di Alberto Burgio

Nell'introdurre il monumentale lessico dei concetti storici fondamentali che articolano il «linguaggio politico-sociale» nel mondo tedesco moderno, Reinhart Koselleck coniò il termine Sattelzeit (letteralmente: «tempo-sella») per definire la fase di transizione compresa tra la crisi dell'Antico regime e la Restaurazione post-napoleonica. Quel periodo (il lungo secolo che corre dalla metà del XVIII secolo al 1870) riformulò il quadro geopolitico e sociale europeo e mondiale, ne ridefinì gli assetti e i rapporti interni, ne riscrisse, sul piano culturale, l'identità e le prospettive.
In qualche misura, la stessa funzione di «sella» (o di valico) può essere attribuita a un altro periodo a noi più vicino: il quarto di secolo che va dalla fine della guerra del Vietnam alla distruzione delle due Torri di New York.

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di Luciano Del Sette

Nessun good evening, nessun so long. È sempre stato così, o quasi, nei quarant'anni e più dei suoi concerti intorno al globo. È stato così anche a Barolo, Langhe piemontesi, unica data italiana nell'ambito del Festival Collisioni, che si è chiuso lunedì 16 con Bob Dylan sul palco a celebrare il mezzo secolo di Blowin'in the wind. Giacca scura, pantaloni chiari, camicia bianca e cravattino, cappello cinto da una fascia rossa, Bob ha fatto la sua comparsa, puntuale, alle 21 e 15. Un attimo di silenzio tra i seimila. L'attimo che ammutolisce quando il mito si fa carne, ossa e chitarra (ma anche pianoforte e armonica).

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di Giulia Valsecchi

«Leonilde», cioè portare in scena Nilde Iotti, staffetta partigiana, comunista, parlamentare e donna di orgoglio e passione politica. La sua rappresentazione, alla Milanesiana, è scelta ideale per contrasto di questi tempi. Fa rivivere l’esperienza di un’abnegazione politica e ideologica, nel mezzo dell’oscillazione contemporanea tra volgarità sfacciata e austerità di copertura. 

Quel che la memoria storica e civile non contemplano fa capolino come pratica di palcoscenico tesa non tanto e non solo a ricordare, ma piuttosto a far rivivere l’esperienza di un’abnegazione politica e ideologica nel mezzo dell’oscillazione contemporanea tra volgarità sfacciata e austerità di copertura.

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di Davide Pappalardo

Intervista al cantautore Peppe Giuffrida :: “Articolo Uno”, 13 canzoni sul lavoro nell’Italia senza lavoro, da ascoltare gratuitamente sul sito dell’Unità. Si tratta di un’iniziativa meritoria e importante perché parla del dramma del lavoro in questo contesto di crisi e di attacco ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. E lo fa dal punto di vista di chi di solito ha pochi spazi per prendersi la parola.

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Il Partito della Rifondazione comunista è al fianco dei lavoratori della produzione culturale e dà il proprio sostegno e la propria adesione alla giornata di sciopero nazionale del 25 marzo contro la politica del governo Berlusconi.

Questo governo conosce bene il valore della cultura e della formazione. Tanto bene da voler impedire alle persone di sapere, di conoscere, di capire. Per questo si vuole impedire la circolazione delle idee, la libertà d’espressione e l’autonomia e l’indipendenza della cultura.

Per questo si smantella l’intervento pubblico in tutti i settori della conoscenza, della comunicazione, dei saperi e della cultura. Per questo si chiudono enti di ricerca e istituzioni culturali, si mette in ginocchio tutta la produzione culturale, si mettono a rischio migliaia di posti di lavoro, si distruggono professionalità di eccellenza.

Per questo si “chiudono i rubinetti”.

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