità della crescita economica del pianeta.
di Paolo Valentini :: Intervista ad Irvine Welsh
Il ragazzo cattivo della letteratura anglosassone è tornato. Iconoclasta, arrabbiato e provocatorio come sempre. Non è cambiato nulla nel modo di raccontare le “sue” storie. Le sue canaglie preferite, i suoi scalmanati diavoli alla ricerca di panacee, usano le stesse parolacce, lo stesso linguaggio oltraggioso e scandaloso delle persone che vivono ai margini. La stessa rabbia, lo stesso rancore, la stessa disperazione e ansia di bucarsi.
Irvine Welsh è la letteratura realista di oggi. Un po’ Dickens, un po’ Bukowski, la sua scrittura “sporca ”, eccentrica, spesso disordinata e virulenta, anarchica nello stile fa decisamente scuola.
di Davide Turrini
Quando alla fine del megaconcerto di Campovolo sono saliti sul palco tutti e tredici i cantanti e hanno intonato A muso duro, la sorpresa per i 150 mila convenuti, per lo più under 30, è stata grande: un testo potente, anticonformista, coinvolgente, ai più sconosciuto. Infatti la firma in fondo allo spartito era, è e rimarrà, di Pierangelo Bertoli, cantautore di Sassuolo che mai in vita ha ricevuto gli onori che avrebbe oggettivamente meritato.
“E’ stato Claudio Baglioni ad avere l’idea”, spiega Alberto Bertoli, il figlio dell’artista morto a 60 anni, dieci anni fa a Modena, “poi il manager Claudio Maioli me l’ha comunicato chiedendomi di salire sul palco di Campovolo, ma non me la sono sentita.